Amorosi, Ristorante CasalDiGioia
Via Calore, 228
Tel.0824.970416
www.casaldigioia.it
Chiuso: domenica sera e martedì
di Pasquale Carlo
Da un po’ di tempo a questa parte ci è capitato spesso di far tappa a CasalDiGioia, il locale portato avanti dallo chef Giuseppe Di Gioia con l’aiuto del fratello Mauro. L’attività è stata intrapresa circa quindici anni addietro: Giuseppe era prima a Capri (Le Relais de La Palma), mentre il fratello Carmine lavorava nel settore finanziario a Tarvisio. Il rientro, affrettato, per stare vicino alla madre Angela, che ancora oggi segue con attenzione i ritmi dei lavori in sala. A CasalDiGioia ci siamo stati ad agosto dello scorso anno, in compagnia dell’l’intera commissione degustatrice del Banco di Assaggio della Festa del Vino di Castelvenere. La proposta aveva convinto tutti. Il ritorno, in periodo invernale, con una visita senza preavvisi e soprattutto senza menù studiato per tempo: in tre abbiamo scelto dalla carta proposte diverse sulle varie portate, in modo da avere a tavola un ampio ventaglio dei piatti.
Il baccalà, molto usato in cucina da Giuseppe, è stata proposto in un piacevole abbinamento con un cannolo di ricotta come benvenuto. Subito dopo si è partiti con i piatti di entrata per i quali abbiamo deciso di far scegliere allo chef, che ha proposto velo di marchigiana agli agrumi con insalatina di carciofi e caciotta, lonzino di maiale nero marinato e affumicato con mele annurche e gamberi rossi su passatina di broccoli e burrata di bufala. La nota piacevole è giunta proprio dalla contaminazione di pesce. In carta Giuseppe mette in primo piano ovviamente i sapori dell’entroterra, considerato la provenienza di una clientela affezionata da zone campane dove la tavola è ben centrata sul mare, ecco che non mancano piatti di pesce. Nel caso dell’entrata i gamberi rossi, particolarmente dolci, sono stati ben sposati con la tendenza amarognola della passatina di broccoli. Impeccabili anche le proposte di carne dove si è iniziato ad avere un assaggio della materia prima impiegata in cucina. A completare il quadro è stata la proposta, fuori programma, dell’uovo di campagna in camicia e stufato di scarola e cotechino. Da apprezzare la tenacia di Giuseppe, che porta in tavola un piatto con l’utilizzo di uova, ingrediente messo sempre meno in risalto nelle cucine moderne ma che comunque costituisce qualcosa di importante per la cucina contadina dell’entroterra sannita. Altra nota piacevole la salsiccia rossa di Castelpoto, presidio Slow Food.
Convincenti anche i tre primi scelti: Una classicissima pasta e patate contaminata dall’utilizzo della colatura di alici, tagliolini al pesto di friarielli e prosciutto crudo di Venticano, gnocco di zucca farcito con caciocavallo di Castelfranco in Miscano e tartufo del Matese. Buoni tutti, con la pasta e patate che scontava un eccesso di sapidità dovuta ovviamente anche all’utilizzo della colatura. Questa leggera nota in eccesso ben si ammorbidiva, invece, nel caso dello gnocco, vista la consistenza prevalentemente dolce della pasta. Interessanti i tagliolini, soprattutto per la capacità di mettere in risalto la stagionalità del piatto. Del resto, ingredienti quali i broccoli non sono mancati dall’inizio alla fine del pranzo. Se non ora, quando?
I secondi, tutti di carne, hanno definitivamente messo a tacere un discreto appetito sorto nel corso di una lunga mattinata a passeggiare tra vigne e cantine. Le porzioni di Giuseppe hanno mostrato generosità anche nelle proposte dei secondi, che tra l’altro si distinguevano non certo in leggerezza (in carta le proposte sono prettamente invernali, difficili da pensare in altri momenti dell’anno). Per convincersi basta solo lo striminzito elenco: tracchiola di vitellone Igp alla birra Saint John’s (prodotta nella vicinissima Faicchio) con purè di sedano rapa, cosciotto di agnello farcito ai carciofi in crosta di sfoglia ed un concerto con protagonista il maiale. Come nota da esaltare soprattutto l’avvio del piatto di maiale, affidato ad una piacevole e morbida lingua impanata fritta. A dare il colpo di grazia è stato poi un nuovo fuori onda di Giuseppe, che ha voluto far provare una guanciola di maiale cotta a bassa temperatura adagiata su un morbido letto di polenta di grano duro (?). Altra proposta tipicamente invernale e che in questa occasione ci ha permesso di godere un perfetto abbinamento con un Taurasi 1999 di Feudi Monaci.
Inutile dire che a questo punto il dolce non è stato nemmeno pensato, con il finale affidato alla piccola pasticceria e ad un sostenuto caffè. Da spendere altre parole soprattutto per la carta dei vini. Buone scelte sannita in primo piano, affiancato da studiate proposte della Campania Felix, come mostra proprio la chicca del Taurasi ultradecennale che abbiamo consumato a tavola. Buone anche le incursioni nazionali. Altro dato importante è il rapporto qualità-prezzo, visto che dall’antipasto al dolce, nei casi estremi, si giunge alla quota dei 40 euro, vini esclusi.
Una panoramica sulla proposta completa. Tra gli antipasti in carta: rotolo di polenta e pioppini su fonduta di caciocavallo matesino ed una proposta di baccalà servito con insalatina con peperoni all’agro, affumicato con finocchio e arance, mantecato con cilindro di pane cafone ed una pralina di passatina di cannellini. Buona la proposta di salumi e formaggi. Tra i primi piatti spunta la zuppetta di cardone e cappone con stracciatella di uova; cannelloni di borragine, ricotta e provola; maccheroncino di castagne con seppioline, carciofi e noci; risotto con gambero rosso ed erborinato di bufala. Tra i secondi proposto anche baccalà cotto a bassa temperatura in crosta di patate, gamberi all’arancia e salsiccia di calamaretti, cupoletta di triglia con scarole e olive nere. In carta anche carne marchigiana e carne bufalina. La carta propone anche un menù della tradizione con tortina di borragine, cavatelli salsiccia e broccoli, tracchiole di maiale e peperoni all’agro e la pizza dolce con amarene (23 euro, minimo due persone); ed un menù degustazione con benvenuto della casa, rotolo di polenta, zuppetta di cardone, i tagliolini al pesto di friarielli, guanciotto di maialino e chiusura affidata alle castagne (30 euro, minimo due persone).
Ultima nota per chi si mette in viaggio dall’area metropolitana di Napoli. Il locale è situato proprio all’uscita di Amorosi sulla fondo valle Isclero: ottimo biglietto da visita.
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
accidenti!!!! tutte ste bontà con 25/30 €, ma mica male coi prezzi che si sentono in giro e poi, la bontà del territorio che traspare dalle parole e dal gusto per quanto portato in tavola…. una delizia dietro l’altra, ma c’è da essere lussuriosi…
Ci sono stato varie volte, sempre tutto ottimo . Solo 2 cose:
– sicuramente siamo sopra i 25-30 euro, giusto per essere chiari e non illudere nessuno ..
– come detto ad altri un menù degustazione non può essere un menù fisso, la degustazione significa far scegliere dalla cartà ad un prezzo definito e non imporre la scelta !