Abolire il 75% delle sagre gastronomiche è battaglia di civiltà: perchè 7,5 su dieci fanno letteralmente schifo
Abolire le sagre? “Gentile dottore, sappiamo che lei è contro le sagre, ma può segnalare la nostra che è autentica e antica etc etc etc”. Iniziano spesso così le mail che arrivano a questo sito e mi rendo conto il motivo per cui Sisifo non avrebbe mai trovato la possibilità di uscire dall’ingrato compito di portare in cima alla montagna un masso che inevitabilmente scivolava giù. Pretendere approfondimento e riflessioni è diventata impresa impossibile nella civiltà dei social e delle immagini che ci rende sempre più simile alle scimmie da cui siamo partiti. Hai voglia a dire che la nostra critica è alle sagre fatte male, a quelle con patatine e wurstel, a quelle che non danno garnazie ai consumatori, a quelle che insozzano il pianeta con i piatti e le forchette di plastica monouso. Tutto inutile. E allora, forse sarebbe davvero il caso di abolirle tutte per decreto legge?
No vabbè, però leggendo il comunicato della Fipe, qualche dubbio draconiano viene. In pratica 7,5 sagre su dieci sono giudicate di bassa qualità, ogni comune italiano ha una media di cinque sagre. E allora, si può andare avanti così?
“Leggete con meFipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi – denuncia che sono circa 32.000 le manifestazioni prive di requisiti di autenticità che non promuovono prodotti tipici e non hanno legami con il territorio di riferimento. Una deriva commerciale che rischia seriamente di modificare la natura stessa di eventi che dovrebbero raccontare ed esaltare le tradizioni degli italiani.
Assistiamo sempre più spesso a eventi a dir poco paradossali: la sagra del pesce di mare in alta montagna, con tanto di paella spagnola, a centinaia di km dalla costa, la sagra dell’arrosticino abruzzese nel varesotto, o le migliaia di feste della birra che fanno sembrare l’Italia una provincia tedesca. Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano come, purtroppo, stiamo andando nella direzione sbagliata.
Lo scenario analizzato da Fipe ci dice che ogni anno nel nostro Paese si svolgono oltre 42 mila sagre, in media 5 per ogni comune, per un complesso di 306.000 mila giornate di attività, con una durata media di 7 giorni, ed un fatturato notevole che arriva a 900 milioni di euro.
Ben 8 sagre su dieci si svolgono tra giugno e settembre, e proprio in questo periodo i giorni di attività si allungano fino a coprire il 90% del totale. In particolare solo nel mese di agosto si realizzano circa 15000 sagre ovvero oltre 104mila giorni dedicati a questi eventi, pari al il 34% delle giornate complessive dedicate ad esse.
Ma ciò che ci spaventa di più è l’abusivismo dilagante. Sono tantissime le manifestazioni che non hanno requisiti di autenticità e non raccontano nulla dei territori dove vengono organizzate, mettendo da parte tradizioni e cultura in nome del profitto. – commenta Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe – Inoltre, c’è da segnalare che questi eventi generano un volume d’affari di circa 600 milioni di euro su cui non ci sono imposte e contributi, con grave danno, non solo per l’erario, ma anche per tutti quei pubblici esercizi che devono rispettare leggi molto stringenti in materia di fisco, di sicurezza alimentare, di igiene, di accessibilità per disabili. Se le regole non sono uguali per tutti le “finte” sagre diventano una concorrenza che erode spazio e mercato ai pubblici eserci zi onesti, obbligati sempre e comunque ad avere tutte le carte in regola”.
“In generale la Federazione non è assolutamente contraria a queste manifestazioni – prosegue Stoppani – Tuttavia, crediamo sia importante dare priorità a quegli eventi enogastronomici con una riconosciuta valenza di tradizione, magari coinvolgendo gli operatori del territorio con la possibilità di creare partnership con i ristoranti della zona per proporre menù tipici ad hoc. Inoltre, sarebbe opportuno un intervento delle Istituzioni, con la creazione, da parte di ogni Regione, di un proprio registro delle sagre autentiche, per fornire ai Comuni delle linee guida da seguire”.
Detto questo, ecco l’articolo scritto da Marco Contursi sei anni fa, ma che non ha cambiato la situazione perché i primi a volerle sono proprio i sindaci.
di Marco Contursi
Tutto iniziò con una sagra. Chi segue il blog sa che la mia trasformazione da viandante goloso e silente a novello Catone dei malcostumi gastronomici e non, fu causata da una pseudo sagra tipica cilentana in cui trovai torrone irpino e taralli pugliesi. Quella fu la classica goccia che fece traboccare il vaso. Tuttavia non mi ero mai occupato prima d’ora di dire la mia sull’argomento.
L’imput a parlare di sagre o feste di paese varie, campane e non, mi è partito da due cose accadute di recente: 1) l’aver partecipato alla SAGRA PERFETTA, 2) l’aver saputo di una sagra dedicata a Bacco, ridimensionata all’osso poiché la prima sera è successo di tutto, con risse e danneggiamenti vari.
Ma partiamo dall’inizio. Sagra era, originariamente, come anche l’etimo suggerisce, “ una festa religiosa in occasione della consacrazione di una chiesa o di una immagine sacra”, termine divenuto poi,per via estensiva, una festa di rione o di paese dedicata ad un prodotto locale.
E qui mi soffermo un attimo sul significato di “locale” che è molto più importante di “tipico”- Locale, identifica la stretta connessione tra un prodotto e un territorio e quindi richiama a caratteristiche proprie di quella determinata zona spesso irreplicabili. Tipico, invece è molto più generico. Ad esempio trovando nel Cilento del torrone di Avellino posso dire che è un prodotto tipico (avellinese) ma NON locale. E quindi tipico è un vocabolo con una accezione molto ampia che si presta a fraintendimenti vari.
Quindi, in origine le sagra erano feste religiose, divenute poi momenti di promozione e conoscenza di prodotti, piatti e usanze dimenticati. Ok, e ora che sono?
DEI MANGIFICI APPROSSIMATIVI, CON CIBI SPESSO DI SCARSA QUALITA’ E LEGAME COL TERRITORIO PARI A 0. DEI MODI PER FARE SOLDI, SPACCIANDO PER LOCALI, CARNI E PASTE COMPRATE NELLA GDO E CUCINATE UNA SCHIFEZZA. QUESTO OVVIAMENTE NON TUTTE LE SAGRE MA UN BUON 70%.
OLTRETUTTO, SPESSO, SONO UN’OCCASIONE CHE HA LA POLITICA PER SDEBITARSI CON CHI HA DATO UNA MANO IN CAMPAGNA ELETTORALE , DANDO CONTRIBUTI-SAGRA SPESSO AD EVENTI CHE DI VALORIZZAZIONE DEL PAESE E DEL TERRITORIO NON HANNO NULLA. E SOVENTE SONO SEMPRE GLI STESSI AD AVERLI.
BASTA VEDERE I NOMI PER CAPIRLE CHE QUALCOSA NON VA: Sagra dello struzzo, Sagra della frittura di pesce (a 60 km dal mare), Sagra dei Mangioni, Sagra delle Sagre, Sagra della Montagna, Sagra del Mare, Sagra della Pizza, Sagra dei Sapori Tipici( di dove?) Sagra della Porchetta (sulla spiaggia, il 15 agosto?), Sagra di inizio Estate, Sagra di Fine Estate,, SAGRA ECCHITTEMUORTO!!!!!!
E DELLE DATE VOGLIAMO PARLARE? E’ normale una sagra che duri tutti i week end da maggio a luglio?
Sagre così durature, lungi dal promuovere il territorio, recano un danno non trascurabile alle attività ristorative locali che pagano tasse, sono sottoposte a controlli mentre solitamente nelle sagre si chiude un occhio sul fatto ad esempio che tutti coloro che maneggiano il cibo abbiano il patentino di alimentarista e comunque hanno un regime fiscale agevolato trattandosi di attività di promozione delle proloco.
E i prodotti sono davvero locali? Si, se la sagra è fatta con coscienza, no se fatta solo per soldi. Comprare 50 kg di salsicce o pasta fresca in un cash fa risparmiare tempo e spesso anche soldi, quindi perché affannarsi? Taroccare prodotti locali, spacciando per essi merce scadente e a volte estera ( i prosciutti???) è irresponsabile e ancor più grave se fatto con fondi pubblici, comunali, provinciali o regionali.
E ancora, tempo fa andai alla sagra dedicata ad un frutto di bosco, nel mezzo di una città di 60mila abitanti, e a parte un paio di dolci a tema, trovo nell’ordine: quello del per ‘o muss, quello dello zucchero filato, quello del torrone, il paninaro che si gira tutte le sagre e feste patronali della zona, 5-6 extracomunitari con merce contraffatta e per non farci mancare nulla un improbabile imitatore, che faccio meglio io Beppe Grillo e Oscar Luigi Scalfaro (ebbene sì, anche imitatore!!!) e una soubrette alquanto surreale. MA SE PO FFA??????? Se la Sagra è del Mirtillo o della Fragola, io voglio trovare mirtilli e fragole, nel primo, nel secondo e pure nel caffè, sennò è solo un modo per vendere panini e penne al sugo evadendo il fisco.
CAPITOLO PREZZI. Solitamente non sono alti, tuttavia a volte ci si imbatte in vere e proprie speculazioni. Nelle Marche, ad una sagra dedicata al porcello, mezzo stinco con 4 patate mi costò ben 12 euro e faceva pure pena.
