Aglianico&Aglianico, la verticale di Bocca di Lupo Tormaresca 2006-2004-2003-2001
di Angelo Di Costanzo
Diciamoci la verità, quando il Marchese Piero Antinori diede il via libera all’acquisizione delle tenute Bocca di Lupo a Minervino Murge e Masseria Maìme a S. Pietro Vernotico non pochi produttori pugliesi mossero dubbi sulla validità di questa discesa in Puglia del grande marchio toscano del vino, già in preda al panico del rinnovamento a fatica iniziato qualche anno prima ed impauriti com’erano del rischio di una colonizzazione soprattutto alla mercè di un mercato internazionale sempre più pressante, all’epoca, riferimento assoluto non solo della blasonata famiglia fiorentina che vanta oltre 26 generazioni di vignaioli alle spalle. La paura però ha avuto corso breve, il timore si è da subito trasformato in opportunità e molti di quegli stessi produttori oggi applaudono Tormaresca per la dinamicità con la quale è riuscita, in poco meno di un decennio, a ritagliarsi uno spazio importante nel panorama enologico italiano, facendo da traino per il loro stesso territorio, in particolare per l’areale di Castel del Monte che ha sempre posseduto grandi qualità elettive ma poche opportunità di penetrazione sul mercato, fatte le poche eccezioni del caso, vedi la storica azienda Rivera tra l’altro acquisita da poco dal colosso Gancia..
A Minervino Murge, nel cuore del Parco nazionale dell’alta Murgia e della doc Castel del Monte si estendono i 130 ettari dell’azienda Tormaresca, piantati perlopiù ad aglianico, chardonnay ed altre varietà bianche e rosse pugliesi tra le quali il nero di Troia ed il Moscato di Trani. Terroir che risente positivamente dell’influenza del vicino Vulture ad ovest e del mare poco più in là verso Bari e la costa adriatica.
Per la prima volta si è tenuta una verticale di questo rosso: l’occasione è stata Aglianico&Aglianico a Battipaglia e il mio compagno di viaggio è stato il giornalista Pasquale Porcelli.
Bocca di Lupo 2006
E’ il vino che più mi è piaciuto, per impatto visivo ed olfattivo, per gradevolezza del frutto, per un equilibrio gustativo certo a breve ma di buona godibilità già adesso. Prodotto da uve Aglianico 100% da vigne di circa 8 anni di età, nasce da una vendemmia abbastanza regolare, terminata in vigna nella prima decade di ottobre, ha superato un periodo di 15 mesi di affinamento in barriques di rovere francese e legni ungheresi ed altri 12 in bottiglia. Colore rubino netto, con buona vivacità e media trasparenza nel bicchiere. Il primo naso è invitante, ampio, note floreali di garofano, fruttate di piccoli frutti rossi maturi, una lieve sensazione gradevolmente balsamica accompagna la fase di retrolfazione. In bocca è secco, caldo, abbastanza morbido, ha una trama acido-tannico evidente ma di qualità fine e di grande prospettiva. La beva rimane piacevole dal primo all’ultimo sorso, buona anche la profondità gustativa che concede sul finale di bocca una discreta sapidità marcando di nuovo un ritorno balsamico che adesso riporta nitidamente alla liquerizia. Da provare su quaglie laccate al miele e purea di zucca gialla al pepe nero, nessuno degli astanti avrà di che lamentarsi.
Bocca di Lupo 2004
E’ il primo riferimento “old style” per così si può dire. Nel senso che l’azienda sino al duemilaquattro era propensa a produrre questo vino con massima parte aglianico, tra vecchi e nuovi impianti appena entrati in produzione con un saldo di Cabernet Sauvignon. L’idea era naturalmente di salvaguardare l’autenticità e la continuità della denominazione, pur utilizzando uve da vigne giovanissime (con tutte le crude conseguenze) ma maritandole con l’opulenza del cabernet (ammesso dal disciplinare d.o.c.) sempre di grande aiuto per stemperare, in questo caso acidità molto spinte e o tannini poco addomesticabili se non attraverso un affinamento estremamente lungo e complesso.
Rosso rubino molto carico, con sfumature lievemente tendenti al granato, impenetrabile. Il primo naso è intenso e complesso, varia dal fruttato in confettura, prugna, ciliegia, ribes nero a note balsamiche e speziate: la liquerizia qui è nitida accompagnata anche da un sentore pepato gradevole ed avvolgente. In bocca è secco, decisamente caldo, mediamente tannico e di buona profondità. Rimane a lungo una percettibile sensazione di masticabilità del frutto, segno di grande estrazione e buona evoluzione nel tempo che ha ben amalgamato tutte le componenti del vino. Equilibrato, pieno, assolutamente da bere adesso. Su Canestrato stagionato e noci.-2003-2001
Bocca di Lupo 2003
Ovvero quando meno te l’aspetti hai da rivedere alcune convinzioni, che ormai radicalmente vedono l’annata duemilatre come calda, siccitosa e madre di vini surmaturi, poveri di acidità e probabilmente poco longevi. Val bene le prime due affermazioni, smentite a mani basse le ultime, un pareggio dal quale, stranamente, ne esce vincitore questo bellissimo vino, inaspettatamente vivo e voglioso di confrontarsi con il tempo e con il palato dei più fini.
Rosso rubino, carico di materia, poco trasparente e vivacità cromatica invidiabile. Il primo naso è intenso, marcato sì su note evolute, secche, passite, in confettura, ma non banali: viene fuori una prima nota di dragèe al lampone, crema di cassis, garofano appassito, liquerizia. In bocca è secco, caldo, ricco e di ottima intensità e persistenza gustativa, equilibrato tra i volumi tannici e glicerici chiudendo su una sapidità evidente ma non stucchevole. Una gran bella bevuta, magari sorretta da costolette d’agnello Kleftiko ed un buon amico a cui raccontare il mare di Naxos.
Bocca di Lupo 2001
L’origine, vigne vecchie già segnate da un destino certo, allevate per anni, prima, sovraccariche di frutti e stressate da sistemi tradizionali poco avvezzi alla qualità. La rieducazione dei sesti d’impianto ha dettato i temi futuri, il completo reimpianto di qualche anno dopo, la certezza di aver fatto le scelte giuste e di aver imbroccato la strada maestra. Aglianico e cabernet sauvignon per un blend segnato dal tempo, dal colore rubino carico ma non franco dall’aver ceduto materia al passar degli anni, comunque integro. Il primo naso e surmaturo, evidentemente evoluto su note di frutta cotta, note di burro di cacao, poi di terra bagnata. In bocca è secco, caldo, lungamente persistente ma monocorde su note tendenzialmente dolci; il frutto appare risoluto, coscritto, probabilmente arrivato al traguardo del suo percorso evolutivo. Evocatico del primo step che fu, opportuno avere anche un duemilatre a portata di mano ed amici comprensivi.