2001 Beneventano igt, la Falanghina sfida il tempo
Qual è il fascino del vino invecchiato nel tempo? Proprio quello delle persone anziane, cioé le storie da raccontare, lo stile enologico del momento, l’andamento dell’annata, la varietà e la ricchezza dei profumi liberati dopo l’elevamento prolungato in legno o nel vetro dai classici aromi di fermentazione nei quali tutti all’inizio si somigliano.
In Campania c’è la grande tradizione del Taurasi, pensate che la Vinicola Taurasi Gmc uscirà con la 2001 solo al Vinitaly: l’Aglianico possente consente questa ed altre perfomance. Non molto lontane, in verità, da quelle possibili con il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino e la Falanghina del Beneventano (da non confondere con quella dei Campi Flegrei): lo hanno dimostrato esaltanti verticali da Vadiaperti in cui abbiamo provato integri bianchi pensati da Antonio Troisi, il papà di Raffaele prematuramente scomparso nel 1998.
Solo che il mercato è assetato, la stragrande maggioranza dei produttori lo rincorrono, pochi aspettano almeno un anno, pochissimi riescono a scapolare le feste natalizie prima di uscire in commercio.
Per questo il 2001, nomen omen, di Libero Rillo, è un evento storico, mai una Falanghina aveva atteso tanto prima di uscire dalla cantina e affrontare il mercato. Una storia ricca di aromi, spunti, suggestioni, raccontate con semplicità classica dal fiduciario dell’Ais Napoli Tommaso Luongo nella serata organizzata da Giulia Cannada Bartoli alla Trattoria Sessantanove per battezzare, davanti alla stampa specializzata, questa novità nel panorama enologico campano e meridionale. Impressionante la freschezza, capace di affrontare e risolvere piatti strutturati e untuosi come la genovese di tonno, preparata da Pasquale Torrente del Convento di Cetara, e quella classica napoletana con le cipolle stracotte.
Poco più di quattromila bottiglie, dunque, capaci di raccontanre un millesimo sinora insuperato, quel 2001 nel quale uscirano strepitosi bianchi in tutti i terroir campani. La mia sensazione è all’insegna dell’ottimismo: la Falanghina 2001 di Fontanavecchia ha ancora ulteriori possibilità di elevamento, può raccontare ancora altre cose.
E dunque, per il 2007 comunque in uscita il mio accorato consiglio a voi tutti è semplice: fate scorte di Fiano, Greco, Falanghina del Taburno e godetele, ben conservate però, fra qualche anno. La capacità di attendere il tempo giusto distingue il bevitore alfabetizzato da quello d’abitudine. Per questi mesi estivi, attaccatevi ai rosati, al Coda di Volpe, ai fragranti bianchi d’Ischia e dell’area flegrea. Un’attesa, vedrete, ben ripagata: bere ancora giovani Fiano, Greco e Falanghina del Taburno è come mangiare pasta cruda.