CAPITOLO TOILETTE. Manca poco che mi porti il cesso da casa. Sto studiando come fare e poi brevetto l’idea e divento ricco.
OVVIAMENTE NON TUTTE SONO COSI. SI RAGIONA SEMPRE PER GRANDI NUMERI.
MI FAREBBE PIACERE SENTIRE ESPERIENZE IN MERITO, DI CHI LEGGE, BELLE O BRUTTE.
Eccellente quella del maiale nero a Morcone dove per 10 euro avevi bruschette con lardo, un primo al ragù di nero, una costoletta ed una salsiccia con patate più un bicchiere di vino. Non male vero? Ma la sagra perfetta è quella di Stio, dei Cicci Maritati (17-23 agosto) a cui deve andare chiunque pensi di organizzare una sagra. Tutto funziona, tavoli assegnati tramite un sms che ti arriva sul cellulare dopo che ti sei registrato all’ingresso. Ragazze in abito tradizionale che ti servono con gentilezza e solerzia, SOLO piatti, locali e rari, come il grano cotto e foglie e patate, niente di fritto o arrostito, vini del territorio a prezzi ottimi. Stand di produttori della zona che spaziano dai salumi ai lavori in legno d’ulivo. Stand istituzionale del museo Paleontologico di Magliano Vetere con una gentile Responsabile e una graziosissima fanciulla, dal nome epico della figlia di Priamo, che ti trasmettono passione e competenza (Andate al museo, merita seppur piccolo). E soprattutto un distinto signore, viandante dei boschi a caccia di tartufi ed erbe rare da cui ho comprato un mazzetto di “ i capelli della Madonna”, è un seme? è un fiore,? non lo so, crescono solo in una zona interna vicino ad una chiesa dedicata alla Vergine e si dice portino fortuna. A me servirà dopo aver fatto incazzare anche gli organizzatori di sagre, dopo i cilentani e i ristoratori di fascia media. MA MAI NESSUNO CHE FA AUTOCRITICA PRIMA DI INCAZZARSI??????????????????????????
P.S. Se avete perso quella di Stio a inizio settembre a San Mauro Cilento c’è quella dei fichi, l’ho trovata sempre valida. Chi ne suggerisce a me qualcuna?
112 Commenti
I commenti sono chiusi.
Ciao Marco, sono anni che vorrei scrivere un decalogo-manifesto della sagra (io preferisco festa) secondo Slow Food. Intenderei farne uno strumento a disposizione dei fiduciari da fornire agli interlocutori per far intendere quali sono le peculiarità che deve avere a nostro avviso una manifestazione per avere il sostegno o la partecipazione di Slow Food. Penso sarebbe molto utile. Pensaci.
Ciao Marco, sono anni che vorrei scrivere un decalogo-manifesto della sagra (io preferisco festa) secondo Slow Food. Intenderei farne uno strumento a disposizione dei fiduciari da fornire agli interlocutori per far intendere quali sono le peculiarità che deve avere a nostro avviso una manifestazione per avere il sostegno o la partecipazione di Slow Food. Penso sarebbe molto utile. Pensaci.
Mi scrive in mail Raimondo Faraone Mennella che non è riuscito a postare sul blog,pregando mi di riportarlo:Scrive Raimondo Faraone Mennella:Caro Marco ti lascio la mia testimonianza, ieri sera è iniziato l’evento Cantinando Wine and Art a Barile con l’apertura del Parco Urbano delle Cantine a Barile, nove aziende del Vulture Elena Fucci , Carbone vini, Paternoster, Grifalco della Lucania, D’Auria, Cantine del Notaio , Consorzio Viticultori del Vulture, Michele La Luce, ovviamente basilisco, sono state ospiti nell’Azienda Bailisco della Feudi di San Gregorio per ospitare la terrazza dei Doc e Dop , eravamo presenti noi della condotta Slow Food Potenza che abbiamo offerto autotassandoci, in assaggio un pò dei presidi Lucani e Campani, c’erano Caciocavallo Podolico Pessolani di Abriola, Alici di Menaica, Colatura di Alici Nettuno di Cetara, Papacella Napoletana e Pomodoro Atntico San Marzano di Bruno Sodano, Cacioricotta di Capra del Cilento, Patè del carciofo Bianco di Pertosa, Olive Infornate di Ferrandina , Tutto questo per dirti che sembrava una Sagra ma per i prodotti che erano presenti non lo era.
Stasera offriremo le stesse cose con possibilità di Bis che ieri era tanto richiesto a 3 euro ……….
Cosa aggiungere di più? inoltre molte persone erano fiduciari e soci di condotte Trentino, Alto lazio , Roma , Bologna e via dicendo……………….della serie se si vuole si può , sensibilizzare le persone al cibo Buono Pulito e Giusto è difficile…………..
questa settimana ho fatto un giretto x le sagre , e inutile fare le degustazioni guidate, poi fuori in piazza ci sono le stesse cantine con vini completamente diversi come puo succede sta cosa ? non ce’ controllo ?? na pigliata x i fondelli ??
bhe bisogna dire che anche i giornali e tv ne parlano…. e questi pseudorganizzatori ci fanno soldi
RIFLETTETE…………………….
Una sagra (che ormai si è conclusa) di eccellenza è SAPERI E SAPORI a Gesualdo (AV), solitamente dal 17 al 19 agosto
Condivisibile il contenuto eccessivo e risibile l’uso delle maiuscole. Per favore non dimentichiamo la netiquette quando si scrive, da più forza al contenuto non il contrario.
Egregio voleva solo essere un modo per attirare l attenzione su taluni concetti,non per rafforzarli,cosa che per un oratore è facile modulando il tono della voce mentre scrivendo non vi è altro modo.Tutto qui.Mi permetta poi che il termine netiquette,unione di un termine francese con uno inglese lo trovo orribile usarlo nella patria di Virgilio e Dante :-)
Esistono ben altri modi per attirare l’attenzione su determinati concetti nella lingua di “Virgilio e Dante”. “Netiquette” è un neologismo entrato nella lingua italiana, al pari di mail, post, un po meno “input”, legato alla nascita di internet. Può non piacere, sia come termine che come regole, ma contestarne l’uso è pura polemica. Saluti
Confesso di non aver mai sentito il termine ed infatti ho dovuto fare una ricerca sul significato e sulle regole dello scrivere innrete mi perdoni,sono un giornalista cartaceo prestato a un blog :-).Dissento invece sul fatto che esistano altri modi per attirare l attenzione,o almeno io non li conosco.E comunque difendere in modo civile e con argomentazioni un proprio punto di vista non è mai magniloquente o pleonastico.
1) Come detto dalla signora/signorina Benedetta Magliulo, in questo articolo si parla solo delle sagre-pacco e della sagra di Stio: prima di parlare/scrivere/postare, vada alle sagre e poi tracci un bilancio, sono molte di più dell’1% da lei ipotizzato le sagre vere;
2) un giornalista, seppur prestato al blog, come dice lei, deve essere al passo con i tempi e con il progredire dei media quindi dire che non ha mai sentito la parola netiquette, dice molto sulla sua preparazione..lo sanno anche i bambini cos’è la netiquette e visto che lei non lo sa glielo spiego io in maniera molto semplice: è l’etichetta della rete, del web, etichetta intesa come modo di comportarsi. E contestare l’uso di una parola entrata a pieno diritto nel vocabolario italiano, fa di lei un semplice scribacchino, altro che giornalista..
3) mi viene a dire anche che non conosce un modo per mettere in risalto alcuni concetti, alternativo all’uso delle maiuscole ma mi scusi ma che razza di giornalista è lei? nei suoi articoli non ha mai usato il grassetto, la sottolineatura, l’uso delle virgolette, l’uso delle parentesi, l’uso dei trattini, ecc. tutti strumenti per far risaltare un concetto, una parola, una frase, ecc., rispetto al resto del testo?
Per tutte queste ragioni, non ha nessun diritto di appellarsi giornalista, al massimo giornalaio..
Comunque, per restare nel tema del suo “articolo” (se così si puà chiaamare) – noti come ho ben usato nella stessa frase 3 modi per risaltare delle parole, dei concetti, all’interno di una frase, guardi ed impari – le consiglio vivamente di andare di persona alle sagre, invece di sedersi davanti alla tastiera del suo pc (significa personal computer quindi computer…) ed ergersi ad esperto critico………………….
P.S.: tra l’altro, mi sono dimenticato di un’altra sua grave mancanza cioè un uso di parole volgari (sagra ecchitem…….) e di parole che, seppur ampiamente nell’uso quotidiano della lingua italiana, altro non sono che “dialettismi” e/o “volgarismi” (m riferisco alla parola cesso), tutte cose che un giornalista che si possa rispettare evita di fare/dire/scrivere/postare..
Naturalmente questo è riferito ai veri giornalisti, non a lei………………………………………………..
nella terra di Virgilio e Dante…scrivere “input”, parola non italiana, e scriverlo con la EMME….
