Ingordo per passione. Alessandro Tipaldi, farmacista e instagrammer del Food: tutto è cominciato con una pasta e piselli
di Francesca Faratro
Ingordo è il suo nome d’arte, quello che egli stesso ha scelto per essere riconosciuto e seguito dal pubblico di Istagram.
65mila followers , accento campano e tanta voglia di fare, Alessandro Tipaldi, ventinove anni, da Nocera Inferiore in provincia di Salerno, nella vita reale è un farmacista, impegnato a portare avanti la professione di famiglia, arrivata con lui alla quarta generazione.
Ma dietro quel camice bianco, impreziosito dalla spilletta dell’Ordine, si cela una grande passione. Quella del Food. Dal nome scelto, Ingordo, si evince facilmente che quello che davvero Alessandro ama più di ogni altra cosa al mondo è il cibo, in tutte le sue declinazioni.
Con un pubblico di seguaci che cresce a dismisura, Alessandro si diverte ormai da tempo a fare della condivisione del cibo sui social quasi un secondo mestiere, inventando ricette nuove e scomponendo letteralmente, con metodo e misura che gli vengono dagli studi in Farmacia, le ricette della tradizione, fino a riportarle a nuova vita.
Incuriositi dal suo lavoro sui social e dalla capacità che Ingordo ha nel catturare le persone, lo abbiamo intervistato.
Nel caso di Alessandro, va detto che lui pubblica i suoi post seguendo una regola ben precisa. Tagga e condivide, cioè, contenuti che raccontano il cibo attraverso le sue ricette, che devono essere sempre facili da replicare e dunque davvero condivisibili.
Ed allora, raccontaci, chi è Ingordo?
Sono un innamorato folle del cibo e di tutte le sue sfaccettature. Le mie giornate passano letteralmente da una ricetta all’altra: da una parte quelle mediche del banco della farmacia, dall’altra quelle di dolci o salati spulciate e studiate vicino ai fornelli.
Quando e come decidi di diventare un food blogger?
Essere un food blogger non è stata una vera e propria scelta e come tutte le cose belle, anche questa è nata per caso. Mi divertivo a postare foto di ciò che cucinavo sui social, così senza impegno. Un giorno di sei anni fa una fashion blogger mi chiese se fossi interessato a collaborare con lei per una rubrica settimanale. Inizialmente ero titubante poi, dopo essermi confrontato con i miei amici e con la mia famiglia, decisi di accettare. Sin dall’inizio molte persone hanno replicato i miei piatti, spingendomi, circa un anno dopo, ad aprire un blog tutto mio che raccontasse la mia idea di cucina, le mie esperienze, i miei punti di vista.
E’ quindi una passione prima ancora che una professione. Come nasce il tuo amore per il cibo?
Scopro di essere un cuoco amatoriale a sette anni quando, per tenermi a bada, mi facevano preparare dolci ed impasti. E’ a quell’età che risale anche la mia prima pasta e piselli, la ricetta che mi porto dentro, più di tutte. La prima volta la replicai seguendo una ricetta scritta a penna da mia madre. Mia nonna mi suggerì di aggiungervi anche la pancetta al soffritto ed io così feci. Da quel momento in poi nacque non solo uno dei miei piatti preferiti ma anche la mia ingordigia, quella caratteristica che mi ha portato poi a scegliere il mio nickname.
Con i tuoi followers sei semplicemente te stesso ed è forse questa la tua carta vincente. Come vedi la tua vita senza i social?
La mia vita senza social è esattamente uguale alla vita con i social. Mi sento realizzato a prescindere dal numero di followers e di like. Ho la fortuna di avere una bella famiglia, una compagna fantastica, dei nipoti da coccolare e tanti amici che mi stimano e mi danno affetto, ogni giorno. Sono laureato ed amo il mio lavoro. Non sono di certo i social a dare valore alle persone. E’ soltanto un mezzo, non un fine. Vedo che ultimamente si bada più all’apparenza che alla sostanza, come se fossero dei numeri a classificarci. C’è chi si cala in personaggi o chi recita un copione, per far salire i numeri. Chi invece piange in diretta per fare like e audience. Forse chi lo fa è perché vede in quei cuoricini la propria realizzazione, il proprio riscatto personale. Bene, non è il mio caso. Io preferisco essere semplicemente me stesso.
Cosa fai per piacere alla gente?
