A Castelnuovo Berardenga i “Cru di Terra Vocata”
di Monica Bianciardi
Una caccia al tesoro o meglio una caccia al terroir, quella a cui si sta assistendo negli ultimi anni nel Chianti Classico. Una ricerca estrema della diversificazione nel tentativo di scovare le zone più adatte per avere produzioni sempre più mirate che facciano risaltare le qualità peculiari del Sangiovese e del territorio da cui proviene. Ricerca strenua della tipicità per individuare un particolare emergente di caratteristiche originali che nella sua unicità possano appartenere ad un’area molto ristretta. Denominazione con un’area vasta quella del Chianti Classico, unita da un filo conduttore riconducibile alle espressioni più pure del suo vitigno principe il Sangiovese. Un estensione che da collina a collina riflette fattori ambientali ed umani, con equilibri e dinamiche difficilmente omologabili, ecco perchè a Castenuovo Berardenga si è proceduto con una indagine minuziosa che non potrebbe essere svolta all’interno di un perimetro più ampio.
L’appuntamento con i produttori ” Cru di Terra Vocata”si è svolto nella splendida Certosa di Pontignano. Durante l’incontro i soci hanno esposto i risultati di un progetto di caratterizzazione dei CRU aziendali di Classico Berardenga. Un’associazione nata nel 2015 con lo scopo di far conoscere il territorio che ha che ha portato una ventata di nuove idee. Un’unità di intenti che ha avuto anche il merito non secondario di unire le persone che adesso si ritrovano a condividere i programmi futuri dei vini prodotti. Lo studio iniziato nel 2018 parte dalla composizione variabile dei vari terreni, suddividendo il territorio in macro aree a seconda della tipologia, una ricerca capillare di determinate caratteristiche spesso valutate in modo superficiale. Il presidente di Classico Berardenga Leonardo Bellaccini ha descritto questo risultato come primo step per la conoscenza di un collegamento basato su evidenze scientifiche tra le caratteristiche dei vini con il tipo di terreno .
La conformazione di Castelnuovo Berardenga geograficamente si distingue in due versanti individuali tra cui l’incunearsi del comune di Greve quasi lo taglia in due ali distinte, qui sono presenti formazioni con depositi marini di origine pliocenica, oltre conformazioni che si trovano in tutto il Chianti Classico ovvero calcare, macigno, galestro.
Una serie di rilevamenti sono stati effettuati per caratterizzare i migliori vigneti di ogni azienda, approfondire le caratteristiche peculiari e stabilire gli effetti che questi hanno sulle produzioni. Le aziende per questo progetto hanno adottato un protocollo univoco, monitorando i dati per tre anni, attraverso l’utilizzo dell’ APP e del portale Enogis, che ha monitorato la maturazione ed i vigneti, congiunta all’utilizzo di satelliti Sentinel 2 che ogni 5 giorni hanno fotografato la vegetazione e fornito mappe per confrontare i risultati. La ricerca è proseguita in cantina dove sono state eliminate le differenze dal punto di vista tecnico derivate dalle abitudini delle varie cantine. Quindi microvinificazioni univoche, uso di lieviti indigeni, contenitori standardizzati, azzeramento di influenze di lavorazione. La sperimentazione ha dato risultati incoraggianti fornendo un insieme di competenze che rimarrà a diposizione delle singole aziende, una strategia coordinata di valorizzazione delle produzioni vinicole, riconoscendole quali autentiche espressioni del territorio che poggia le basi su una base scientifica oggettiva. I dati sono stati confrontati con dei panel di degustazione appositi per ogni vendemmia.
Nei Cru presentati le caratteristiche più evidenti si riflettevano in profumi definiti e fragranti, ed una maggiore acidità nell’assaggio con vini scalpitanti ed energici. Una intensificazione delle caratteristiche in cui il comune denominatore rimane l’esaltazione del Sangiovese, nelle sue sfumature.