Dieci Osterie del Sud da non perdere


Il tempo: è il bene più prezioso a nostra disposizione, va utilizzato con serenità, entusiasmo, voglia di scoperta, e soprattutto, a meno di casi di “eremitaggio” patologico,  va dedicato agli amici, alla convivialità: stare insieme in allegria e comune passione per la vita e  per le cose meravigliose che essa ci può offrire, per quelle meno belle c’è sempre tempo. Ergo,  ho preparato per voi, prendendo qualche spunto dalla rubrica dedicata alle trattorie ed osterie  tradizionali e low cost di Napoli, ancora in corso su questo sito, un “bignamino” con dieci indicazioni sulle  migliori osterie del Sud,  selezionate durante l’anno.

di Giulia Cannada Bartoli

IN CAMPANIA

1 – Pisciotta, Cilento. Trattoria Angiolina di Rinaldo Merola

Via Passariello, 2
Pisciotta (SA)
Tel. 0974-973188 – 0974-973188
Chiuso domenica sera e lunedì
Ferie :da novembre a Pasqua
Carte di credito:si
Costo medio: 30,00 – 40,00 euro

Rinaldo Merola Chef Patròn da Angiolina

Cilento = paradiso. Siamo tra mare e schiere di olivi secolari, qui, nel borgo di pescatori di Pisciotta, famoso per le Alici di Menaica ( Presidio Slow Food), c’è la storica trattoria Angiolina. Questa è una  vera trattoria, aperta da Angiolina oltre 50 anni fa, nei pressi della stazione ferroviaria. Nata per sfamare gli operai, non è stata sfiorata dal turismo di massa. Oggi suo figlio Rinaldo, occhi azzurri color del mare, è dietro ai fornelli: il da fare non pesa, perché ha dalla sua tre ingredienti fondamentali: qualità della materia prima, saper fare e “filosofia” da trattoria…ovvero porzioni adeguate. Imperdibili gli spaghetti con le alici di menaica e la pantagruelica insalata di alici. Qui il mare arriva nel piatto: gamberi e scampi “parlano”da soli. Divertente  la zuppetta di cozze e fagioli che, invertendo  il rapporto tra gli ingredienti e mutando la temperatura di servizio, crea un piatto nuovo e fresco.
Due  i piatti del genus loci: la ciualedda con verdure dell’orto mediterraneo, olio da olive pisciottane,  e il cauraro, a base di patate, fave, alici e finocchietto selvatico. Viviana, la moglie del patròn,  si occupa della clientela e dei dolci. Carta dei vini cilentana e regionale.


2 – Sant’Agata sui Due Golfi, Ristorante Lo Stuzzichino

Sant’Agata dei Due Golfi, via Deserto 1/A
Tel. 081.5330010
www.ristorantelostuzzichino.it
Sempre aperto, chiuso mercoledì. Mai in agosto
Ferie dal 25 gennaio al 20 febbraio
Costo medio: 30,00 euro esclusi vini
Carte di credito:si

Mimmo de Gregorio

Sant’Agata dei due Golfi = Don Alfonso, non tutti i giorni…c’è anche chi desidera la cucina verace, quella di casa. La costiera non è solo mare, qui c’è la  tradizione contadina, magnifici orti, mastri casari e superbe macellerie. La famiglia De Gregorio lavora in due ambienti, con la bella stagione, si apre un delizioso largo all’aperto. Mimmo, diplomato sommelier, ha stilato una perspicace carta dei vini, adatta ad un osteria sita in un luogo prestigioso, ma, pur sempre un osteria. Pezzi da 90 per i turisti che adorano la cucina popolare, abbinata a grandi vini campani dallo strepitoso rapporto prezzo –  qualità e vini regionali freschi e bevibili, più adatti al nostro gusto. Il menù  è totalmente tradizionale: impepata di cozze, peperoni ripieni,  carciofi al forno, pasta e fagioli o la “mesca francesca” (pasta mista) patate e provola di Agerola.

