Un bicchiere per due / Champagne Brut Blanc de Noirs, Alain Couvreur
di Fabrizio Scarpato
L’ultimo spettacolo di Kripp
Alla fine si era persuaso che il Krug fosse roba per vecchi. Lo capì mentre ne sorseggiava un dito guardandosi allo specchio: apparentemente impeccabile nel suo proverbiale dolcevita blu di cashmere, d’un tratto Krippnick Scrackalbott avvertì una specie di inadeguatezza, quel certo sgomento che lo coglieva quando si sentiva troppo a posto, al limite dello scontato, sul precipizio dell’ovvio. Allora posò il bicchiere e si cambiò, indossando una T-shirt blu sotto una maglia girocollo, dall’orlo appena rollé, blu anch’essa, ma di diversa tonalità, tono su tono. Vestì un paio di pantaloni di purissima vigogna andina, talmente morbidi e preziosi da sembrare quasi delabrés. Ai piedi le inseparabili sneakers italiane.
Cambiò anche lo Champagne, non in meglio, forse in peggio, certamente diverso. Lo aveva colpito quell’etichetta un po’ gotica, le scritte bianche e svolazzanti sul fondo nero, come di incisioni su tetti di ardesia: gli sembrò subito intonata con lo spirito della serata. Solo per un attimo constatò che poteva sembrare un’immagine in negativo, al limite del funereo, ma più o meno inconsciamente sorvolò, quasi rallegrandosene.
Cominciò a bere per tempo, e molto presto si sorprese a fissare quella spuma quasi pannosa che spariva progressivamente, come la superficie del mare spazzata dalla pioggia. Sotto, un giallo cedro attraversato da bollicine fitte e di piccolo calibro che rivelavano la gentile esuberanza della mela, dello zenzero, di ribes rossi e agrumi morbidi, mitigata dalla dolcezza dei fiori bianchi, della pesca, dei lieviti e forse, laggiù in fondo al respiro, da una nota di fichi secchi.
La bellezza non è che il tremendo al suo inizio: Rilke probabilmente nulla sapeva di cucina ma forse, se avesse visto il Cuore di Krippnick Scrackalbott, sarebbe rimasto sorpreso di quanto il suo pensiero potesse essere vertiginoso.
I ragazzi erano stati invitati per festeggiare Bjorn, il vincitore della trasmissione: ma Kripp non aveva occhi che per Ingrid.
Have another little piece of my heart now, baby / You know you got it, child, if it makes you feel good. / I need you come on, come on, come on / Take it! Take another little piece of my heart now, baby!
All’improvviso si fece buio e spot stroboscopici di abbacinante luce bianca accompagnarono l’entrata del Cuore di Alce Innamorato, mentre le note e la voce di Janis Joplin venivano sparate al chiodo dal megaimpianto a valvole. I ragazzi furono come catapultati in qualcosa di irreale quando il perfido Scrackalbott azionò il telecomando: e il Cuore prese a battere, a pulsare al ritmo della musica. Qualcuno rimase impietrito, altri a bocca aperta, altri ancora presero a saltare come invasati. Lo Champagne scorreva a fiumi, assecondando con la sua esuberanza, quel momento di euforia collettiva: la velata aggressività del sorso in fondo faceva il gioco di tutti, e l’equilibrio tra pompelmo, lime e pasticceria non feceva altro che assecondare la voglia di bere, cui nessuno si sottraeva. Nemmeno la dolce Ingrid, che si avvicinò a Bjorn per baciarlo con impeto e passione. Il vecchio Kripp non si scompose, bevve tutto d’un fiato il suo bicchiere e per un istante sembrò come soggiogato dalla pienezza polposa e masticabile di quel vino, ma un istante dopo il suo sguardo appariva come trafitto da un brutto pensiero. Poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, tornò in cucina lentamente e afferrò una mannaia.
Nella baraonda qualcuno fece in tempo a vederlo saltare sul tavolo con insospettabile agilità felina, la mannaia in mano, cantando a squarciagola, all’unisono con Janis:
Oh, oh, break it! / Break another little bit of my heart, now darling, yeah, c’mon now./ Oh, oh, have a. Have another little piece of my heart now, baby. / You know you got it -whoahhhhh!! Take it!
E prese a menare fendenti sul suo povero cuore, ne fece scempio, inondando i presenti di conati di purea di patate, schizzi di succo di mirtillo, spruzzi di sangue e barbabietole, in un guazzabuglio spaventoso e straziante, in cui alcuni ragazzi a loro volta si avventarono sui resti del misero cuore, altri presero a mangiare con le mani raccogliendo purea dalla faccia del vicino, altri ancora, in preda al delirio, non poterono evitare di vomitare. Solo Ingrid cercò e incontrò lo sguardo sgomento e implorante di Kripp e si mise a piangere senza abbassare gli occhi. Finché il vecchio cuore spezzato non si fermò.
Da allora non si ebbero più notizie del grande cuoco Krippnick Scrackalbott. Qualcuno disse di averlo visto tuffarsi nudo dal pontile del Kallbadhus tra le onde gelide, altri invece di averlo incrociato mentre correva tra le auto lungo il ponte di Öresund. Solo qualche tempo dopo, intorno a Natale, sul ponte, a cavallo della linea gialla di confine tra Svezia e Danimarca, trovarono la sua giacca da cuoco e un pacchetto di pepparkaka dell’Ikea a forma di cuore. Furiosamente maciullati.
Un commento
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Il bello dei libri e di “alcuni” post è che ognuno può leggerci quel che crede, ci vedo un seguito, un colpo di scena, niente è come sembra se lo vuoi…