Re Manfredi 2000 Aglianico del Vulture doc


TERRE DEGLI SVEVI
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Questa domenica voglio consegnarvi la mia vera passione quando di tratta di rosso: l’Aglianico del Vulture. Un territorio che ha alle spalle una tradizione non inventata, costituita da tre aziende di antica data, anni ’20 per la precisione, D’Angelo, Paternoster e Napolitano, e poi da strutture collettive imponenti come la Cantina di Venosa, un tempo la Cantina del Vulture adesso privata, e ancora la Cooperativa dei Viticoltori del Vulture. Insomma, qui c’è sostanza, neanche ben comunicata all’esterno. Infine il nuovo corso con tanti produttori tra cui spiccano due opposti complementari, la Cantina del Notaio di Marcella e Gerardo Giuratrabocchetti che hanno appena completato la nuova cantina fuori Rionero e nientepopodimenoche il Gruppo Giv, cioé il più grande in Italia per fatturato, con l’azienda Terre degli Svevi a Piano di Camera in quel di Venosa. Una proprietà compatta con un solo corpo aziendale al centro del quale sorgono la cantina, la sala degustazione e la foresteria. Il prodotto base è Re Manfredi, curato nella veste grafica e nel packaging, esecuzione unica in circa 90.000 bottiglie l’anno, tutte a buona prezzo, che ne fanno un vino reperibile e interessante. Il 2000 conferma infatti come sia positiva l’evoluzione in vetro, premiante anche in questo caso l’attesa. Anna calda, ma non caldissima o siccitosa, tutto sommato regolare, nei precedenti assaggi il millesimo dimostrava di avere bisogno di tempo per maturare la giusta complessità, troppo preponderanti inizialmente gli aromi rilasciati dal legno, imponente la materia prima. A otto anni questa bottiglia si è rilassata, ha un colore rosso rubino vivo con unghia mattonata, al naso emergono piacevoli sentori di confettura di amarene, prugne secche, tabacco, liquirizia, persino un po’ di cuoio con un naso molto mobile e appagante. In bocca la materia scivola con molta faciltà e piacevolezza, l’impatto manifesta dolcezza come un lampo, poi la freschezza della frutta riprende il sopravvento e tira avanti per tutta la beva aiutata da un tannino dolce e vellutato per lavorato con il legno e addomesticato dal tempo, ma pur sempre presente e tonico. Il vino non ha il minimo segno di cedimento e sono contento che la cantina da cui è stato tirato fuori a Natale ne ha ancora una scorta necessaria anche se so che Nunzio Capurso è stato attento sin dal primo anno alla formazione dell’archivio aziendale. Il Re Manfredi rappresenta la giusta mediazione tra la tradizione e la modernità, nel senso che non ci troviamo nelle situazioni monocorde a cui entrambe spesso queste opzioni conducono quando si tratta di Aglianico: la concentrazione appare frutto del lavoro nella bellissima vigna e non di stregonerie da cantina, legittime e magari anche interessanti per chi ama i vini da una botta e via. La trama narrativa appare invece complessa e interessante e rende il vino, altro particolare niente affatto trascurabile, assolutamente abbinabile ai piatti della tradizione meridionale in generale e lucana in particolare. Chiudiamo dicendo che l’equilibrio raggiunto rende il vino ormai elegante e compiuto, incute il necessario rispetto quando lo si beve, chi poco ne capisce lo trova gradevole, chi ha un po’ di esperienza in più deve lavorare di testa per dialogarci e trarne maggiore godimento. Un bicchiere, ne voglio un bicchiere. Un altro.

Sede a Venosa, Località Pian di Camera
Tel. 0972.374175
Sito: http://www.gruppoitalianovini.com
Enologo: Nunzio Capurso
Bottiglie prodotte: 150.000
Ettari: 90 di proprietà
Vitigni: aglianico, muller turgau