Verticale di 4 annate di Ragis di Vigne di Raito
di Maurizio Valeriani e Paolo Valentini
Visitare le aziende vinicole della Costa d’Amalfi significa normalmente imbattersi in vitigni “super” autoctoni come Biancolella, Pepella, Ripoli, Fenile, Ginestra (sinonimi Biancazita, Biancatenera), oppure in altri pur sempre autoctoni, ma diffusi in altre parti della Campania come Falanghina, Piedirosso e Sciascinoso. Meno frequente, anche se previsto dal disciplinare della DOC di riferimento (Costa d’Amalfi) è trovarsi ad assaggiare vini realizzati con uva Aglianico. Abbiamo l’esempio dello straordinario Furore Rosso di Marisa Cuomo (50% Aglianico e 50% Piedirosso), ma difficilmente troviamo nella zona della denominazione un vino realizzato con l’Aglianico in netta maggioranza. È questo il caso del Ragis di Vigne di Raito.
Ma partiamo dall’azienda e dalla sua proprietaria. Le Vigne di Raito si trova a Raito nel Comune di Vietri sul Mare, primo paese della Costiera Amalfitana che si incontra provenendo da Salerno. L’azienda è in conduzione biologica e si avvale della consulenza enologica di Gennaro Reale.
La titolare Patrizia Malanga ha accettato la sfida di produrre Aglianico (e Piedirosso in misura minore) in questa vigna di eccezionale bellezza, a picco sulle rocce con vista su Villa Guariglia. E l’ha voluto fare preferendo non utilizzare la DOC Costa d’Amalfi (che prevede infatti Aglianico fino e non oltre il 60%).
La macchia mediterranea ed il bosco circondano la cantina e le viti, in uno scenario veramente suggestivo.
Sarebbe troppo semplice essere benevoli di fronte ad un panorama di questo tipo. È così che abbiamo preferito assaggiare alla cieca 4 annate del Ragis (Rosso IGT Colli di Salerno, circa 80% Aglianico e 20% Piedirosso) tornando a Roma, approfittando di una degustazione di altri vini della Regione.
Così abbiamo scoperto che i vini di Patrizia hanno carattere da vendere, e che il tempo (l’evoluzione) è un grande alleato dell’Aglianico di queste zone.
Queste sono le note sintetiche di degustazione:
Ragis 2010 : sapidità, tensione e allungo iodato sono al centro dell’assaggio, seguiti da un finale di frutti rossi e di grafite. Freschezza ed avvolgenza sono in ottimo equilibrio.
Ragis 2009: la maturità del frutto e i toni ematici sono compensati da una bella scia salina e da una chiusura su ricordi di spezie e macchia mediterranea.
Ragis 2008: dal punto di vista organolettico è a metà strada tra il 2010 ed il 2009. Qui dei ricordi radiciosi si intrecciano a toni speziati, anticipando struttura, potenza e lunghezza.
Ragis 2007: Complessità ed eleganza sono in primo piano. Segue una grande progressione sapido-iodata che rende il sorso progressivo, dinamico ed il vino ancora decisamente vivo ed in evoluzione.
Questo il nostro ordine di preferenza: a pari merito 2010 e 2007, seguono il 2008 e poi il 2009.
Insomma l’idea di Patrizia di valorizzare l’Aglianico in queste zone non era affatto peregrina.