Giornalista??? si ma di sagra paesana…
Esimio imput è come scrive wikipedia “Nel linguaggio corrente, input è divenuto sinonimo di impulso o direttiva che consenta l’avvio di qualche opera, iniziativa o azione, spesso usato anche nella forma italianizzata di “imput”. Ossia quello che è già successo per Walzer divenuto Valzer o brioche divenuta brioscia…..comunque ha ragione quando dice che in inglese si scrive Input,come ho scritto, sono più avvezzo al latino e al greco che all’inglese….a lei dico Intelligenti Pauca…..ma mi sa che servirebbero troppe parole!!!
p.s. ma tutto questo astio verso di me perchè ho detto una verità scomoda sulla maggior parte delle sagre? facciamo così,lei mi dice quanto si è intascato dall’ultima sagra organizzata (l’ho punta sul vivo!!!), io le faccio i complimenti per la sua scaltrezza e la chiudiamo qui ok?
Post dai contenuti assolutamente condivisibili, in tutto e per tutto. E’ evidente che in tutta Italia le cose vanno sempre nello stesso modo. Io scrivo da Castelvetrano, provincia di TP, e ho vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire trovarsi con il locale vuoto mentre tutti i tuoi clienti abituali sono a rimpinzarsi in modo disidicevole presso i banchetti di una sagra qualunque (anche in questo caso finanziata dal Comune per ingraziarsi un determinato Comitato organizzatore, composto sempre dalle stesse persone paraculo e lecchine del sindaco o di un dirigente del kaiser. Se però dovessi segnalare una Sagra degna di questo nome (dove davvero il prodotto LOCALE da valorizzare lo si ritrova dall’antipasto al gelato), allora in Sicilia credo che opterei per la Sagra del Carciofo di Cerda (PA). Nel video che posto a seguire, al minuto 18, è possibile vedere alcuni interessanti focus gastronomici di questo evento che si svolge ogni anno nel mese di aprile…
http://www.youtube.com/watch?v=dakJzPcOioA
per fare una scrematura basterebbe che le associazioni di categoria facessero pressione alla zelante guardia di finanza che per 9 mesi si dedica ai piccoli commercianti ed artigiani per rivolgere un attenzione particolare ai bilanci di queste sagre e a seguire particolare attenzione ai bilanci annuali delle associazioni che le organizzano, nel giro di una stagione tutto sarebbe ricondotto alla normalità ….
Caro Marco, condivido pienamente il tuo articolo…Però ti suggerisco la sagra del fusillo felittese (quel fusillo, te lo garantisco, solo a Felitto viene lavorato così…): la sagra è in corso e durerà fino al 24 Agosto…poi mi farai sapere…
Sagra della cipolla rossa di Tropea, a campora San Giovanni in Calabria,io da napoletano l’ho trovata eccezionale,solo cipollaaaaaa in tanti modi,persino il gelato,tutto squisito e con un offerta a piacere
Egregio dott. Pignataro, mi chiamo Gianluca Lamanna e sono il presidente dell’ Associazione “Pro Massicelle”, che dal 1995 organizza la “Sagra dei Sapori Cilentani”, dal 9 all’11 agosto a Massicelle di Montano Antilia. Quest’anno oltre a fare una
differenziata del 68,8% durante la manifestazione, con smaltimento
autonomo dell’umido, (nel dettaglio: 327
kg di cui, 181 kg di umido smaltito autonomamente, 36 di multimateriale, 5
kg di vetro, 3 di cartone e soltanto 102 di indifferenziata, per un
totle del 68,8% di raccolta differenziata, come ogni anno abbiamo reperito le materie prime
direttamente nello stretto circondario..Es: verdure di campo raccolte in
loco, patate coltivate nei nostri terreni, olio d’oliva, miele,
formaggio di capra da presidio slow food presente nel comune (azienda
agricola Amaltea)..ecc. L’associazione “Pro Massicelle”, con i ricavati,
pianifica le attività sociali per tutto l’anno e reinveste il proprio
utile a beneficio della comunità. Va fatta un pò di pulizia, ci vuole un
disciplinare, km zero e raccolta differenziata spinta. Un abbraccio.
Completamente d’accordo Marco. Ho chiuso con le sagre dopo averle ampiamente descritte per Paese Sera, in lungo e in largo, in Campania già all’inizio del 1980. Il declino è cominciato allora. Ma il record ce l’hanno quelli di Sant’Agata Dei Goti. Una a settimana: dagli gnocchi al fungo. Non manca nulla.
Ma anche Dugenta e Cusano non scherzano…. :-)
Ecco, sono esattamente gli esempi di sagre negative cui pensavo leggendo l’articolo di Marco.. e però… proprio quelle sagre credo siano organizzate da piccole aziende locali (macellerie o simili) e non hanno tutte le caratteristiche di una sagra. Ovviamente ci sono lodevoli eccezioni (sono testimone per parte mia della eccellente organizzazione della Sagra del Mare di Monte di Procida) ma il problema rimane e andrebbe affrontato su diversi livelli.
Il primo problema sono i comuni, che non fanno filtro in nessun modo rispetto alla qualità della proposta: su questo c’è poco da fare se non continuare in una seria informazione, sperando che in qualche modo diventi cultura e possa passare a qualche amministratore.
L’informazione è un altro problema: i giornali continuano a riferire tutto indiscriminatamente, non distinguendo le buone iniziative da quelle invece commerciali e di basso livello. Meritorio pertanto aprire anche qui una discussione su un blog così seguito.
Altro capitolo è quello dei controlli: anche la sagra più locale e autentica non può avere minori controlli fiscali ed igienici di quelli che riceve regolarmente anche solo una paninoteca o una salumeria: è una questione di equità!
sul fronte dell’informazione ci sarebbe molto da dire.Quanti si fanno o malanimo come il sottoscritto dicendo verità scomode.diciamocela tutta il 50 % dei locali di guide e affini potrebbe tranquillamente non essere segnalato.Ma puoi fare una guida di 100 locali in tutta Italia? o di 10-15 sagre in Campania?
Vero, alla fine una selezione troppo esclusiva non raggiunge l’obiettivo. Troppo spesso però si pubblica qualsiasi annuncio acriticamente, senza nessun tentativo di controllo e/o approfondimento…
Un tentativo di segnalazioni serie lo aveva iniziato, ma mi pare sia concluso, per la Toscanan Antonio Passanese su Il Corriere Fiorentino con la rubrica Sagra Mon Amour
http://corrierefiorentino.corriere.it/ricerca/firenze/search.do?q=sagra%20mon%20amour
Bella zona massicelle,ho conosciuto un produttore di salumi molto interessante.,
Beh, questa sulle “sagre” ci voleva tutta, complimenti, mi trovo del tutto d’accordo sulla disquisizione che hai fatto.
Trovo peraltro molto da evidenziare alcuni fatti che hai detto, in particolare che queste “sagre” siano spesso il contraccambiare di favori fatti in campagna elettorale, così come sottolineo anche io il danno vero che portano a chi fa la ristorazione locale e che si sobbarca tanti oneri che, nel weekend, vengono vanificati da queste spesso squallide pantomime dalla florida inventiva ma con una pessima qualità oggettiva.
Sante parole
date le mie esperienze degli ultimi anni, non riesco ad essere equilibrata sul tema. La percentuale di abolizione del 99% proposta qui efficacemente da Marco mi sta benissimo.
Storicamente nel Cilento c’era solo la sagra delle alici fritte che si tiene i primi giorni di settembre a Pioppi,ma per vari motivi sono anni che non vi partecipo più,per cui non saprei se consigliarla o meno.PS.Purtroppo le precise e puntuali osservazioni di Marco non possono che essere condivisibili,anche se per altro verso viene da chiedersi come sia possibile che tanti eventi palesemente taroccati continuino negli anni a riscuotere tanto successo.FM.
Secondo me hanno successo perché si spende meno che al ristorante e la gente basta che passa un po’ di tempo è contenta.Eppoi quanti capiscono o chiedono se un formaggio o un salume è locale o comprato al cash?E soprattutto quanti si lavano le mani dopo essere andati in bagno?io sono un po’ fissato però un minimo di igiene…
Questo, Marco, è l’altro aspetto del problema: finché c’è folla a questi eventi, finché c’è domanda di intrattenimento mangereccio a basso costo e a controllo-zero, allora avranno ragione, purtroppo. gli organizzatori. L’unica risposta può essere solo quella della crescita della cultura alimentare e, per altro verso, del rispetto delle normative.
quoto tutto, ma è una delle poche cose diverse dal solito che vengono organizzate dalle mie parti (genova) non toglietemele!
D’accordo su tutto caro Marco. In passato l’unica sagra che ho frequentato per alcuni anni, e che valeva veramente la pena, è stata quella del fusillo di Gioi, ottimamente organizzata nel vecchio convento e sempre affollata di turisti. Purtroppo da alcuni anni per problemi economici e burocratici non esiste più. Peccato.
ho dedicato pochi giorni fa un pezzo ai fusilli felittesi….ottimi
Articolo interessante e condivisibile. :-) Da qualche anno cerchiamo di dare un’impronta diversa alla nostra Festa dello Struppolo a San Salvatore Telesino (BN), che quest’anno si terrà il 30-31 agosto e 1 settembre. I nostri punti cardine sono la filiera corta, l’acqua di rete, l’uso di stoviglie biodegradabili, la trasmissione della tradizione alle nuove generazioni attraverso la Scuola di Mastro Struppolo (le massaie fanno vedere sul momento come si prepara lo struppolo), il mercatino dell’agricoltura e dell’artigianato, la partnership con Slow Food Valle Telesina per i Laboratori del Gusto che coinvolgeranno anche i bambini. Tra l’altro a maggio siamo riusciti a far inserire lo struppolo e i “vanti”, entrambi tipicamente sansalvatoresi, nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Campania. Per saperne di più vi rimando alla pagina http://www.prolocosansalvatoretelesino.it/?page_id=940. Siamo una Pro Loco giovane e accettiamo consigli e critiche..venite dalle nostre parti a farvi un giro!Vi aspettiamo! :-)
Terrò io ilaboratorio su struppolo e salumi.E che salumi :-)
Buongiorno mi chiamo Carmen Grosso è faccio parte di un “Associazione la “ONLUS MICHELE CAVALLO” di Montano Antilia Salerno. con questa associazione ( che porta il nome di mio figlio morto di leucemia nel 2000) organizziamo tra le altre numerose attività, ” SAGRA DEI FIURIDDI E RUSPITIEDDI” che si tiene dal 5 all’ 8 agosto ogni anno ormai dal 2001. sono d’accordo con lei riguardo alla qualità delle sagre o perlomeno di alcune.
