Tra i vigneti della Val d’Aosta: Anselmet e Les Cretes
di Marina Alaimo
Ho trascorso le mie vacanze pasquali in giro per i vigneti della Valle D’Aosta, scoprendo un territorio fortemente legato alle proprie tradizioni ed alla propria storia. I Valdostani parlano il Patuà, una lingua più che un dialetto, ancora tanto radicato che se vuoi capire sino in fondo questa gente e quindi i loro vini, non puoi fare a meno di imparare almeno qualcosa della loro lingua. In questo straordinario territorio circondato dalle Alpi, sulle quali impera il grandioso Monte Bianco, sono sopravvissuti numerosi vitigni autoctoni, grazie all’isolamento geografico e alla caparbietà dei viticultori che non si sono lasciati corrompere dalle varie mode o tendenze di mercato.
Nonostante il carattere rude ed un po’ chiuso, almeno in apparenza, dei Valdostani, i loro vini sono raffinati ed esprimono una forte identità e personalità, con fierezza e fedeltà verso il territorio di appartenenza. Qui la gente è abituata a lavorare duro, a sottrarre con grande fatica il terreno da coltivare alla montagna e a difendere i prodotti della terra con estrema cura dalle difficoltà di un clima rigido, con inverni freddi ed estati brevi e, anche se sembra l’ultimo dei pensieri, c’è grande attenzione anche nel contrastare un forte irraggiamento solare che, a queste altitudini è inesorabile.
La prima visita è alla cantina Anselmet, fondata una trentina di anni fa da Enrico Anselmet, oggi diretta dal nipote Giorgio con il quale collabora attivamente il padre Renato, fondatore dell’Associazione Viticultori Valdostani. I vigneti si sviluppano su terrazze contenute da muretti a secco, costruiti con la tipica pietra micascisto, la pendenza del terreno è notevole e viene denominata ritocchino. L’altitudine va dai 600 ai 900 metri sulle piante soffia inesorabile il Phon, proveniente da ovest che produce un effetto compressione che fa aumentare la temperatura di 4-5 gradi, garantendo una buona maturazione delle uve ed una naturale difesa da parassiti e malattie della vite. Il terreno è di natura sabbiosa e calcarea, vi si coltivano gli autoctoni petit arvine, muscat di Chambave, cornaline, petit rouge e fumin, ma danno straordinari risultati anche muller thurgau, chardonnay, pinot gris, pinot noir e merlot.
Il Petit Arvine 2008 è un vino di 13,5°, giallo paglierino e cristallino, di buon impatto olfattivo, frutta esotica e nespola, delicati profumi floreali di camomilla e balsamici di timo, ben presente la mineralità. Al palato piacevolmente sapido e di buona spalla acida con piacevolissimi e lunghi ritorni di mineralità e delle note fruttate.
Altro vino molto interessante il Muscat 2008, prodotto con uve muscat di Chambave in purezza, è 13,5°. L’impatto olfattivo è di grande aromaticità in un bouquet di frutta bianca, salvia e timo. Al palato è fresco, di sottile mineralità e di buona persistenza.
Il Brolan 2007, in Patuà “tralcio bianco”, caratteristica di questo vitigno, è 13°, prodotto con uve cornaline in purezza, solo acciaio come i vini precedenti. E’ rosso rubino intenso, ha naso minerale e fruttato di lampone e more, su sottile scia di violetta e netta balsamicità di menta secca. In bocca ha tannini molto sottili, è fresco e di medio corpo, chiude lungo e sapido. Il Fumin 2007 è 14°, affina 12 mesi in barrique, per il 20% di primo passaggio e per il resto in barrique vecchie 9-10 anni. Rosso rubino con unghia violacea, naso evoluto di amarena ed erbe alpine su leggeri toni vanigliati, al palato è caldo, tannini ben addomesticati, fresco, di buona struttura e persistenza gustativa.
