Re Fiascone in Costiera Amalfitana, il nonno del San Marzano
di Francesca Faratro
Parlare del pomodoro Re Fiascone è andare indietro nel tempo; camminare fra gli appezzamenti di terra disposti nel cuore dei Monti Lattari, in un paese tutt’ora produttivo che è Tramonti, il cuore verde della Costa d’Amalfi.
Raccontare delle tredici frazioni che fanno insieme il Comune di Tramonti significherebbe parlare della pizza, del fior di latte, dei grani e dei prodotti che hanno fatto la storia e l’economia di un popolo.
E poi c’è il pomodoro “ritrovato”, ovvero il pomodoro che dopo quasi un secolo, è ritornato sulle tavole grazie ai numerosi processi di recupero fatti proprio a Tramonti dove il seme di tale ortaggio era andato completamente perso – E’ stato grazie alla perseveranza di alcuni contadini che tale prodotto è stato riportato in vita.
La storia del pomodoro “Re Umberto” o “Re Fiascone” , parte nel 1878 quando fu proprio Re Umberto I di Savoia ad essere omaggiato, a seguito di una sua visita a Napoli, di un pomodoro assai noto a quel tempo, uno fra le migliori varietà presenti e chiamato sino a quel momento in modo volgare “fiascone” per ricordare le sue forme riconducibili ai recipienti per custodire il vino.
Persino le migliori aziende di sementi dell’epoca, come Sgaravatti e Ingegnoli, lo inserirono nel loro catalogo ma fu nel 1889 che tale prodotto ebbe il suo boom, diventando il protagonista della pizza, la regina di ogni disco di pasta, dedicata alla moglie del Re Umberto e chiamata per l’appunto, Margherita.
Erano tempi in cui il San Marzano ancora non aveva spopolato ma il pomodoro Re Fiascone, ritrovando in Costiera Amalfitana il suo habitat migliore, continuò la sua storia, a Tramonti precisamente, in un territorio dove il clima favorevole ne sostenne la coltivazione.
È grazie all’associazione Acarbio che tutt’oggi si lavora per la salvaguardia di tale prodotto, attraverso un progetto di recupero dove proprio il seme del Re Fiascone è stato salvato dall’estinzione e ridiffuso sul territorio tramontino con lo scopo di sviluppare un’economia sostenibile, salvaguardando il recupero dei terrazzamenti abbandonati.
A fare da portavoce a tale progetto, Francesco Maiorano, il pizzaiolo dell’Alleanza Slow Food e titolare del suo locale S.Francisco, sito nella frazione di Polvica.
Il suo è un lavoro che parte dalla terra e dalla produzione diretta di tale pomodoro, passa per la comunicazione con le numerose campagne pubblicitarie ed arriva sulle tavole dove il pomodoro Re Fiascone condisce le sue pizze.
E’ proprio il leitmotiv di Slow Food che lo porta a difendere ogni giorno una cucina sana e sostenibile, dove prodotti e produttori sono accomunati dall’amore per il territorio – e non a caso Francesco Maiorano è l’unico pizzaiolo dell’Alleanza Slow Food in Costa d’Amalfi.
Lo scorso giugno si è tenuta a Napoli presso Eccellenze Campane una serata dove fra biodiversità, km 0 e qualità, si è parlato di Re Fiascone, un pomodoro che nonostante gli anni continua a tenere i primi posti sulle pizze di qualità.
E quelle di Francesco Maiorano partono dall’accurata scelta delle farine, alle quali segue una lievitazione lenta con un’idratazione del 65%.
Le sue pizze non sono semplici dischi di pasta: sono la storia dei suoi luoghi, la cultura per ogni prodotto e la voglia di portare alte le tradizioni infinite di una terra che, assieme al pomodoro Re Fiascone o Re Umberto (scegliete voi come chiamarlo)…. Non tramontano mai, soprattutto a Tramonti!
Per saperne di più:
www.refiascone.it