Abbazia di Crapolla: i vini resilienti della costiera sorrentina
di Simona Mariarosaria Quirino
Abbazia di Crapolla
Ettari vitati: 2
Enologo: Arturo Erbaggio
Composizione chimico-fisica del terreno: vulcanico sabbioso
Produzione kg/pianta: 1-1.5 kg
Esposizione vigne: est-ovest
Epoca di impianto delle vigne: 2007
Altezza media: 300 metri sul livello del mare
Lavorazione del terreno: manuale
Concimi: organici
Trattamenti: biologici
Lieviti: aggiunti
Mercati di riferimento: locale
Bottiglie prodotte: 11 000 all’anno
Percentuale di uve acquistate: nessuna
Uve coltivate: Fiano, Falanghina, Pinot, Sabato, Montepulciano
Altre produzioni: olio, ortaggi
Via San Filippo, Vico Equense
Tel. 338 943 0527
La storia
La storia di Crapolla attraversa i secoli perché si dice fosse la grancia dell’abbazia madre di Vico tra l’XI e il XII secolo. Oggi è sede dell’azienda vinicola fondata nel 2007 da Fulvio Alifano, che nella vita fa il medico, e Giuseppe Cuticini, che nella vita è imprenditore. Appassionati di vino, 12 anni fa Fulvio e Giuseppe hanno acquistato la grancia e, aiutati prima da Luigi Moio e poi dal suo allievo Arturo Erbaggio, hanno dato vita al loro progetto nonostante numerose difficoltà incontrate, legate per lo più a vincoli paesaggistici e architettonici del posto. Di battaglie per la loro azienda ne hanno fatte e ne fanno ancora, ma la voglia di far conoscere i frutti del loro impegno vince su tutto.
Le vigne
Le vigne dell’Abbazia di Crapolla sono state impiantate nel 2007 e si ergono a 300 metri sul livello del mare, sopra le spiagge dei lidi più belli di Vico e dintorni come il Bikini. L’allevamento è a spalliera e qualche pergola vesuviana viene utilizzata per il Sabato, unica uva locale da tavola, grande e violacea, rara e particolare. Oltre al Sabato, non ci sono vitigni autoctoni perché Vico sconta la pecca di non avere un terreno molto vocato al vino. È per questo che troviamo nelle terre di Vico Pinot e Montepulciano per i rossi, mentre per i bianchi Moscato, Fiano e Falanghina. Le vigne, però, hanno un’alta densità di ceppi per ettaro e, dunque, poche produzioni per pianta. A ciò si aggiunge una vendemmia tardiva e una forte escursione termica che rendono ancora più complessa la lavorazione. Un vecchio proverbio diceva che “il fiore che nasce nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti”. Applicato al vino, diventa un piccolo miracolo.
I vini
I cavalli di battaglia dell’Abbazia di Crapolla sono quattro. Sireo e Poizzo per i bianchi, Nireo e Sabato per i rossi. Il Sireo è un blend di Fiano e Falanghina, elegante e delicato, profumato ma discreto, scelto quest’anno a “La canzone del mare” a Capri per “Ferrari Cavalcade”, la sfilata delle Ferrari storiche che si tiene dal 18 al 21 giugno in Campania. Il Poizzo è sempre un blend di Fiano e Falanghina, ma con il tocco in più del Moscato che lo rende più profumato e impertinente del Sireo. Il Nireo è Pinot in purezza, il Sabato è, invece, Pinot, Montepulciano e Sabato. Entrambi leggeri e accostabili perfettamente alle tavole della costiera, imbandite con latticini e salumi freschi, piuttosto che con carni importanti.
Conclusioni
Se dovessimo riassumere con una parola la visita all’Abbazia e la degustazione dei suoi vini, questa sarebbe: resilienza. Resilienza ai vari impedimenti paesaggistici e ambientali che Fulvio e Giuseppe hanno dovuto affrontare, resilienza al terreno poco vocato al vino, resilienza a chi ci ha scommesso poco e alla fine ha perso. Perché davanti alla passione nessuno può nulla. Soprattutto se questa passione si chiama vino.