Come diceva giustamente lei a volte è un gioco al risparmio quando alcuni “organizzatori” vanno a fare la spesa.
noi a parte che abbiamo l’HCCP…come organinizzatori, tutti i prodotti usati per la preparazione dei piatti è strettamente locale, dalla farina per i primi, cavatelli e fusilli, fatti rigorosamente a mano dalle signore anziane e ragazze del paese. Macinata nel mulino locale. le salsiccie rigorosamente locali come i ” FAGIOLI DELLA REGINA” coltivati esclusivamente dai nostri concittadini, lo stesso vale per le melanzane e tutto il resto che viene servito. come anche il vino prodotto dalle cantine di un nostro concittadino. La sagra si tiene in un bosco incantevole la invito ad andare a vedere le foto sulla nostra pagina facebook “onlus Michele Cavallo”, abbiamo i posti a sedere e un parcheggio gratuito. nel corso degli anni la gente interviene sempre numerosa e nel corso degli anni si aggiungono sermpre moltissime persone. E noi aumentiamo i posti a sedere, il tutto contorniato da musica locale. abbiamo ragazze e ragazzi del posto che mantegono puliti i tavoli. Le mando una locandina per farle vedere il nostro programma. comunque l’invito alla sagra l’anno prossimo, si ricordi, lo scriva in agenda- 5-6-7-8 Agosto Montano Antilia provincia di Salerno. così si renderà conto e poi dirà cosa ne pensa…perchè ovviamente io sono di parte. la mia a-mail è: [email protected]
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=361501743977392&set=t.100001308649748&type=3&theater
buona giornata Grosso Carmen
Ringrazio per l invito,verrò sicuramente.
Ieri ho visto una sagra bellissima:”Sagra Nu Poc E Tutt Cos”!!!!!
beh, non si può dire che non siano stati onesti… :-D
Questa la devi sentire:a pietrastornina prov di Avellino sagra dei culurgiones tipica pasta Dell Ogliastra ossia Sarda.Ma come vengono certe idee?pur immaginando a cucinare un sardo trapiantato in Irpinia ma che c entra la sagra???!Ovviamente i sardi hanno protestato con gli organizzatori.
che fantasia!!
Sagra interessante a Roccapiemonte.Un piatto di rigatoni Vicidomini al ragù di bufalo 2.5 euro,vino 0,50 cent al bicchiere come pure acqua e anguria.
io resto profondamente scettico…la sagra perfetta non l’ho mai trovata. stasera mia moglie sarà a Stio, io purtroppo no, ma sono pronto a raccogliere la sua esperienza.
sono sentimentalmente legato alla “Fiera della Frecagnola” a Cannalonga (SA), quest’anno dal 4 all’ 8 settembre (www.frecagnola.it) e non esprimo opinioni perchè sarebbero troppo di parte, ma alle sagre faccio proprio fatica ad andarci…
Facci sapere come è andata aStio anche se il meteo promette pioggia.Ricordo La frecagnola come una gran bella sagra.
a me piaceva andarci già nei giorni precedenti, quando tutto il paese era in fermento per i preparativi e l’aria era impregnata dell’odore di bollito che usciva dalle cantine delle case. una gran bella festa.
ti aggiorno sull’esperienza di mia moglie.
Il feedback da mia moglie è stato a dir poco stupefacente. tantissimi complimenti per l’organizzazione e per il clima festoso, ma per niente caotico.
sui cibi si è prolungata in complimenti e apprezzamenti. hanno assaggiato tutto, anche perchè erano in tanti. qualche critica per i dolci e per la cosistenza dei cavatelli, ma niente di particolare.
ho perso un’occasione??? sarà per l’anno prossimo.
Enrico hai visto che avevo ragione a dire che era la sagra perfetta!!! :-)
una sagra differente, con la partecipazione e la benedizione di marco contursi…..
http://www.prolocostriano.it/xxi-sagra-del-pomodoro-san-marzano-dop
pomodoro San Marzano a Striano?
salve ho letto con piacere il suo articolo e condivido in toto le sue opinioni..mi sento di segnalarle una sagra (magari lo hanno già fatto ma io non ho letto i commenti),la sagra dello ZENZIFERO a Quaglietta Sa,la sagra è originale perché si svolge in un borgo medievale,è incentrata su un unico prodotto originale che è appunto la pianta dello zenzifero che è tipica di quel paese e non si trova in nessun altro posto! la Sagra si è svolta i giorni 18 e 19 Agosto…potrà trovare molte informazioni sulla pagina FB riferita a Quaglietta,intanto le anticipo che con questo ingrediente si preparano i ravioli di ricotta della zona e zensifero,formaggio allo zenzifero,liquore allo zenzifero…spero ci vada e mi faccia sapere!! a presto
Spero che SF non intervenga nelle sagre.
si può fare basta collaborare è progettare tenere solo quelle con scopi sociali che il ricavato andrà destinato al 100% ad una onlus o alla mensa dei poveri o caritas si può sempre trovare un intesa basta volerlo che cè vo tutto a favore degli Italiani i nuovi poveri gli immigrati prendono 80 euro al giorno esen tasse come un operaio specializzato
Dove l’haietta quelka degli ottanta euro.Poi son soldi della Comunita’ o di qualche politico di” buon cuore”.E pervhe’ li ricevono forse per motivi umanitari?lordi o netti, contanti o a pagheri’ dopopo che qualche nostro ministro leghista della minchia se lie’ intascati e poi dopo( che si son ctepati di fame) tra un anno forse gli eredi li avrannno.Possibile che pure nelle sagre devo leggere ste strunzate.
Mi sento di segnalare come esempio più che positivo la “Festa del lampone e del mirtillo” ad Avasinis, un delizioso borgo delle montagne friulane, in provincia di Udine. Qui si può trovare il mirtillo ed il lampone nella gran parte dei piatti, dal primo (nei tipici ravioli detti “Cjarsons”) al dolce e al gelato. Le altre pietanze sono quasi tutte tipici piatti della zona friulana, dal “frico” ai formaggi di malga, impiegati anche per creare stupende frittate. Unica concessione ai tempi moderni, le patatine fritte, che comunque si abbinano bene ai wurstel, da sempre impiegati in queste zone di confine, e alla birra, di cui viene proposta anche la versione aromatizzata al mirtillo. Musiche locali eseguite da suonatori locali, a differenza di tante sagre cosiddette “tipiche” a cui fanno da sottofondo musiche disco a tutto volume. Dimenticavo: i vari piatti vengono preparati nei cortili e nei portici dalla gente del luogo, ognuno con una sua specialità, cosa un po’ scomoda ma che però ti costringe, molto piacevolmente, a visitare il paese, vedere le persone che ti preparano le cose sul momento, utilizzando magari la cucina economica di casa. Insomma: gente davvero cordiale, luogo bellissimo, ed ottima ed intelligente organizzazione.
D’accordo con l’articolo al 100% e ti suggerisco la sagra del fusillo felittese, esiste da 39 anni e quest’anno è iniziata il 14 agosto e ha termine il 24 agosto! Si svolge a Felitto, nell’entroterra del Cilento, oltre a degustare il fusilli che è pasta fresca, simile al bucatino e servita con sugo di castrato o vitello o con sugo semplice o al forno con mozzarella!
Per chi come me lavora duramente (e gratuitamente, senza alcun contributo pubblico!) per organizzare una sagra, faticando per poter garantire piatti espressi (no congelati, no preparati,ecc) e fatti a mano, fa male leggere che si faccia questo bel fascio con tutte le erbe.
Articoli come questo servono solo a dare giustificazioni, a chi non si sofferma a riflettere (ovvero il 99% della “gente”), per denigrare anche il lavoro di chi si impegna davvero al di sopra delle forze.
Non voglio dilungarmi oltre, e credo che molto probabilmente non tornerò in questo blog per leggere se qualcuno abbia risposto a questa mia esternazione. Mi sono sentito di scrivere qls d’istinto per non dover, per l’ennesima volta, sentirmi svuotato da tanta crudeltà e facilità di giudizio. Allo stesso modo potrei scrivere che il 99% dei blog andrebbero aboliti per le scempiaggini che scrivono.
Buone cose, da chi continuerà a lavorare per bene.
intervento inutile…..invece di dirci quale è questa sagra che Lei organizza, così i lettori possono andarci e verificare e magari trascorrere una bella serata,lei fa solo l’offeso.Ha perso una occasione….anche perchè se legge la fine dell’articolo chiedo consigli su qualche sagra valida e un pò più sopra,specifico a chiare lettere che non sono tutte da buttare…perchè non si cerca di essere costruttivi quando se ne ha la possibilità????