Amo dire ciò che penso, essere diretto, che sia sui social o nella vita di ogni giorno; per questo più di qualche volta posso risultare scontroso o antipatico a chi non apprezza questa parte di me. Per me i valori e la dignità sono parti imprescindibili di me stesso, le colonne portanti sulle quali si fonda la mia figura. Condivido la mia passione del food con le persone, ecco quello che faccio. Niente di più, niente di meno. Non ho bisogno di calarmi in personaggi specifici e costruiti. La gente si fida di me perché sa che non mento e quindi mi segue, lasciandosi influenzare positivamente. Ormai la mia è una community dove ognuno può esprimere la propria opinione, il proprio punto di vista e dove ognuno (o quasi) riceve risposte alle proprie domande o perplessità in merito a ricette o ad argomenti ai quali saprò essere in grado di rispondere.
Quando ti metti ai fornelli e, soprattutto, come riesci a tenere insieme professione e passione?
Mi metto ai fornelli il giovedì (il mio giorno libero) il sabato e la domenica. Mi chiudo in cucina e provo e riprovo piatti finché non vengono “come dico io”. Penso sia qualcosa di necessario fare tante prove prima di dare una ricetta. E’ una questione di correttezza nei confronti di chi poi esce a fare la spesa con la voglia di replicare il piatto postato.
Da dove nascono le ricette? Hai qualche maestro di riferimento o qualche fonte particolare dalla quale prendi ispirazione?
Le ricette nascono di notte oppure, a volte, anche in 5 minuti al supermercato, dipende! Non c’è uno studio preciso alle spalle. Se cerco di creare un piatto perfetto finisco per fare qualcosa di banale. Preferisco affidarmi all’istinto. Alla fine anche la cucina è una forma d’amore, è un sentimento. Nel mio percorso social, dopo tre anni di solitudine, ho collaborato un anno con Egidio Cerrone (Puokemed). Con lui ho portato avanti un bel progetto che mi ha inoltre aiutato a capire meglio i social e ad avere più fiducia in me. In cucina sono stato aiutato da uno chef, che per me è un pezzo di cuore: Paolo Barrale, che per ben tredici anni mi ha dato spunti, consigli, aiuti. Ho partecipato a masterclass e corsi di cucina per apprendere tecniche e tanto altro e da circa un anno condivido questa passione con lo chef Francesco Sodano del Faro di Capo d’Orso di Maiori. Lui mi fomenta letteralmente e mi segue cercando di trasmettermi consigli preziosi ed impulsi nuovi capaci di migliorarmi.
Che rapporto hai con i tuoi followers e quanto tempo dedichi loro?
Ai miei followers rispondo sempre volentieri e cerco di farlo con tutti, anche se a volte non è semplice. Mi piace parlare con loro, aiutarli, indirizzarli, ascoltarli. Mi piace dedicare loro del tempo. Con molti di loro siamo diventati amici. Per loro ho organizzato contest ed eventi dove ho messo in palio cene e menù con il solo fine di creare un rapporto reale e non solo virtuale con loro.
Il cibo come una droga o i social come una droga?
Attenzione. Il cibo è un piacere e può diventare una droga, come lo è stato anche per me. Così come i social: anch’essi possono diventare tale. Creano dipendenza e corrono il rischio di formare uomini apatici che non riescono più a cogliere emozioni e sensazioni positive dalle cose reali.
Basti pensare a ciò che avviene ad un concerto. Durante i pezzi live più belli, sono rare le scene in cui si vede un ragazzo baciare la sua fidanzata o dedicarle la canzone. Si tende solo a filmare e condividere con il proprio smartphone ciò che si sta facendo piuttosto che vivere al 100% la situazione e l’emozione. Per entrambe le cose occorrono le mezze misure. Bisogna scindere l’uomo dalle macchine, evidenziare le sensazioni, i sentimenti, i brividi. Tutto ciò vale più di milioni di likes!
La tua pagina in quarantena, come te: evoluzioni, progetti per il futuro?
La mia pagina negli ultimi due mesi è cresciuta tanto. Un po’ me l’aspettavo. E’ stata una sorta di premio. Dal primo giorno di quarantena mi sono ripromesso di condividere ogni giorno tante ricette per invogliare le persone a stare a casa, per distrarle dall’aria pesante creata da tutti gli strumenti di comunicazione. Il piano è piaciuto e la dimostrazione sono stati i tanti messaggi che ho ricevuto pieni d’affetto e gratitudine.
Niente in programma per il futuro di già stabilito. Per ora voglio continuare il mio percorso, spinto dal mio spirito e dalla mia passione: gli unici ingredienti della ricetta del mio successo!