Addio a Nicola Di Matteo, rilanciò la pizzeria dove Clinton si fermò nel 1994
Oggi sul Mattino abbiamo dato in esclusiva la scomparsa di Nicola Di Matteo, uno degli ultimi testimoni della storia della pizza. Ecco il testo dell’articolo.
Addio a Nicola Di Matteo, figlio di Salvatore, che con il padre e il fratello Gennaro nel 1936 fondò l’omonima pizzeria a via Tribunali. Da Vincenzo Capasso e Lello Surace, ad Antonio Condurro due settimane fa, scompaiono ad uno ad uno i testimoni della storia della pizza napoletana sopravvissuti alla guerra e ai grandi cambiamenti dei decenni successivi. Quando la pizza dava gioia perché sfamava e non era al centro di tante pippe mentali di presunti gourmet.
Di Matteo è ancora oggi una una delle pizzerie più conosciute di Napoli e fuori Napoli perché fu qui che Clinton si fermò a mangiare la pizza a portafoglio, ‘a libretta. Fu un momento epico per la pizza napoletana, immortalato da una foto iconica: erano in corso i lavori del G7 in una città blindata quando il presidente americano decise di fare il turista sconvolgendo tutti i piani della sicurezza. Un gelato a piazza Plebiscito e poi dentro i vicoli di Napoli. Arrivato davanti alla vetrinetta della pizzeria Di Matteo facendosi largo fra il calore della folla che non credeva ai propri occhi e che lo osannava chiese una “Coke”.
E subito i pizzaioli che erano di turno gli offrirono la pizza a portafogli e una pizza fritta che Clinton mangiò avidamente.
Ancora oggi la bontà degli arancini e delle frittatine di Di Matteo rivelano l’origine del locale, nato inizialmente come friggitoria e pizzeria d’asporto. Così andò avanti per ildecennio successivo e gli anni 50, fino agli anni ’60 quando proprio Nicola e il fratello Gennaro danno avvio ad una vera e propria modernizzazione del locale. In poco tempo la piccola pizzeria. Nel giro di pochi anni Di Matteo diviene una pizzeria su due livelli con circa 100 posti a sedere per poi occupare negli anni ’70 tutto il primo piano dello stabile. In breve la Pizzeria Di Matteo diventa la più grande della zona vantando una continua affluenza di clienti sin dalle prime ore di apertura. Un luogo di ritrovo per persone comuni, ma anche per vip del calibro di Marcello Mastroianni, Jack Lemmon, Paolo Villaggio, Massimo Ranieri, Fausto Leali, Eduardo De Crescenzo e tanti altri che hanno provato la pizza alla Di Matteo. Poi il grande salto di notorietà internazionale con la visita di Clinton.
Il lavoro del fondatore viene così esaltato e valorizzato dai figli Nicola e Gennaro che rendono nel corso degli anni l’attività non soltanto più redditizia, ma anche una vera e propria scuola d’arte e di vita puntando alla formazione di un valido gruppo di pizzaioli che ancora oggi collaborano coi Di Matteo o che poi hanno preso la propria strada.
Il valore della pizzeria Di Matteo è stato proprio quello di essere una vera e propria scuola di formazione e di trasmettere lo spirito di squadra a quanti ci hanno lavorato, citiamo per tutti i fretlli Nunzio ed Ernesto Cacialli che fondò la Pizzeria Il Presidente nel 1996 poco distante e Gianni Breglia che dopo sedici anni di lavoro a via Tribunali aprì a piazza Mercato la Pizzeria del Popolo.
Una vera epopea insomma che ha tenuto viva la tradizione della pizza napoletana nel cuore pulsante della città, con i tempi che cambiano ma con le tradizioni che restano: da qualche anno al civico 94 di via Tribunali la pizza prende forma tra le mani di Salvatore, figlio di Nicola che si è fatto valere in giro vincendo numerosi premi, tra cui il “Pizza World Cup 2013” o partecipando a Ischia safari chiamato dal bistellato Nino Di Costanzo.
Una grande tradizioni di famiglia dunque, in cui ogni generazione prende il testimone per trasmetterlo a quella successiva attraversando guerre, pestilenze, terremoti e anche la presunzione di chi al Nord, dopo 300 anni, pretende di spiegare ai napoletani come fare una buona pizza. La generazione di Nicola Di Matteo non ha perso tempo a rispondere, ci ha semplicemente riso sopra.