Una delle migliori sagre del Cilento è quella che si svolge a Magliano Nuovo, la “Sagra del Cavatiello Maglianese”, ottima la qualità, splendido il paese, perfettal’ organizzazione.
Ho girato tutte le sagre del Cilento caro signore, e ce ne sono di belle, ben organizzate e di qualità. Si vergogni di mancare di rispetto alle tante persone che, spesso, in modo gratuito e solo per dare un po di movimento ai tanti piccoli paesi che stanno scomparendo . Lei ne nomina solo qualcuna, per chissà quale subdolo motivo, o per far piacere a qualche suo amico. Rifletta prima di parlare, e soprattutto ci vada alle sagre.
Gentile Marco, il mio era un pezzo di denuncia sulle sagre in generale non su quelle cilentane,Ne nomino solo qualcuna poichè non è un pezzo sulle sagre valide e comunque chiedo ai lettori di segnalarne di buone in cui sono stati.Infine non ho nessu rapporto con la sagra di Stio ma è palese che è una delle migliori, mi dica Lei in quale sagra l’accesso ai tavoli è regolato da un programma informatico che ti manda un sms appena si libera un tavolo?
Questo articolo parla solamente di due tipi di sagre: le sagre-pacco e la sagra che si tiene a Stio. Eppure la mia esperienza di sagre cilentane è molto positiva e posso affermare di conoscere molto bene il territorio, lo frequento da tempo sterminato (costa ed entroterra). Cito le mie preferite: la sagra di Giungano della pizza cilentana (da non confondere con quella napoletana) e la festa del pane di Trentinara (in un borgo molto caratteristico che sente molto le tradizioni contadine), ma non disdegno anche Rutino, Ostigliano e Perito. Chi frequenta quelle zone sa che certe sagre si agganciano a lontane tradizioni locali e riescono a fare vetrina di certi deliziosi paesini ormai dimenticati, che traggono occasione per mostrare anche pezzi di artigianato locale, il tutto lungo percorsi che penetrano i borghetti medievali. Mi sorprende tanta delusione, invito l’autore dell’articolo a visitare più approfonditamente il Cilento o per periodi più lunghi (le sagre che ho citato sono tra le più sponsorizzate, è strano che non le conosca), scoprirà che i tesori gastronomici locali possono gustarsi tanto nei ristoranti quanto nelle sagre!
Gentile Benedetta, il perchè ho citato Stio lo può leggere appena sopra, nella risposta ad un altro lettore.Circa le sagre cilentane, è verissimo ce ne sono di valide e conosco personalmente quelle che lei cita.Ma ce ne sono anche di pessime, le dico solo che in una trovai un venditore di taralli pugliesi e un formaggiaio lucano, buoni ma che col territorio non c’entrano niente.Tenga poi presente che in alcuni borghi,ogni week end fanno una sagra (sagra dei wustel in Cilento!!!) e l’economia dei ristoranti va in malora.L’articolo voleva attirare l’attenzione su un fenomeno generale, e se legge bene, io parlo di 70% di sagre poco valide, il restante 30 sono le buone.Un pò di occhio critico poi ci vorrebbe in chi va alle sagre e non deve prendere per oro colato tutto quello che vede solo perchè il contesto del paesino conferisce un’aura di genuino….molti dei salumi e dei formaggi, spesso vengono dalla grande distribuzione, ma lo sa quanti kg di sopressata t ci vogliono per far mangiare 2-3mila persone?a 50 g la porzione, ma spesso sono più abbondanti per evitare lamentele?da un maiale,facendola a dovere ne escono 10-15 kg.Faccia Lei due conti.Ovviamente ci sono anche le sagre valide..
Gentile Michele mi è difficile rispondere a una persona che offende senza avere il coraggio di firmarsi,palesandosi per quel che è…..un arrogante codardo.
Le faccio solo presente che ho parlato del 70% delle sagre,avendone girate oltre 20 cilentane e una 30ina di altre province.E se alla gran parte delle persone taluni prodotti somministrati possono sembrare locali,non lo sono per un palato allenato e profondo conoscitore del settore.Il fatto poi che si sia costituita una associazione di ristoratori contro le sagre,la dice lunga sul danno che fanno ai ristoranti.
Infine circa il mio modo di scrivere su un blog,totalmente diverso da un pezzo su carta scritta per mia scelta stilistica che vira verso il dialogato e l informale ( da qui l uso di termini coloriti) ,capisco non possa piacere a lei come non piace a me essere letto da chi offende nell anonimato di una tastiera, ergo basta andare oltre quando vede la mia firma.Entrambi non perderemo nulla.
Sono d’accordissimo con il sig. Contursi, io ricordo nella mia zona che è la bassa ciociaria quando si facevano si le sagre erano delle specie di spot per prodotti locali come la pannocchia, le castagne, cocomeri, l’uva o al massimo se preparati tipo la fresella e non so se tutti la conoscono, insomma prodotti della terra o preparati ma rustici, e soprattutto fino a circa 20 anni fà erano gratis, ovviamente senza fare 10 bis, oppure a libera offerta, è normale che allora dopo aver mangiato il prodotto che ti offrivano andavi allo stand vicino ed acquistavi altri prodotti che dovevi ovviamente pagare, altrimenti le sagre diventavano un costo impossibile da sopportare anno dopo anno.
Poi all’improvviso hanno capito che ci si poteva lucrare sopra e così sono esplose una fauna selvatica di sagre, ed il bello che con chiunque parli dei promotori, sembra sempre che per organizzarle ci rimettano di brutto ogni anno, ma credo che la cosa sia poco vera, perché se c’è un popolo poco incile alla beneficenza siamo proprio noi, almeno io personalmente posso buttare soldi per 2/3 anni ma dopo smetto, invece vedo sui manifesti che sono arrivati alla 15/20ma edizione.
CMQ ci sono anche sagre molto piacevoli e ben organizzate che una famiglia media di 2 adulti e 2 bambini con minimo €50 (sfido a trovare di meno perché il + delle volte sono porzioni mini e quindi ne acquisti anche 2/3) passi una serata diversa.
Sono d’accordissimo anche quest’anno. Mi hanno detto bene di Stio, ho provato a Omignano paese e devo dire ottimo fusillo. Ma in un mare di avvisi leggi di cose improbabili, e allora se proprio è necessario, meglio andare alle solite sicure, quindi Stio, S.Mauro, Novi Velia, Pioppi……….
Parole sante!
Concordo su tutto quanto scritto da Marco nell’articolo, ne approfitto per invitarvi alla sagra del pomodoro san marzano dop che si terrà a Striano ( NA ) nei giorni 11, 12 e 13 settembre 2015 nei giardini di Via Risorgimento organizzata dalla pro loco.
Verranno preparati piatti di Pasta del Pastificio Grania/Gemme del vesuvio di Castello di Cisterna ( NA ) con Olio extra vergine del frantoio ” Torretta ” di Battipaglia e pomodori san marzano dell’industria agriconserve ” Strianese “.
Parmigiana di melenzane con fior di latte del Caseificio ” Il casolare ” di Alvignano ( CE ).
Bruschetta con insalta di pomodori, olive e sedano con mozzarella di bufala del Caseificio ” Il casolare ” di Alvignano ( CE ).
Birra artigianale ” Maneba “:
Pizza fritta.
Menù a partire da 8 euro.
Quella del Picio a Seggiano (Grosseto) fantastica! Ben organizzata e solo prodotti locali! Picio al ragù, all’agliona, con pancetta e salsiccie, bistecche e trippa alla Toscana. Prezzi bassi e servizio ottimo!
Bellissima sagra, seria e con prodotti d’eccellenza.Vale il viaggio.
Origine del nome. prodotti, tipico, locale e quant’altro…L’importante è che queste sagre producano lavoro ” sano”. Per il resto facciamo, mangiamo e produciamo tante altre schifezze…Almeno il lavoro ed il suo reddito/guadagno è sano!
Signor Contursi, sono assolutamente d’accordo con l’articolo, soprattutto perché quando si parla di sagre so bene di cosa si tratta. Da 30 anni collaboro a quella organizzata dalla proloco di Massa di Faicchio (BN) che si svolge ogni anno nel terzo fine settimana di settembre. È una sagra enogastronomica, che detto così può sembrare generico e vuoto, ma la nostra è una zona votata al vino e a tanti piatti della tradizione, difficile sceglierne solo uno.
I piatti vengono preparati direttamente da famiglie del posto con lo stesso amore e la stessa passione con cui vengono preparati per le tavole di casa. Questo ovviamente pone un limite a quello che possiamo offrire e all’utenza che possiamo servire, ma abbiamo scelto questa strada, non ci interessa diventare “famosi ” ( anche se già lo siamo) ma sapere di offrire un prodotto genuino e godere della soddisfazione dei nostri “sagristi” affezionati. Certo è difficile non cedere alla tentazione delle patatine fritte, delle crêpes e qualche errore lo facciamo anche noi, però ci guardiamo intorno e vicino a noi vediamo manifestazioni che oramai sono gestite da ristoranti e durano mesi interi pur continuando a chiamarsi sagre e allora ci perdonerà le crêpes e verrà ad assaggiare il resto armandosi di pazienza per le probabili file alle casse e resse agli stand. Poi mi farà sapere, i consigli e le critiche come le sue non possono che farci piacere.
