Birre Artigianali Italiane e la Mozzarella, a Paestum il nuovo il pop gourmet
di Enrico Malgi
E proviamo con la birra artigianale, non si sa mai. Sta mozzarella bisogna pure che si decida finalmente a mettere la testa a posto. E, nella fattispecie, di primo acchito l’unione può sembrare azzardata o una forzatura, ma è meglio rinviare il giudizio definitivo a dopo.
Intanto è da rimarcare che il mondo dei birrifici artigianali nazionali ha una storia molto recente, che risale agli anni Ottanta – Novanta, in contemporanea con i primi timidi tentativi di homebrewing. Eppure, in così poco tempo si è registrato un successo immediato. Si stima che oltre 550 strutture siano attive sul territorio italiano con risultati di elevata qualità ed un trend di esportazione verso l’estero in continua crescita. Inoltre, il fatturato delle birre artigianali copre il 3% di tutto il mercato nazionale, con 400.000 ettolitri di birra prodotta l’anno. Le birre sono confezionate principalmente col malto d’orzo e/o col malto di frumento, oppure con altri cereali maltati, oltre che con luppolo, lievito ed acqua. Non manca in questo corollario, però, anche l’utilizzo di ingredienti particolari come il mosto di vino, il farro, la mela, il limone, l’arancia, la castagna, ecc. L’uso della castagna, per esempio, è diventato il simbolo stesso della birra artigianale italiana.
Ed allora vediamo più da vicino in che modo queste birre reggono il confronto con un prodotto grasso ed acido come la Mozzarella di Bufala Campana Doc. Sotto la sapiente direzione di Paolo Mazzola e di Maria Sarnataro e con l’attiva partecipazione di alcuni produttori campani intervenuti nell’occasione,
nel contesto della kermesse delle Strade della Mozzarella sono state presentate
all’attenzione del pubblico votante sette birre artigianali rigorosamente nascoste sotto la carta stagnola, di cui quatto campane e tre extraterritoriali.
La prima birra ad affacciarsi alla ribalta è stata la Tscho! dell’azienda Maltovivo di Luigi Serpe, con sede a Ponte, nel Beneventano, confezionata con frumento ed orzo. Schiuma candida e compatta. Colore giallo paglierino opalescente. Note floreali di gelsomino e camomilla e timidi sentori di miele. Gusto fresco, agrumato e secco e con spiccata tendenza amarognola nel finale. Assomiglia più ad una Weizen, piuttosto che ad una Kolsch. Non ho trovato l’abbinamento con la mozzarella propriamente ideale, ma ci può stare comunque.
La seconda birra è la Zenit de Il Chiostro del nocerino Simone Della Porta. Stile Ale-Strong, con schiuma persistente e finissima. Colore oro intenso con riflessi aranciati. Aroma fruttato. Gusto piacevolmente amaro, con elevata nota di crosta di pane. Anche qui l’accostamento con la mozzarella è opinabile.
La terza birra è la Lemon Ale dell’azienda Karma di Alvignano nel Casertano, appartenente a Mario Cipriano. Birra chiara ad alta fermentazione a base di malto d’orzo e di segale. La schiuma è corposa e persistente. Color giallo limpido. Al naso emergono profumi di coriandolo e di agrumi. In bocca è delicatamente dolce, leggera, fresca e dissetante. Direi che con la mozzarella ha un buon feeling.
La quarta birra è la laziale Enkir de Il Borgo di Leonardo Di Vincenzo, che opera a Borgorose nel reatino. Confezionata con enkir (antico cereale), frumento ed orzo. Colore dorato. Bouquet di frutta, fiori gialli e spezie. Finale dolce, morbido, rinfrescante, piacevole ed appagante. Qui la mozzarella ci sciala!
Quinta birra è la Syrentum ed appartiene all’azienda Sorrento di Giuseppe Schisano e Francenso Galano. Colore giallo dorato con schiuma abbondante e cremosa. Odori di limoni della Costiera Sorrentina, di miele di acacia, di mela e frutta tropicale. Il gusto è armonico, seppur amareggiante, equilibrato, erbaceo e leggero. La sottile venatura amarognola finale la fa solo parzialmente preferire all’abbinamento con la mozzarella.
Sesta birra è denominata 2 Cilindri, una porter poco alcolica. E’ prodotta dall’azienda Birrificio del Forte di Pietrasanta (LU) ed appartiene a Carlo Franceschini e Francesco Mancini. E’ l’unica birra scura del lotto, con color mogano. In bocca è morbida, sa di caffè, di cacao e di liquirizia. L’accostamento con la mozzarella tutto sommato lo trovo poco indovinato.
Settima ed ultima birra in concorso: la Tibir dell’azienda Montegioco, paese vicino a Tortona (AL) di Riccardo Franzosi. A fine bollitura è stato aggiunto il mosto di Timorasso. Nel bicchiere si presenta con un limpido effetto dorato e limpido. Al naso si avvertono note minerali, di idrocarburi, di miele, di geranio, di rosa, di melone, pera e pesca. In bocca è rotonda, relativamente alcolica, coinvolgente. Il finale è secco, pulito, erbaceo, raffinato ed elegante. Qui ho riscontrato un ottimo abbinamento con la mozzarella. Parere personale s’intende.
Alla fine i risultati scaturiti dai votanti sono stati così espressi:
1. Enkir azienda il Borgo;
2. Tibir azienda Montegioco;
3. Lemon Ale azienda Karma.
Per concludere, direi che l’abbinamento Birra Artigianale-Mozzarella di Bufala sia un tantino complicato, anche se in qualche caso ci può stare. Penso anche che la birra chiara e dolce ci stia meglio nell’accoppiamento. Comunque, un’ottima esperienza senz’altro e da ripetere in futuro!