Dopo aver degustato tutti i vini dell’azienda e dopo una lunga chiacchierata spunta inaspettatamente Arline, vino passito prodotto in stretto numero, 900 bottiglie all’anno, con uve pinot gris e gewurstraminer, il pinot gris è vendemmiato e vinificato in modo differenziato, nei primi filari si vendemmia quando prevale l’acidità, in quelli centrali quando zuccheri ed acidità si equivalgono, negli ultimi quando la quantità degli zuccheri è sufficiente a sviluppare il titolo alcolometrico di 10°. Le uve gewurstraminer si lasciano stramaturare sulle piante. Il risultato di tanta cura è straordinario, irresistibile già dal colore giallo oro brillante, all’olfatto è molto coinvolgente, con note di fichi secchi, datteri, cedro candito e fiori di sambuco. L’assaggio è delizioso, con dolcezza ben calibrata e piacevolissima freschezza, dal finale lungo su ricordi di miele d’acacia. Da accompagnare a Blue di Aosta, formaggio erborinato da latte vaccino.
Molto intensa e tutta al femminile la visita all’azienza Les Cretes, dove mi accoglie timidamente la bellissima Eleonora Charrere, splendida valdostana, agronoma, sommelier, titolare dell’azienda di famiglia e presidente per la Valle D’Aosta dell’ Associazione Le Donne Del Vino. Mi accompagna con estrema grazia per i vigneti di Aymavilles, circondati dalle creste (Le Cretes) delle montagne perennemente innevate e caratterizzari dalla presenza di un’antica torre di avvistamento, su terreni sabbiosi e morenici, ad un’altitudine che va dai 550 ai 650 mt s.l.m. Questa azienda ha il merito di aver fatto conoscere nel mondo i vini della Valle D’Aosta, fino ad una decina di anni fa quasi sconosciuti, producendo il pluripremiato Chardonnay Cuvee Bois. Ma non è di questo vino che voglio parlare, bensì dei vini prodotti da vitigni autoctoni, che trovo molto interessanti e stimolanti, caratterizzati da fine mineralità e grande ricchezza di profumi, dovuti alle notevoli escursioni termiche giorno-notte, tipiche del clima di montagna.
Il Petit Arvine 2008 è 13°, giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Al naso è delicatamente fruttato su sentori di frutta esotica, è agrumato ed elegantemente minerale. Al gusto è sapido e ben equilibrato, chiude con ritorni di mineralità.
La Valle è nota soprattutto per i vini bianchi, ma la tradizione vitivinicola è legata principalmente ai rossi, la cui produzione supera in quantità quella dei bianchi. Les Cretes produce ben 5 vini rossi: il Pinot noir, il Coteau La Tour Syrah, il Vin De La Sabla (petit rouge, fumin, barbera e mayolet), Il Fumin, detto così per l’abbondante presenza di pruina grigiastra sulla buccia, Il Torrette prodotto con petit rouge al 70% e ceppi autoctoni vari ( mayolet, tinturier, cornaline ). Molto interessante e tipico il Torrette 2007, 12,5°, rosso rubino, ricco di frutta rossa, ciliegia e ribes, con sottili nuance di caramello, rabarbaro e terra bagnata. Al gusto è fresco, i tannini sono delicati, di medio corpo con chiusura equilibrata e gradevole. Ultimo nato in azienda è lo spumante rosè metodo classico da uve Premetta in purezza, ceppo autoctono valdostano, fine e delicato su note floreali di viola e rosa canina e fruttate di ribes ed amarena, dal gusto morbido ed avvolgente.
Les Cretes, loc. Villetos 50, 11010 Aymaville Valle D’Aosta, tel 0165 902274
[email protected] www.lescretesvins.it
Maison Anselmet, frazione Le Crete 194 Villeneuve Valle D’Aosta, tel 0165 95419
[email protected] www.maisonanselmet.vievini.it