Complimenti finalmente qualcuno dice la verità, le sagre sono quasi sempre una delusione per chi le visita. Anche a me è capitato di andare ad una sagra delle fragole e mirtilli e non trovare neppure una fragolavo mirtillo e neppure un dolce. Inoltre aggiungo che spessissimo il cibo oltre a non essere di qualità, è pure precotto e birra e vino sono da denuncia.
Scusate, una sola domanda. Cosa fa signor Marco Contursi???Quali competenze ha per giudicare una sagra di prodotti tipici??? (Su tante cose scritte ha pienamente ragione) Mi presento sono Paolo del Consorzio pro loco del Cilento. Grazie mille.
vogliamo parlare di quella si San Mango Cilento ( sagra dello sfionzolo… o come cazz’ si dice) che dopo 2 ore e mezza non avevano portato da mangiare e dopo varie lamentele mi hanno portato il melone e il dolce , quindi mi incazzo come una jena e incomincio a fare storie, dato che al tavolo affianco mangiavano dopo 15 minuti dopo che si sono seduti.
morale della favola 3 ore e alle ore 1.00 torniamo a casa senza mangiare, ma almeno con il rimborso dei soldi.
Analisi cn gli stessi presupposti ma da un diversi punti di vista pubblicata circa 5 anni fa:http://www.bottegadellemani.com/sagra/
E’ mai possibile che bisognerebbe andare fino a Grosseto per trovare una sagra bellissima?
In Campania dobbiamo sempre fare figure di mm….?
P. S. Comunque andrò a Striano e che Dio me la mandi buona (come sperava Totò quando attendeva una nuova cameriera)
Fra l’altro a Seggiano c’è un grandissimo e raro olio extra vergine d’oliva prodotto dalla verità autoctona Seggianese, ed anche degli ottimi Pecorini, segnalo in particolare quelli del Caseificio di Seggiano.
Vorrei parlarle dell’Umbria…in particolare la zone dove vivo…che è a metà tra Perugia e il lago Trasimeno ce sono alcune veramente valide a livello culinario…come prezzi più meno…per un primo siamo sulla media dei sei euro…però sono belle porzioni e conoscendo bene chi cucina so per certo che gli ingredienti sono freschi…montepetriolo(pg)si mangia benissimo il cinghiale periodo fine luglio inizio agosto…stesso periodo a strozzacapponi(pg)c’è la sagr del crostone che praticamente è una fetta di pane conbsipre una specie di paté grossolano…buonissimo…a bagnaia(pg)anche lì ottimi piatti periodo di ferragosto…e a capanne(pg) c’è la sagra della granocchia ai primi di luglio…li si muore dal buon mangiare…umbricelli maialino granocchie fritte ed al sugo tagliatelle allla polpa di rana…i primi vengono serviti dai camerieri a tavola e non te la danno contatta anzi forse esagerano un Pose mai dovesse passare da queste parti in quel periodo si ricordi di questo posto…ne vale la pena…
Prima di scrivere cose del genere dovresti come minimo informati prima. Mi riferisco specialmente alla parte dove parli delle proloco, che danneggiano il territorio con le sagre, che hanno regimi fiscali agevolati e che sono pilotate dalle elezioni comunali. Se hai avuto qualche sgarro a livello personale non significa che tutte le proloco e tutte le sagre funzionino così.
P.S.: si scrive “input”
Trovo giusto tutto quello che dice,poi non dimentichi che molti prodotti vengono sponsorizzati quindi gli organizzatori spendono ancora meno.Avevo proposto ad una sagra di far partecipare i ristoratori locali con piatti a tema,ma i ristoratori tranne me si sono rifiutati.purtrppo fincche non entrera nelle teste di molti la parola collaborazione, il cilento rimarra sempre chiuso a se.
Messico e nuvole a belforte del chienti ad agosto .. la sagra della madonna di vestignano ogni 3 anni a vestignano di Caldarola dove fanno i maccarù de lo vatte e maialino .. sagra del tartufo nero s angelo in vado ad ottobre.. ascoliva in questo periodo ad ascoli centro .. solo olive ascolane di vario tipo .. sagra della cacciainnanzi a roccafluvione a marzo queste x me sono vere sagre
le battaglie di civiltà sono ben altre.
la libertà della gente viene prima di tutto.
Quante chiacchiere inutili!
E udite udite…l’assessore alla cultura del mio paese quando chiesi cosa avesse organizzato mai di culturale mi rispose proprio “le sagre” ! Ancora oggi mi chiedo cosa non ho capito della cultura.
Premesso che ho massimo rispetto delle proloco e di quello che fanno, qui si è fatto un discorso di massima, senza alcun interesse personale visto che io non organizzo sagre ma sono un osservatore attento e qualificato del mondo food da oltre 15 anni.Quanto scritto non si riferiva alle tante sagre valide, ma alle tantissime superficiali in qualità e contenuti che a volte sfociano addirittura nel penale come questa di cui potete leggere qui, decine di persone corse in ospedale.http://www.ilmessaggero.it/RIETI/rieti_sagra_ascrea_funghi/notizie/1512421.shtml
Ciao Marco,ti parlo della mia esperienza da giovanissimo imprenditore che ha deciso con coraggio, di investire nella promozione del nostro difficile territorio.
Mi sono proposto alla sagra del prosciutto di pietraroja ,per promuovere i miei salumi,visto che è una sagra in cui l’argomento centrale è il suino,essendo la nostra azienda unica sul territorio,con un allevamento di proprietà,volevo anche stimolare la piccola comunità,dimostrando che uno sbocco economico di qualità,è possibile.
Mi è stato detto che non potevo far degustare i miei salumi,PERCHÉ AVREI OSTACOLATO IL MERCATO DELLA SIGNORA DELLO STAND DI FRONTE,CHE AVEVA GIÀ INVESTITO DEL DANARO,PER ACQUISTARE SALUMI DI CHI SA DOVE ! Senza parole,sono tornato a casa. Ero ancora adolescente quando decisi,da cuoco,di cucinare carrati,invece del risotto,quando decisi di prendere per mano questo territorio invece di emigrare,ma questa è stata l’ennesima batosta che questo territorio mi ha restituito….sono davvero stanco ,di questa italia,dell’ignoranza,della cattiveria ecc…
Mi rifaccio a tanti commenti già esistenti………………………………..
la validità di una ” S A G R A ” premesso che ogni occasione e buona.
Ma dovrebbe essere al fine di rilancio di un prodotto tipico, di tradizioni culinarie, in fase di andare completamente perdute.
ma sopratutto oltre al rilancio del territorio , ma anche dare un senso, uno scopo a queste manifestazioni.
ma tutto è furchè questo solo un grande introito , introito che poi come viene gestito o sponsorizato………………. a danno
delle attività commerciali in sede fissa.
Sarebbe una buona occasione in collaborazioni con le attività presenti rilanciare un piatto una pieatanza dimenticata..ma
che poi abbia un seguito .che si possa trovare per buona parte dell’anno sul territorio…… non una sola volta e via……!!!!!
Ma bensì fare .creare un ” B R A N D “
Mentre scrivo ho in mente i tanti commenti già esistenti in rete e affermo, in ogni caso, la validità di una sagra, che è sempre una buona occasione per molteplici motivi .
Il fine principale è il rilancio di un prodotto tipico o di attività e tradizioni culinarie, che si stanno dimenticando.
In ogni caso una sagra è da vedersi come un momento di incontro, confronto, con uno scopo anche economico………………………. e questo introito dovrebbe poi essere gestito in modo .. ” SOCIALE “ coinvolgendo principalmente le attività del settore con sede fissa.
E’ una buona occasione di collaborazione con le attività presenti territorialmente e i prodotti o l’attività sponsorizzata deve poi essere sempre presente, successivamente, sul territorio.
E’ cosi che si può creare un “ BRAND”.
Prego lo SPETT: moderatore di nn tener presente la mia prima missiva … mi è partita involontariamente la bozza grazie
Chef Nick Ricci
La sagra del carciofo bianco di Auletta.
Condivido la disamina di Marco Contursi,volevo segnalare la Festa del bocconcino di bufala campana,che si tiene a S.Cecilia di Eboli,in agosto ormai da 23 anni…ha avuto nel tempo,i patrocini del comune,della provincia,della regione(l’assessorato in tutti i casi all’agricoltura),dell’E.P.T e del ministero delle politiche agricole e forestali,nell’anno 2002 ha avuto la menzione della presidenza della repubblica!Inoltre è segnalata nelle riviste Bonechi, edita a Firenze,Tourism and Gastronomy edita a Milano…..penso che possa essere annoverata,tra quelle feste,di un prodotto locale e non tipico…..anche se molto conosciuto nel mondo,ma tant’è!
Se in una sagra si realizzano più di mille coperti,i piatti saranno “locali” di nome,ma gli ingredienti per farli non possono essere mai locali.Conosco sagre in cui il piatto principe è una pasta fresca che porta 6 uova/Kg che si tengono in paesi dove
le galline non arrivano a mille ,non si coltiva grano duro e realizzano anche diecimila coperti:le conclusioni si tirano facilmente.
