Aglianico&Aglianico. L'Enolaboratorio con le Piccole Vigne del Vulture


di Michela Guadagno

L'Enolaboratorio

Zimberno 2005 di ViniLaluce
Eleano 2004 di Eleano
Camerlengo 2005 di Camerlengo
Shesh 2006 di Lelusi
Serra del Prete 2007 di Musto Carmelitano
400some 2006 di Carbone

Si parla di Piccole Vigne e di Aglianico del Vulture a Battipaglia, nell’ambito della manifestazione Aglianico e Aglianico alla Fabbrica dei Sapori, l’antica fabbrica conserviera risistemata da Cosimo Mogavero, e teatro di attuali e moderne rassegne sull’enogastronomia in collaborazione con Luciano Pignataro Wineblog. Come quella di oggi, stili di Aglianico a confronto tra l’Irpinia e il Taburno, passando per il Vulture, la Puglia e il Cilento.

Tommaso Luongo, delegato Ais Napoli

La degustazione sull’Aglianico del Vulture rientra nello Speciale Enolaboratorio “Le piccole vigne del Vulture”, guidata da Mauro Erro dell’enoteca Divinoinvigna e da Tommaso Luongo, delegato Ais Napoli, su sei perle enologiche del Vulture a confronto. Sono vini dalla matrice comune, quella di una terra aspra e dimenticata, vulcanica e dalle forti escursioni termiche, e dalle differenze marcate dal territorio di Melfi, Ginestra, Maschito, Barile, e distinguibili per le scelte di affinamento diverse.

Mauro Erro alle prese con il microfono

Il primo bicchiere è Zimberno 2005 di Michele Laluce – “dall’animo gentile e dal garbo squisito” è la presentazione che ne fa Mauro Erro – crea l’azienda nel 2001 vinificando solo in acciaio, e più tardi acquisendo i legni; l’enologo è Sergio Paternoster, monumento vivente dell’enologia Vulturina, incalza Tommaso Luongo, alle cui parole è affidata la descrizione di questo come degli altri vini. Il vino ha un timbro sanguigno, lo sbuffo alcolico legato alle note di terra ferrosa, quella che nell’accezione comune viene chiamata mineralità.
Il secondo vino, Eleano 2004, ha un frutto più immediato, e dal colore appare più vivace, alla bocca si perde, a confronto nello Zimberno la freschezza è maggiore, sale la potenza, la materia, quell’immediatezza data dal frutto diventa più classicheggiante. L’azienda Eleano è di proprietà di Alfredo Cordisco e Francesca Grieco, l’enologo è Cristoforo Pastore, l’uso di sole botti vecchie con vigne a Rionero tra Pian dell’Altare e contrada Piazzolla.
Nel Camerlengo 2005, non c’è più il timbro rarefatto, cambia la concentrazione, più maturo il sentore di prugna. Il vero timbro è alla bocca, una sorta di contrazione, entra deciso e sconfina in una tendenza ammandorlata. Trova buon abbinamento a tavola con la sua sapidità evidente, da piante di 50/60 anni a Rapolla, dalla terra nera, affinato in barrique di legni esausti. Anche qui l’enologo è Sergio Paternoster, poi l’azienda passa alla filosofia del naturale con Antonio Di Gruttola.

Un momento della degustazione

Shesh 2006 prende il nome dall’etimo albanese delle cantine di Barile. Concentrazione e compattezza di colore meno vivace, naso alcolico esuberante sopra le righe che domina gli altri profumi, in bocca cambia rapidamente, bello il tannino, scatto rapido dell’acidità. Vigna giovane usata per questo vino, mentre le altre produzioni dell’azienda provengono da vigne vecchie, tra Rapolla e Barile, con la guida enologica di Sergio Paternoster.
Serra del Prete 2007
ha un colore intenso cupo, inchiostro, giovane, il naso gioca con un tabacco ben disegnato – fa notare Ugo Baldassarre di Tigullio Vini – in bocca è evidente la sensazione da sigaro toscano, mirtillo, frutto netto, pulito. Ricco di materia, tannino rigante, piacevole, l’uso di lieviti indigeni non selezionati si esprime nel colore, nel naso, il sentore di tabacco non legato all’uso del legno dimostra una predisposizione dell’aglianico a sviluppare questo marker. Dai terreni rossi di Maschito vigne vecchie di 80 anni, vinificate in acciaio e cemento, l’enologo è Fortunato Sebastiano.
L’ultimo bicchiere è il 400some 2006, naso tostato, tonalità fumè più evidenti, meno aderente al territorio per l’equilibrio con il legno, bocca ragionata. L’azienda Carbone di Melfi conta 18 ha, a regime solo 10, 40.000 bottiglie per tre tipologie di aglianico, l’enologo è Sergio Paternoster. Il nome richiama alla storia di Carlo d’Angiò, che apprezzando in particolar modo l’Aglianico del Vulture, richiese 400 some ogni anno per la propria cantina alla Corte di Melfi.

I vini

Il servizio è stato curato dai sommelier dell’Ais di Salerno, Giuseppe Sorrentino e Cristian Vicinanza