Qui mare e terra  sono paritarie protagoniste  del genus loci: orate e spigole al forno o all’acquapazza da un lato, dall’altro, carni locali alla griglia con indimenticabili patate fritte della mamma. Totani e patate consacrano il matrimonio d’amore tra mare e campagna. La   mitica  frittura all’italiana fa da antipasto: crocchè di patate, arancini con cuore di provolone, mozzarella in carrozza, calzoncello di ricotta e verdure in pastella. Tra le paste fresche, ravioli capresi, scialatielli con frutti di mare e  calamarata con le cozze. Non è tutto.  Dal forno sbucano  pizze e panuozzi, con un’impasto soffice e panoso, diverso dalla pizza napoletana.  In chiusura,  scelta  di formaggi locali, il classico  ricotta e pere, o,  l’antica  pizza della nonna con crema e amarene.


3 – Pozzuoli,  Osteria Abraxas

Via Scalandrone, 15 loc. Lucrino
Tel. 081.8549347
Chiuso il martedì
Aperto solo di sera e la domenica a pranzo.
Ferie in agosto e a Natale
Carte di credito e Bancomat: si
Costo medio: 30,00 –35,00 euro esclusi i vini; menù degustazione  30,00 euro

Nando Salemme e sua moglie Vanna Ambrosino titolari ed anima di Abraxas

Siamo in angolo di paradiso nei Campi Flegrei, sospeso tra il Golfo di Pozzuoli  ed i  laghi del mito, Averno e Fusaro. Qui in cima a via Scalandrone spicca Abraxas Osteria, un casolare di campagna adibito ad accogliente covo del gusto. L’osteria fa parte del circuito Slow Food. Nando Salemme e sua moglie Vanna perseguono un progetto preciso: fare di Abraxas un  luogo d’incontro, buon cibo e buon bere. L’osteria si divide su  due livelli, sala e ampia cucina al piano terra e sala con  giardino pensile con panorama mozzafiato. L’ambiente è rustico e, nel contempo,  raffinato. La proposta gastronomica, al contrario di quanto accade nei Campi Flegrei, è assolutamente terragna, orto a km 0 e prodotti artigianali ricercati da Nando in tutt’Italia. Ampia,  curiosa e sempre aggiornata la carta dei vini. Da apprezzare la mescita al  calice. Imperdibile l’antipasto Abraxas, misto di freddi e caldi: ricotta di Montella con salumi prodotti sulle colline flegree, pesto di olive del Vesuvio e tortini con verdure di stagione. Accattivanti i primi: Paccheri di Gragnano al forno con pomodori San Marzano, carne marchigiana, melanzane lunghe e provola affumicata, oppure, Gnocchi di pane raffermo con pomodorini, scarole, trito di capperi, olive e acciughe. La carne: polpettone di marchigiana con emulsione al basilico e pecorino e spezzatino brasato all’aglianico con patate di Montoro. Da notare, in appendice al menù, l’elenco dei  fornitori. Notevole scelta di rhum e distillati.


4 – Napoli, Osteria La Mattonella

Via Nicotera 13
Tel.081.41.65.41
Aperti tutti i giorni, pranzo e cena ( 12,30 – 15,00; 19,00 – 23,00.)
Chiuso: domenica sera
Ferie: due settimane centrali in agosto
Carte di credito, Bancomat:si
Costo medio: 18,00 – 20,00 euro incluso vino della casa

La famiglia Marangio

La Mattonella è  uno scrigno della memoria, qui ci sono segni della storia di Napoli,  rari e introvabili, da un pozzo interno all’osteria si poteva accedere alla Napoli Sotterranea. Siamo in un affascinante locale storico, Vini e Oli fino al 1978 e tradizionale osteria napoletana da allora ad oggi. La Mattonella (così chiamata per via delle settecentesche riggiòle che rivestono tutto il locale) è gestita da Antonietta Marangio  e suo figlio Massimo. Materie di prima scelta, pochi semplici piatti e prodotti eccellenti. Pasta di Gragnano, pane  cotto a legna, frutta e verdura del  fruttivendolo di fiducia da oltre 30 anni. Idem per la carne. Il baccalà è il fiore all’occhiello della cucina. Menù giornaliero: antipasto con crocchè di patate, involtino di melanzane,  o,  zucchine con provola e prosciutto, mozzarellina impanata e fritta. I primi sono fatti “a mestiere”: posto d’onore per la genovese.