Saluti
Il ns. locale è sito in Empoli e quando arriviamo a giugno si smette di lavorare o quantomeno si lavora pochissimo perché nel circondario è letteralmente pieno di sagre e di qualsiasi tipo di feste. Il lavoro ricomincia ad avere un standard regolare a partire da fine settembre. Questo locale è un Pub abbastanza noto dove oltre a le birre si da anche da mangiare con primi piatti,panini, pizze ecc. ecc..ed assieme a noi c’è un certo numero di ristoranti che per quattro mesi circa vanno letteralmente in crisi per quanto sopra esposto. E quindi il problema è, come si può immaginare, che non si combatte ad armi pari in una concorrenza sleale. I vari comuni lo sanno o fanno finta di non saperlo e le sagre e feste varie aumentano spropositatamente. Nient’altro da aggiungere in quanto pensiamo che oramai la situazione sia chiarissima.
Perlomeno questo signore ha citato l’origine delle sagre, e ne ha illustrato i difetti oltre che i pregi.
Sono completamente d’accordo con l’autore dell’articolo. Aggiungo soltanto alcune considerazioni. A mio parere quello che disturba è l’uso improprio del termine “sagra” attribuita a manifestazioni che con questo termine non hanno nulla a che fare. E’ come se io chiamassi “Congresso” una partita di calcio scapoli-ammogliati. Nessuno ha il diritto di proibire una manifestazione incentrata sull’offerta di cibo organizzata da qualche associazione, con lo scopo di raccogliere fondi per autofinanziarsi o per animare una località che rischia di spopolarsi o semplicemente per stare insieme. L’importante, a mio parere, è che non venga chiamata “sagra”, che non ottenga finanziamenti o agevolazioni pubbliche e che sia soggetto a controllo igienico-sanitari e fiscale più rigoroso. Il termine “Sagra” deve essere attribuito solo a quelle manifestazioni che rientrano nei criteri del “Manifesto sulla sagra autentica” elaborato da gastronomi seri, uomini di cultura e professori universitari che hanno studiato a fondo la materia e si sono pronunciati in merito. A tal proposito rimando al documento presente in rete: http://www.italiaatavola.net/articolo.aspx?id=17356
Sfortunatamente abito a Biella, paese con il 50% di anziani e vi assicuro che qui sono capaci a chiamare i carabinieri anche se sentono musica alle 9 di sera…
Tra un po’ ci mettono le pantofole per camminare per strada… vietare le sagre in un paese in recessione da decenni e’ un suicidio economico, le sagre attirano gente, turisti che non vogliono far vacanze in un convento.
E’ pura follia… qui ne sappiamo qualcosa vivendo in una citta’ che somiglia ad una casa di riposo..
Nessuno investe in un paese che vuole dormire… e per le mancate entrate derivanti da sagre, movida ecc… i sindaci sarebbero costretti ad aumentare le tasse ai residenti, ovviamente.
Devo dire che in Italia siamo i numeri uno al mondo per suicidarci, socialmente, culturalmente e vedo anche economicamente.
Quindi, Luca, secondo te a Biella pagate poche tasse perchè il comune guadagna abbastanza soldi con sagre e feste varie?
Fino ad oggi ero convinto che le sagre fossero una spesa per il comune e che, per mantenere buoni rapporti politici con i comitati organizzatori e parrocchie, contribuisse con patrocini, sovvenzioni, prestiti di palchi e sedie (con operai comunali per l’allestimento), gestione viabilità e sicurezza (transenne, ambulanze e polizia locale).
Secondo me è probabile che, ora che TARI, TASI, IMU e loro evoluzioni sono riscosse direttamente dallo stato, le uniche entrate dirette per i comuni siano contravvenzioni e concessioni edilizie, ma la butto là, come ipotesi…
Questa teoria che le sagre, pur fatte male,possano salvare l italia dalla recessione meriterebbe il nobel…..il problema dell’italia è che oltre a essere tutti alelnatori e critici gastronomici, molti sono pure economisti con teorie miracolose……ma dai…..
Anche il mio astio nei confronti delle sagre aumenta con gli anni…
La mia esperienza mi porta a considerarle eventi male organizzati dove il cibo è scarso sia in termini di quantità che di qualità, il che ci porta a considerare automaticamente il prezzo pagato non adeguato.
Ogni volta che penso a feste patronali, sagre e altri eventi assimilabili penso ad attese di ore per mangiare, a decine di persone volontarie che lavorano (compresi bambini), ai bilanci oscuri e alle ancora più oscure destinazioni dei fondi raccolti tra incassi e sponsorizzazioni, alle attività ristorative locali che dimezzano i fatturati
Sono parzialmente d’accordo con l’articolo sulle Sagre, per due motivi: 1. Le sagre più che essere un motivo per fare soldi, sono un’occasione per far conoscere posti altrimenti sconosciuti ai più. Negli ultimi anni si è, infatti, incrementato il turismo enogastronomia e molte persone affrontano anche tanti km pur di mangiare prodotti locali e visitare luoghi nuovi. È il caso di Valva, piccolo paesino della provincia di Salerno, che pur avendo una villa e un parco bellissimo da visitare, era fuori dalle rotte turistiche. L’apertura del ristorante Arbustico e l’assegnazione di una stella Michelin allo chef Torsiello, hanno incuriosito i viaggiatori, che hanno poi scoperto anche la bellezza e la tranquillità del paese. 2. A Valva si tiene ad Agosto la Sagra della Tarantella, che è un tipo di pasta fresca che si mangia solo in questo paese. Assicuro che le tarantelle sono tirate a mano dalle signore del paese, che le condiscendenza con salsa o funghi. La carne che viene servita per secondo piatto (trippa o spezzatino) proviene dalla macelleria del paese, il caciocavallo è prodotto in loco e i magnifici taralli all’olio d’oliva e finocchietto sono del panificio del paese. Le zeppole di patate sono tipiche del posto e vengono impastate sempre dalle signore del paese e fritte in olio di oliva.
Voglio precisare che non sono una delle organizzatrici dell’evento e spero che questa mia nota abbia come effetto di incuriosire gli esperti di gastronomia, ma anche chi vuole visitare posti nuovi. Da non sottovalutare il fatto che Valva si trova a 5 km dalle Terme di Contursi, che, secondo me, non sono seconde a quelle di Ischia, solo che sono poco pubblicizzate e hanno intorno un territorio poco accogliente di sera, soprattutto per i giovani.
Esatto, attirano turisti e il turista spende anche nel territorio, sapete, dorme, mangia anche altrove magari se sta piu’ giorni, alloggia, fa shopping…. non c’e’ bisogno di un economista per dire che con la congiura del silenzio, con le citta’ che dormono come i conventi, il turista non viene attirato ma anzi, va altrove.
Oltretutto on tenete conto anche del ritorno d’immagine…
Nessuno ha detto che grazie alle sagre i comuni incassino quanto necessario, ma certamente senza sagre, eventi e movida, le tasse locali vengono aumentate ulteriormente per far fronte a quei buchi di bilancio.
Esempio…
La Sagra del Peperone “muove” oltre 2,6 milioni di euro
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Circa 250 mila visitatori in 10 giorni di manifestazione, per un impatto economico sul territorio stimato in 2,6 milioni di euro. Queste le cifre più rilevanti emerse dall’indagine intitolata “Effetti economici, sociologi e turistici della valorizzazione del patrimonio culturale Piemontese: il ruolo della Sagra del Peperone” e condotta, nel corso di Peperò – la 66° edizione della Sagra del Peperone di Carmagnola, dal team del dott. Giuseppe Attanasi, ricercatore dell’Université de Strasbourg (Francia) e direttore del Laboratoire d’Économie Expérimentale e dalla dott.ssa Valentina Rotondi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha curato il progetto di ricerca in collaborazione con l’Universitat de La Plana (Spagna) e l’Associazione “Cultura è Trasparenza” di Soleto (Lecce).
L’indagine sociologica, condotta nel 2015 per il secondo anno consecutivo nel corso della kermesse del peperone, ha confermato la strategicità della manifestazione per l’economia locale e l’indotto legato al turismo e alla ricettività. I dati raccolti hanno posto in luce un ulteriore incremento delle ricadute positive sul territorio nel corso della 66° edizione della Sagra del Peperone svoltasi dal 28 agosto al 6 settembre 2015. I dati sono stati presentati giovedì 11 febbraio nel corso della conferenza stampa svoltasi nella Sala Consiglio del Comune, alla presenza del sindaco, Silvia Testa e dell’assessore alle Manifestazioni del Comune di Carmagnola, Letizia Albini.
L’edizione 2015 della Sagra ha registrato un incremento di più di 50.000 presenze di visitatori, con un impatto economico diretto di 1.333.718 euro (+120 mila euro rispetto al 2014) e un impatto globale che è salito dai 2.159.804 euro del 2014 ai 2.630.200 euro del 2015, con un aumento di circa 470 mila euro rispetto all’anno precedente.
I dati confermano il valore della Sagra quale motore propulsivo per l’economia locale e le sue benefiche ricadute su tutto l’indotto. A fianco dei settori ricettivi e turistici che beneficiano in modo diretto della presenza dei visitatori sul territorio, si evidenzia ancora una volta il positivo impatto in termini di percezione della città e dei suoi abitanti
505 i questionari sottoposti quest’anno dai dieci rilevatori selezionati tra gli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Baldessano-Roccati di Carmagnola ad un campione rappresentativo dei 250.000 visitatori che hanno partecipato alla 66° edizione della Sagra. Anche quest’anno è confermata l’elevata età media del campione (il 50% degli intervistati ha più di 40 anni, il 65% più di 30), che si presume debba essere ricollegata al genere di offerta culturale proposta dagli eventi rientranti nella classificazione delle “Sagre enogastronomiche”.
