Agriturismo Fattoria Rosabella di Montella, il biogiorno si vede dal mattino
di Annito Abate
“Staccare la spina” per passare una giornata in Fattoria al Bioparco Rosabella di Montella nella natura incontaminata, lungo le rive dell’Alto Calore, tra le aree tematiche allestite con delicatezza e rispetto del territorio, tra degustazioni guidate di prodotti tipici locali con le Associazioni di Categoria … non ha prezzo; è un “regalo” che bisogna farsi!
«Vengo dal fondo della valle dove, quando sei giovane, ti fanno crescere per farti fare il lavoro che faceva tuo padre … Andammo giù al fiume e nel fiume ci tuffammo, oh corremmo giù al fiume» (“The River”, Bruce Springsteen).
“The Boss” racconta una delle tante storie “del fiume”, quello che scorre tra i territori dove si susseguono le vite delle genti che li abitano; i corsi d’acqua le tengono unite, lungo i torrenti, a volte cheti, a volte tumultuosi, succedono fatti e cose che il “natural liquido” conserverà nella sua memoria e che porterà a valle, silente, perché solo alcuni potranno ascoltare con l’orecchio dell’intuito e della fantasia.
Vivere “il fiume” vuol dire provare emozioni forti, sentire la natura in modo differente; si viene al fiume da sempre, ci si tuffa nelle acque fredde, a volte gelide, si gode della “erbosa morbidezza” delle sue rive, ci si lascia avvolgere dal calore dei raggi del sole. Si sente il suono, piacevole, dello scorrere dei flutti, a volte liberi di andare a valle senza ostacoli, a volte trattenuti da elementi che la natura colloca con precisione per comporre la sua rilassante sinfonia.
Si torna al fiume per riprovare le stesse emozioni, stagione dopo stagione, anno dopo anno, tempo dopo tempo; si cresce con il fiume, ci si innamora del fiume ed al fiume si presenta il primo amore.
A volte si lascia il fiume per andare altrove ma quando si torna tutto si ricompone.
Ho visto il sorriso dei bambini che “volano” dalla deformazione del suolo che si erge dalla sponda per poi farsi sommergere dalle acque che in quel punto sono più profonde tanto da permetterne nautiche acrobazie; ho visto la fierezza sui loro volti mentre, raggiungendo la prima roccia affiorante, si voltano verso il pubblico per raccoglierne il consenso.
Dai 550 fin quasi ai 700 metri sul livello del mare Montella giace sui versanti collinari dell’Alta Valle del Fiume Calore che già da qui comincia a ricevere le acque da suoi affluenti torrentizi; si avverte che le sorgenti sono vicine e che la natura, eccitata, dispensa colori, profumi e suoni.
Chiudendo gli occhi si riesce a sentire l’aria fresca e salubre.
Da sempre, qui, la vera ricchezza arriva dai frutti della Terra facendo radicare le antiche tradizioni agricole e pastorali; i prodotti dei boschi, la Castagna, ad esempio, famosa anche “fuori porta” oppure i prodotti caseari, quelli a “pasta filata” che si lasciano cullare dalle limpide acque dei fondovalle. I Mulini, nati lungo il corso dei torrenti, alimentano le macine da cui viene ricavato l’ingrediente essenziale per fare pane e pasta.
Il Bio.giorno si vede dal mattino, mi dico, ed arrivo a Montella che il sole è quasi a perpendicolo, non è presto ma neppure tardi per godersi “un giorno in fattoria”.
Seguo il Santuario del Santissimo Salvatore (1779) che domina il Paese Irpino dalla sommità di un imponente colle rigoglioso di vegetazione; il monumento religioso, visibile a distanza, è il “faro” della mia meta: il Bioparco Rosabella, dieci ettari di natura incontaminata lungo le sponde dell’Alto Calore acquisiti dall’illuminato proprietario dell’omonima Azienda Agricola per essere concessi al turismo ecologico volto al rilancio dell’Irpinia e di coloro che pensano che restare vuol dire produrre sviluppo sostenibile … a proposito, le emissioni di anidride carbonica di “Un giorno in fattoria” saranno compensate con la piantumazione di alberi (non male!).
La Provincia di Avellino ha le carte in regola per entrare nei circuiti turistici della Regione Campania. E se dopo la visita al Palazzo Reale di Napoli un Impiegato di Hokkaido degustasse del Pecorino di Carmasciano? Se dopo il tour sulla Costiera Amalfitana un ingegnere di kuala Lumpur assaggiasse una confettura biologica di Cipolla ramata di Montoro sopra il pane di Calitri fatto a legna? Cosa proverà un commercialista di Pechino, dopo aver visitato la Cascata dell’Oasi di Senerchia?
Ho trascorso una giornata in questa Irpinia ad ossigenare mente e corpo, ascoltando il suono del Fiume Calore lungo le sue rive incontaminate, godendo del solarium naturale, usufruendo del letto del torrente
per
massaggiare i piedi nelle fredde acque, ho fatto yoga sotto una quercia del bosco, riposato sopra un’amaca tra due faggi, cullato dal soffio del vento che spirava agevolato dall’ombra.
