Alemanno sindaco, Petrini ha ragione


Francamente anche io speravo nella sconfitta di Gianni Alemanno: sarebbe stato un ottimo ministro come ha già dimostrato quando ha retto il dicastero dell’Agricoltura! Battute a parte, davvero non capisco i commenti attoniti e i vari richiami al suo passato scritti su molti giornali ora che le urne hanno espresso il loro inequivocabile responso. Ma come, il Pd ha da anni inseguito il politically correct, de-idelogizzato lo scontro sociale, partecipato senza pudore ai teatrini televisivi serali invece di stare fra le persone, messo in soffitta il suo passato, abbracciato tutte le caricature della democrazia americana sino a sostenere l’intervento armato nei Balcani e a Kabul dove contribuiamo a tenere in piedi un Quisling islamico e adesso ci si ricorda del passato del nuovo sindaco in una sorta di gioco dell’oca psicologico? Ma come: il Pd ha bloccato ogni provvedimento sui diritti civili dell’individuo comuni in tutta l’Europa per non urtare le gerarchie eccesiastiche e i teodem, lasciato soli i magistrati che applicavano la legge, ha inciuciato con Berlusconi sulle riforme liberandolo dall’angolo in cui lo avevano messo Fini e Casini, ha lasciato in piedi il conflitto di interessi senza tentare minimamente di aggredire questa situazione abnorme del nostro paese e ora si meraviglia di essere stato abbandonato dal proprio elettorato? Come si è potuto pensare che le contraddizioni del cambiamento potessero essere risolte con le buone maniere e non con le proposte concrete, con una forte motivazione ideologica ed etica in cui il bene comune sia l’asse attorno al quale costruire il progetto dell’individuo? La verità è che mentre il centrodestra ha combattutto la sua battaglia, da sempre, soprattutto su un piano ideologico rivestendo le proposte, anche le più orribili come le leggi ad personam della scorsa legislatura, con un manto di motivazione etica profonda, il Pd, e prima l’Unione, si è sempre presentato come un buono e saggio amministratore di condominio a cui tutti i condomini tirano le scarpe in faccia durante le riunioni.
Appare chiaro che lo scontro sociale si è spostato su un piano diverso grazie al processo di destrutturazione della società italiana in cui le classi di riferimento della sinistra sono state ormai polverizzate. Tanto per fare l’esempio di Napoli, penso alla funzione della classe operaia di Bagnoli e della cintura industriale di cui ora c’è solo il ricordo e quanto abbiano contribuito alla vittoria prima di Valenzi e poi di Bassolino mentre in questi anni si è allargata la base sociale della camorra. In un momento in cui la sinistra al governo rinuncia a giocare un ruolo, a essere se stessa, tanto vale accettare intanto una destra che abbia della ciccia da spendere, come ha dimostrato Alemanno sulla questione degli ogm quando è stato ministro dell’Agricoltura. Appare chiaro infatti che venuta meno la contraddizione principale fra il lavoro salariato e il ceto imprenditoriale, il vero discrimine nei prossimi anni, nell’Occidente, si gioca sull’ambiente e sull’agricoltura pulita. Ed è su tali questioni che si dovranno misurare gli atteggiamenti di chi ha responsabilità politiche. Il ragionamento di Petrini, espresso in una intervista al Corriere della Sera, è per questo uno dei pochi commenti intelligenti fatti da un uomo con radici culturali di sinistra che mi è capitato di leggere: “Gianni vi stupirà – ha detto sostanzialmente- Lo conosco ed ho visto quanto è serio”. E’ un guardare oltre in modo conseguente, fino in fondo. E’ interpretare la realtà sapendo bene che possa essere rovesciata e migliorata, è un programma da giocare su un nuovo livello di scontro con il quale faremo i conti nei prossimi anni: tra chi vuole consumare le risorse lasciando alle successive generazioni il compito di affrontare i guasti e chi non rinuncia ad una pianificazione del futuro pensata in modo collettivo, non collettivistico ovvio.
Diciamo la verità: quando vediamo le foto in bianco e nero di Alemanno percepiamo che non ha tradito ciò che pensava da ragazzo, ma che ha avuto una evoluzione culturale restando sostanzialmente nello stesso filone ideale ed etico. Possiamo dire, guardando le loro fotografie, la stessa cosa dei dirigenti ex comunisti del Partito Democratico? Chi è rimasto più fedele allo stile di vita abbracciato da giovane? Io ricordo bene con quanta serietà partecipò, da neo ministro dell’Agricoltura, ai lavori di Slow Food a Riva del Garda anni fa quando Carlo Petrini fece la sua prima uscita in pubblico dopo un lungo periodo di malattia. C’è un preciso rapporto fra etica e politica di quegli anni che alcuni esponenti della destra al governo hanno conservato mentre la sinistra di governo ha pensato che per accreditarsi, un accreditamento infinito ed eterno iniziato con l’incubo della guerra civile greca e poi proseguito con il colpo di stato in Cile di Pinochet, bisognava sbarazzarsene e diventare buoni. Talmente buoni da diventare gli zimbelli delle signore della buona borghesia lumbard alle quali è passata la paura dei comunisti cattivi, sostituita da un senso di superiorità assolutamente sconosciuto negli anni ’70.
Io ho una battuta che vi spendo al termine di riflessioni un po’ inconsuete in questo sito: fra Alemanno e Rutelli Roma ha sicuramente premiato quello fra i due che è più a sinistra!