Per quanto concerne la provenienza dei visitatori, la metà degli intervistati risiede a Carmagnola, l’11,5% risiede nel capoluogo Torinese, il 22% in provincia di Torino, il 9% nelle altre province piemontesi, il 2,3% proviene da altre regioni d’Italia mentre il 3,2% risiede all’estero, in particolare in Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra, Moldova e Ucraina. Si evidenzia perciò ancora un lieve incremento dei visitatori provenienti dall’estero, che conferma la capacità attrattiva della Sagra del Peperone di Carmagnola, che si fregia della qualifica di Manifestazione Fieristica di Livello Nazionale da ormai cinque anni.
Il dato è ancora più indicativo dell’attrattiva della Sagra del Peperone se si considera che il 77% dei turisti piemontesi, non residenti nella provincia di Torino, il 92% dei turisti provenienti da altre Regioni e l’88% dei turisti stranieri non è originario di Carmagnola. Il turismo della Sagra dunque, non è un “turismo di rientro” ma gode di una propria specifica attrattività.
La Sagra si caratterizza inoltre quale attrattore di nuovi utenti del territorio: ben il 34% degli intervistati non residenti a Carmagnola e il 73% dei turisti stranieri dichiara di aver partecipato per la prima volta alla Sagra del Peperone nell’anno 2015: il dato evidenzia che nonostante i suoi 66 anni, l’evento ha delle caratteristiche tali da risultare attrattivo per nuovi utenti e conferma che il piano di comunicazione adottato dagli organizzatori ha premiato in termini di raggiungimento e coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto. Sotto il profilo della comunicazione è interessante anche evidenziare che il 70% degli intervistati ha accolto con favore la scelta di “Peperò” quale nuova denominazione identificativa della kermesse. Il 24% degli utenti frequenta la Sagra perché rappresenta una tradizione, il 15% per l’offerta gastronomica, il 20% per curiosità. Il giudizio sulla Sagra è molto positivo: l’85% degli intervistati vive la sagra come manifestazione tradizionale e per il 74% è un evento culturale.
Elemento caratterizzante della manifestazione risulta essere la percezione della Sagra quale “evento di massa” (lo è per l’80% degli intervistati) di “elevata qualità artistica” (rilevata dal 70% del campione). Il dato è significativo considerando che ricerche condotte su altri eventi simili hanno evidenziato che più la percezione di una manifestazione si sposta verso l’idea di un evento di massa, tanto più la percezione della qualità dello stesso tende a diminuire. La Sagra del Peperone invece va in controtendenza, rimanendo percepita quale evento di elevata qualità nonostante la connotazione di evento di massa. L’analisi dei dati ha evidenziato inoltre che il 93% degli intervistati parteciperebbe comunque alla Sagra anche se non vi prendessero parte ospiti di livello nazionale/internazionale mentre solo il 66% parteciperebbe se non vi fossero le piazze enogastronomiche. Il dato conferma quanto già rilevato l’anno precedente, a dimostrazione che il cuore pulsante della Sagra rimane la componente culinaria ed enogastronomica.
Gli elementi più apprezzati della Sagra sono le aree enogastronomiche e la Piazza dei Sapori. L’offerta gastronomica è ritenuta soddisfacente dal 95% degli intervistati (+ 5% rispetto al dato rilevato nell’anno 2014), in particolare per la qualità e varietà dei prodotti disponibili. Per quanto riguarda l’offerta artistica, i dati evidenziano che la scelta di offrire spettacoli artistici di diverso genere sia la scelta più opportuna vista l’eterogeneità dell’audience della Sagra.
L’assessore Albini ha evidenziato che “i dati della ricerca confermano ancora una volta il ruolo trainante della Sagra del Peperone per l’economia carmagnolese. Nonostante i suoi 66 anni la Sagra non mostra segni di stanchezza ma, ancora una volta, conferma che il territorio carmagnolese può ottenere grandi risultati dalla sinergia tra attori pubblici, privati, imprenditori, agricoltori, commercianti e associazioni. La Sagra ogni anno si rinnova, cresce e si trasforma in un evento di rilievo sempre maggiore ma non perde la propria identità, il proprio cuore costituito dal Peperone, dall’offerta gastronomica e delle eccellenze del territorio”.
http://www.ilcarmagnolese.it/2331-2/
Le sagre, soprattutto in alcui paesi servono solo a elargire fondi a chi ha dato una mano in campagna elettorale.Oltretutto quando sono numerose, i ristoranti di un posto lavorano meno fino ad azzerare del tutto gli introiti.Eppoi una sagra si fa una volta all’anno, per rilanciare l’economia serve una strategia quotidiana, non una tantum….
quanto è vero e aggiungo a questo mare magnum di prodotti l’aspetto fiscale (di non poco conto, spesso ai liimiti del rispetto civile e non) e l’altro aspetto ancora più grave l’igiene della somministrazione degli alimenti (tutti regolari?) e mi chiedo spesso a queste sagre di paese sempre più in aumento ma i controlli dove sono?
Buongiorno. Avrei una domanda che mi incuriosisce molto sull’argomento.
Non parlo proprio di sagra ma di una festa patronale organizzata dalla parrocchia.
La cosa che mi stupisce è il bilancio, che, è circa il 45% dell’incasso totale.
Guardando i prezzi delle bibite, pietanze varie mi sembra piuttosto semplice capire che il costo del prodotto è di molto al di sotto del prezzo venduto al pubblico e per fare un esempio, una bibita in lattina 1,5 euro, una polenta 2 euro.
Un piatto di polenta compreso di piatto di plastica, posate tradizionali, un tovagliolo, gas, luce non può costare più di 0,5 euro e cioè il 25% del prezzo di vendita e questo calcolo è per ogni cosa che viene venduta alla festa. Cuochi, camerieri volontari, come può essere che il ricavo netto sia così basso ?
Grazie.
Bella domanda, bisognerebbe vedere le singole voci di spesa, se ad esempio hanno pagato il suolo pubblico, la Siae, ecc.
Buon giorno Luciano. Sono perfettamente d’accordo con l’analisi che fai. Per quanto riguarda una Sagra che salverei suggerisco la Fagiolata che si svolge nel Casale di Sant’Angelo a Mondragone e che quest’anno giunge alla 40^ edizione dove vengono proposti solo fagioli prodotti nel territorio cucinati in più varianti, accompagnati da Falerno locale. L’appuntamento quest’anno è per il 28 settembre.
Ciao, da noi a Favignana le sagre sono totalmente gratuite e offerte dal comune ad isolani e turisti appunto perché è un momento di festa. Da quella della cassatella e del cannolo a quella del tonno e pesce azzurro. Non si esce un centesimo e il tutto è contornato da musica e dalla banda del paese. Rimasi scioccata quando mi trasferì un Toscana per studio ed appresi che tutte le sagre (una a weekend) nei paesini erano a pagamento. In questo modo si perde il significato di sagra ed inizia la speculazione.
Pure nel mio paesino di nome Canda (ro) , alla sagra del gnocco, qualita’ scarsa , giri di soldi consistenti divisi tra noti .. a scapito delle attivita’ e di chi ci abita.
Santissime Parole, ogni anno più vere ed urgenti.
facciamo il 100%, tagliando la testa al toro e non se ne parla più…! Tutte le sagre che conosco, dal 1976 (mia prima partecipazione a quella delle alici a Pioppi, costa del Cilento) alla massiccia esplosione di oggi, dove anche il cortile parrocchiale funge da spiazzo per allestire tavolati & cotion. No, è pèalese che le sagre non mi sono mai andate giù, le vedo proprio come un pugno nell’occhio e nello stomaco! Altra origine delle sagre, che si affianca a quelle delle tradizioni e celebrazioni religiose, fu quella di quando, al termine dei raccolti, si festeggiava la buona resa che madre natura concedeva, offrendo tutto quanto di più in eccesso veniva fuori dai raccolti dei campi; era una celebrazione in cui si esaltava il lavoro dell’uomo contadino ed il popolo accorreva a rendere onore, a celebrare e a festeggiare, insieme ai contadini questa bella festa che affonda le sue radici nel lontano Medioevo. Capite…? I prodotti locali venivano offerti, dati in dono, senza chiedere alcun compenso in danaro o altre forme. In effetti quelle che sembrano far veicolare un momento puramente festaiolo mascherandolo da sagra, non sono altro che delle vere e proprie holding, spesso governate da una o più famiglie del luogo e, se non sborsi danaro… non hai nulla! La fuffa delle sagre nostrane, soprattutto qui in Campania, e che esse non si richiamano affatto alle tradizioni, non si rifannno proprio alla cultura dei luoghi, si discostano enormemente da quella che dovrebbe essere l’anima più autentica e popolare di certre tradizioni, creano solo caos (traffico veicolare, attese snervanti ed altro), non incentivano il turismo (se non per smuovere solo masse di arrapati dell’assaggio a tutti i costi!), non rispettano le più elementari norme di igiene e di sicurezza dei prodotti lavorati, preparati e dati allo sprovveduto di turno, dunque, a conti fatti… queste sagre a cosa servono…? In termini di ricadute sul territorio, cosa offrono e cosa lasciano…?
Ieri sera i Nas hanno bloccato anzitempo la sagra del fico bianco di San Mauro Cilento presumibilmente per gravi carenze igienico sanitarie.