Affronto ritemprato la passeggiata naturalistica che mi porterà alla Cascata della Maronella, risalgo il Fiume verso le sorgenti, lo stretto percorso è stato ricavato diradando la fitta vegetazione spondale. Cammino nella natura incontaminata, ascolto l’acqua, guardo i colori, le felci, di un delicato verde tenue, si fondono, risalendo il versante collinare, alle tonalità più intense della macchia boschiva sulla cresta, ancora più in alto il blu del cielo è interrotto dai grigi dei nembi. I profumi delle erbe sono intensi, netti i sentori di anice, delle altre erbe aromatiche e di quelle officinali.
I piedi calpestano il suolo caldo e sentono l’acqua, ancora più gelida di quella più a valle, per la corrente che proviene dalla vicina cascata che, superata una roccia, si disvela in tutto il suo fascino. Sono arrivato, il rumore è assordante, voglio bagnarmi sotto il poderoso getto, desisto, ma so che sto perdendo una bella emozione.
Dopo la piacevole, quanto impegnativa, escursione alle cascate torno alla più moderata “civiltà”, le aree tematiche “erogano” i loro bio.servizi, le pentole bollono ed i bio.sughi sono pronti, i fumi si levano dalle braci ed il pane attende, a fette, il bio.companatico.
Tutti a bio.pranzo e poi a bio.cena! Per dirla come Ludwig Feuerbach “L’uomo è ciò che mangia” ed, infatti, i prodotti di Fattoria Rosabella (www.fattoriarosabella.it) e delle aziende agricole locali sposano questa filosofia: pasta fatta a mano con farine derivate da lavorazioni locali (solo acqua limpida della zona e farina per mantenere la tenacia) con sugo nel “tiano”, caciocavallo podolico impiccato (una meraviglia fuso sul pane), “asado irpino” (nulla da invidiare al Sud America), patate sotto la cenere (reminiscenze contadine con occhio alla tradizione germanica), vino biologico (aglianico naturalmente ed, a proposito di vini).
A proposito di vino, questa volta bianco, prima del bio.pranzo mi offrono in degustazione un Vinjito, variazione, tutta irpina, del famosissimo cocktail cubano (il Mojito per la cronaca) tanto amato da Ernest Hemingway; alla vernacolare “Bodeguita del medio … rio” un local “Attilio De La Fuente” mescola sapientemente Fiano di Avellino, zucchero di canna bianco, succo di lime, foglie di menta e acqua (quella del fiume). La menta a Cuba è la “hierba buena”, aromatica, più delicata e meno persistente di quella selvatica che si trova dalle nostre parti; chissà se lungo il “Rio Calore” cresce, spontanea qualche “erba buona” da utilizzare per arricchire il nostrano cocktail e rallegrare, nel contempo, gli animi.
In ogni caso quello assaggiato è risultata una bevanda, fresca e ritemprante da lanciare negli eventi, unica pecca il bicchiere, non proprio adatto ma comprensibilmente pratico data la circostanza.
Tra il primo ed il tardo pomeriggio si svolgono tutti i laboratori del bio.gusto (confetture, pane, formaggio, vino ed olio tutti prodotti con materie prime e tecniche di lavorazione rispettose dei territori di provenienza), le degustazioni sono rigorosamente effettuate nel fondovalle, lungo la riva destra del fiume, in simbiosi con la natura.
Degustazioni:
- Confetture. A cura di Slow Food Condotta Avellino: Confetture dell’Azienda “Il poggio del picchio” di Aiello del Sabato al basilico e noci e melenzane e pistacchi di Bronte abbinate, rispettivamente, a latticino e formaggi più stagionati (pecorino e caciocavallo)
- Formaggi. A cura dell’Onaf (www.onaf.it), guidata dalla Vice Presidente e Delegata Provinciale Maria Sarnataro: Caciocavallo stagionato 1 mese, pecorino stagionato 3 mesi e caciocavallo stagionato 24 mesi
- Vini. A cura dell’Onav (www.onav.it), guidata dal Delegato Provinciale Sabino Spina: Cantina del Barone (Cesinali) Fiano di Avellino DOCG 2011, Fiano di Avellino DOCG 2011 particella 928; Il Canceliere (Montemarano): Gioviano Irpinia Aglianico DOC 2008, Nero Né Taurasi DOCG 2008
Risalgo il sentiero e raggiungo una quota leggermente superiore a quella del letto fluviale, c’è una dimostrazione pratica su “come nascono la mozzarella ed il caciocavallo irpino” condotta da Maestri Casari Irpini e commentata da un tecnico dell’Azienda Agricola; quanto prodotto è stato repentinamente messo a disposizione per assaggi finali … che meraviglia!
E’ quasi sera e nell’aria si levano le musiche della Tarantella, sono le lezioni della Scuola di Montemarano, nella parte giovane della notte, ancora musica, quella popolare che racconta le storie contadine, la fatica nei campi, l’amore.
Ritorno a casa più ricco di ossigeno e di emozioni.
E mentre scrivo la nuova locandina di una nuova giornata in fattoria, mi fa capire che tutto è andato per il meglio e quanto abbiamo bisogno di questi momenti.
«Quella notte andammo giù al fiume e nel fiume ci tuffammo».
3 Commenti
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Grazie Annito…ho già pronto lo zaino gli scarponi e la curiosità gastronomica!
prego … una bellissima esperienza
Grazie caro Annito per essere venuto e per la bellissima rece ! Hai fatto in modo che si assaporasse appieno lo spirito della manifestazione anche a chi non ha partecipato! Quando verra’ riproposta ti terrò’ informato:-) A presto!