A pari merito la pasta e ceci, esattamente come quella di casa: pasta mista di Gragnano,  ceci cremosi, “azzeccata” al punto giusto. A seguire,  ragù,  puttanesca, minestra di fave e cicoria. Ancora, spaghetti ai calamari, pasta e patate con la provola, pasta e zucca, verza e riso. Sul classico anche i secondi: polpette al sugo o fritte, polpettone al forno, braciola di cotica per i palati  “hard”, salsicce e croccanti friarielli. Sul versante mare, primo in classifica: baccalà, fritto o alla “carrettiera”, alici in tortiera, frittura di calamari, polpo in cassuola o all’ischitana, ( polpo crudo gettato in aglio, olio e peperoncino, e poi ricoperto di vino bianco). In estate spaghetti alle cozze e la classica “impepata”. I contorni: parmigiana di melanzane, zucchine alla scapece, peperoni in padella, verdure grigliate o, lessate,  peperoncini verdi imbottiti. Il vino della casa è un onesto Solopaca. Particolare il dessert: piccoli bicchieri di cioccolato artigianale con “Frangelico”,  aromatico liquore alle erbe. Si  mangia in un boccone. Ottimo il caffè di Max.


LA PUGLIA

5 – Cerignola, Trattoria ‘U Vulesce

Via Battisti, 3
Tel. 0885.425798
Sempre aperto, chiuso giovedì sera e domenica
Ferie, 15 giorni ad agosto
Carte di credito:tutte
Costo medio: 30,00 – 35,00 euro vini esclusi

Rosario Di Donna

Cerignola, centro agricolo del Tavoliere, è il crocevia di chi viaggia tra le distese di grano e ha voglia ( ‘U Vulesce ha infatti questo significato) di una sosta, facile, facile. Uscita dedicata sulla Napoli–Bari e breve deviazione arrivando da nord. La famiglia Di Donna, ex proprietaria di una gastronomia, ha optato per il grande salto, grazie alla capacità ai fornelli di Giuseppina e di Rosario (con esperienze tele-gastronomiche) e con  Pierluigi in sala. I piatti sono il top della tradizione della cucina di famiglia: tiella di agnello, patate e lampascioni, orecchiette con purea di fave, i fagioli con cicatielli (gnocchetti di acqua e farina) e filetto al caciocavallo podolico. Trionfo di burrate, mozzarelle, fiordilatte, e verdure in tutte le declinazioni, travolgenti fritti, anche di mare. Dalla vecchia attività, sopravvive  la cultura di formaggi e salumi. Freschissimi frutta e dessert di casa come le “cartellate” (coroncine di pasta con i bordi seghettati, passate nel vincotto, o, nel miele), completano l’offerta. Notevole la carta dei vini, onesto ricarico con grande varietà di vini regionali.


6 – Gravina, Osteria Grano e Vino

Via Fontana la Stella, 39
Tel. e fax 080.237 74 84 – 348 259 94 34 – 392 107 39 90
www.osteriagranoevino.it
Sempre aperto. Chiuso domenica sera e lunedì.
Ferie nei primi dieci giorni di agosto
Carte di credito e Bancomat: si
Costo medio: 30,00 – 35,00 euro vini esclusi

