2008, ripasso di un anno. Dieci vini da sommelier
di Marina Alaimo*
I miei dieci vini guardano a Sud, per citare anche altre zone la lista dovrebbe allungarsi notevolmente, ho scelto quelli racchiusi nei cassetti della memoria legata alle emozioni, ai sentimenti, ai luoghi che amo ricordare e dove torno sempre con immenso piacere.
Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo 2007 Pepe. Ho conosciuto questo vino durante una degustazione alla cieca insieme ad esperti di questo tipo di attività e siccome c’era poca luce non si riusciva a vederne bene il colore, pertanto nessuno di noi era riuscito a capire che si trattasse di un rosato. Al naso è molto coinvolgente e delicato, profuma di fragola, lampone, violetta, geranio, in bocca è caldo e coinvolgente di ottima lunghezza, è la conferma della genialità di un grande artista.
Taurasi 98 Vinicola Taurasi GMG. Il mio primo approccio a questo vino era molto scettico. Emidio, il produttore, parlava continuamente della sua creatura, dei suoi terreni, una testa così e siccome avevo sulle spalle una notte in bianco a causa del maledetto campanile di Taurasi che ogni quarto d’ora rintocca la sua campana, ero proprio disposta male, ma appena tuffato il naso nel bicchiere il cervello ha cominciato a lavorare stimolato dai bellissimi profumi di questo sconosciuto Taurasi, note fruttate, floreali, speziate di pepe, cuoio, chiodi di garofano, in bocca grande spessore e buona armonia. Mi ha rimesso di buon umore.
Fior d’Uva 2007 Furore Marisa Cuomo. Amo profondamente la Costiera Amalfitana dove ho trascorso gran parte delle vacanze estive con i miei genitori percorrendola in lungo ed in largo sulla piccola barca a vela che mio padre si era costruito con le proprie mani, ho ricordi meravigliosi ed un caro amico di Cetara mi fece conoscere questo vino che ogni qualvolta bevo mi emoziona fortemente, vino di gran classe, prodotto con tipiche uve della Costiera ripoli, fenile, ginestra.
Montevetrano 2001. Come non citarlo, il vino di Silvia Imparato non delude mai,mi riempie di orgoglio femminile il suo successo ottenuto in un settore dove gli uomini spadroneggiano alla grande ed è difficile farsi spazio. Lei ci è riuscita producendo questo vino di grande personalità, grande impatto sia olfattivo che gustativo.
Fiano di Avellino 2007 Colli di Lapio. Sono una grande estimatrice del Fiano e spesso scelgo quello di Colli di Lapio per i suoi profumi intensi e complessi di melone bianco,mela annurca, frutta esotica e nocciola, biancospino e ginestra, per la finezza espressa al palato uniti ad un corpo ben strutturato. Non manca mai nella mia cantina.
Terre del Principe Le Serole2007 e Vigna Piancastelli 2005. Mi è capitato spesso di presentare questi vini durante una degustazione e di incontrare Manuela Piancastelli e Peppe Mancini che con il loro splendido sorriso e la loro innata eleganza diffondono grande positività, come se fossero dotati di un fluido magico. Con duro impegno hanno rilanciato la zona di Castel Campagnano ed i suoi vitigni autoctoni pallagrello bianco, pallagrello nero e casavecchia con risultati sorprendenti per qualità e finezza.
Torre Testa 2006 Tenute Rubino. Sono sempre alla ricerca di notizie riguardanti vitigni autoctoni e durante un viaggio in Puglia, terra molto legata alle proprie tradizioni ed all’agricoltura, sono incappata in questo vino prodotto con uve Susumaniello in purezza, vino che mi ha stupita per forte identità, per i suoi toni balsamici di menta secca e salvia, per la potenza che esprime al palato con spessore e tannini ben definiti ma non aggressivi.
Litra 2005 Abbazia Santa Anastasia. La Sicilia è un’altra terra alla quale sono molto legata essendo la mia famiglia di origini sicule, ben presenti nel mio carattere nel bene e nel male. Il Litra è un Cabernet mediterraneo, elegante nei profumi tipici di questo vitigno, ma ai quali la terra di Sicilia conferisce particolare spessore,anche al gusto presenta un corpo pieno, avvolgente con lunghissima PAI.
Vermentino di Gallura Mancini Primo 2007 Piero Mancini. Trovo sia un vino che infonda gioia e ricordi il mare di Sardegna con i suoi sentori di fico d’India, la sottile mineralità elegantemente seguita da freschezza e sapidità. Ogni anno un mio amico sardo me ne porta delle bottiglie tornando a Napoli con grande malinconia per la sua isola e riempiendo con sommo piacere la mia casa dei profumi e dei sapori di questa terra fiera e generosa
Anghelu Ruju 98 Sella e Mosca. Ho conosciuto anche questo vino durante una intrigantissima degustazione alla cieca e non riuscivo assolutamente a definirne l’origina territoriale,mi ha sconvolta,lo adoro,è un vino passito liquoroso prodotto con uve cannonau,simbolo ormai dell’enologia di Alghero, matura ben 5 anni in fusti di rovere, confesso di aver pensato ad un Porto, è un abile seduttore, impossibile resistergli.
*l’autrice è sommelier Ais Napoli