Beniamino D’Agostino

L’Osteria Grano e Vino aperta dalla famiglia D’Agostino, proprietaria anche della nota cantina Botromagno, rientra nell’ottica di recupero, difesa e progresso della memoria del gusto. Ci troviamo nelle antiche cantine e stalle del dove c’è spazio per circa 40 coperti.
L’impostazione di cucina si basa sui prodotti e i piatti della tradizione con pochi cedimenti al presente. Siamo in una terra magica: qui sono concentrati i pani più buoni d’Italia, quello di Matera, quello di Altamura e quelli delle Murge con lieviti madre. I fratelli D’Agostino, grandi gourmet di tradizione, si sono legati a Slow Food, inserendo in carta alcuni presidi locali. Antipasto di salumi della Murgia, formaggi e latticini (ricotta di pecora, pecorino, nodini di pecora e mozzarella di bufala delle Puglie), scoppiettanti proposte con i funghi cardoncelli (trifolati, gratinati al forno, grigliati alla brace) divisi in coltivati e selvatici. I primi: orecchiette salsicce e funghi, le classiche con cime di rapa, i cavatelli con pomodorini e funghi, le “daine” con purè di fave e funghi), i calzoni di ricotta dolce al ragù. Da non perdere i cavatelli con le spine di cardo selvatico e pancetta e la bruschetta con pomodori e cipolle di Acquaviva, che da sola vale il viaggio. Trionfo di carni locali tra i secondi: braciola di cavallo al ragù, il filetto di cavallo, vitelli, maiali e agnelli autoctoni, strepitosi “gnumariddi” (involtini di animelle). Volendo, si chiude con formaggi (caciotta di pecora, canestrato di pecora, pallone di Gravina), o, dolcetti e pastarelle secche. Tra gli altri i biscotti cegliesi, recente presidio Slow Food. Ampia ed attenta la carta dei vini.


7 – Nardò, Salento. Il ristorante Modò

Via Duomo, 20
Tel. 0833579538
www.ristorantemodo.it
[email protected]
Aperto sempre, chiuso lunedì
Ferie: variabili, a novembre, o, febbraio
Costo medio: 40,00 euro esclusi i vini
Carte di credito: si

Siamo in  pieno barocco salentino, centro storico di Nardò, qui, da un’idea di Leonardo Marcu di origine rumena e sua moglie Maria Rosaria, architetto toscano, nasce Modò, locale tecno lounge, con tinte decise tra il verde e il marrone, mise en place minima, niente tovaglie.  Siamo in un luogo delle emozioni, qui le eccellenze territoriali sono reinterpretate ad alto livello. In cucina, mare e terra si alternano in pari misura. Da non perdere il Carpaccio di carne di cavallo affumicata con scaglie di Canestrato pugliese, il Raviolo ricotta e spinaci su mousse di ricotta, e le tagliatelle con cacio ricotta e melanzane. Il  pane è di casa con sesamo, o, noci. Tra i  secondi, tempura di cozze al nero di seppia e gamberetti viola di Gallipoli. Quasi un piatto unico il Pomodoro Cuore di Bue in farcia di tonno fresco, capperi e aceto di mele. Da apprezzare la formula vino, BYOB ( bring your own bottle), che permette alla clientela di portare il proprio vino con un diritto di stappo di tre euro, in ogni caso il ricarico, applicato alla ben assortita carta,  è più che onesto.


LA LUCANIA

8 – Terranova del Pollino. Ristorante Luna Rossa di Federico Valicenti

Via Marconi, 18
Tel. e fax 0973.93254
www.federicovalicenti.it
Chiuso il mercoledì, sempre aperto
Ferie  variabili in  autunno – inverno
Carte di credito: tutte – Bancomat
Costo medio : 30,00 – 35,00 euro vini esclusi

Federico Valicenti, Ambasciatore della Lucania sul Pollino

Federico Valicenti, l’oste sapiens del Pollino. Infaticabile ambasciatore della sua Lucania, nulla lo ferma: d’inverno studia e raccoglie, opera eccellentissima, la tradizione orale dagli anziani. I suoi piatti si fondano sulle materie povere, oggi “di lusso”. Cuoco “montanaro”: erbe e castagne, finocchietto e noci, condimenti al minimo. Mentre si mangia, bisogna saper “ascoltare” il “cantico” alla Materia Prima: “pettole” di grano carosello con caciocavallo podolico e prosciutto crudo del Pollino, tortino di patate del Pollino, insaporito  con  “pipi cruschi”, il sale della vita lucano. Il top è sulle  carni: ad ognuna la propria cottura: agnello in crosta di pecorino su un fondo di  patate, poi  ripassato al forno, coscia della sposa cotta al mattone (da prenotare), funghi in varie versioni, immancabile il classico lucano, “Baccalà con pipi cruschi”. Sontuosa selezione di formaggi e salumi locali e, dulcis in fundo, “cestino di pasta frolla con passatina di ceci”. Aglianico del Vulture a fiumi, il tutto condito dal rassicurante,  e “brigantesco physique du rôle” di Federico, un tutt’uno di: passione, ricerca ed autentica convivialità. Luna Rossa, spero, “veleggerà” in eterno.


LA CALABRIA

 9 – Trattoria da Max, Cirò

Via Togliatti 72
Tel. 0962.373009
www.trattoriamax.it
Sempre aperto in estate a pranzo e cena
Chiuso: lunedì in inverno
Ferie: ultima settimana di ottobre
Costo medio:
ristorante 30 – 35 euro vini esclusi
pizzeria 13 – 15 euro bevande incluse
Carte di credito tutte, Bancomat

Ai lati i fratelli Salvatore e Vincenzo Murano con il pizzaiolo Antonio Bossio

Costa jonica calabrese, qui i fratelli Murano da 15 anni propongono una cucina vivace e rispettosa delle eccellenze locali: pecorini dell’alto Marchesato di Crotone, olio extravergine di oliva da Carolea e Tonda di Strongoli e “nduja” di Spilinga. I piatti più interessanti:  l’antipasto cirotano con sardella, cipolla e pomodoro, pecorino crotonese, caciocavallo silano, sottoli di casa e olive Silane, “Anelli alla Pecorara” con pomodori e ricotta affumicata e tagliolini con ragù di cernia in bianco. Ancora, pesce sempre fresco,  filetto con  porcini della Sila, scamorza silana affumicata con pomodori secchi. Vini: molte etichette locali, notevole la selezione di birre. Max è anche pizzeria ed è attrezzato per i celiaci.


10 – Camigliatello Silano, la Tavernetta di Pietro Lecce

Contrada Campo San Lorenzo, 14
Tel.0984.579026
www.latavernetta.info
Sempre aperto, chiuso lunedì
Ferie: fine novembre – metà  dicembre
Carte di credito: tutte – Bancomat
Costo medio: menù degustazione  di sette portate, 50 euro
A la carte:40, 00–50,00 euro. Costo medio primi piatti 12 euro, secondi 18,00

Il Taverniere – Patròn Pietro Lecce

Altipiano della Sila ad oltre 1000 mt. slm, un oasi naturale, luogo dell’anima. Lui è Pietro Lecce, cuciniere della tradizione, capace di mantenere, con grande scioltezza,  in cucina, come in sala, grazie all’ausilio di tecniche innovative,  un equilibrio millimetrico tra “vecchio e nuovo”. Il locale è diviso in due: “risto–salumeria con introvabili formaggi e salumi, affettati al momento e accompagnati da vino al calice (la sosta qui vale un pranzo) e grande sala dai colori vivaci. Pietro adora i funghi: malfatti di grano saraceno con porcini, ravioloni di porcini al tartufo; capretto con  patate silane e costine di agnello con  padellate di patate e porcini, o,  tagliate al momento e fritte, verdure fresche a volontà.  La cantina è il fiore all’occhiello, migliaia di etichette locali, nazionali ed estere di grande livello.

53 Commenti

  1. Ma si può parlare di Osteria quando siamo dinanzi ad una spesa a cranio di 40€ ?!?!?!? Quando poi nella nostra regione cosi come in tante altre,si mangia con 10€ in più o forse allo stesso prezzo in ristoranti con almeno una stella michelin ?!?!?!?

    1. Menù degustazione 5 portate 45,00€ a persona alla locanda di bu compreso di bollicina per aperitivo :-)

  2. Non avevo dubbi, cara Giulia, apprezzando da sempre la tua ricerca, scevra da condizionamenti di mode e quanto mai obiettiva nei giudizi, che, almeno per quanto riguarda la Campania, che conosco meglio, avresti inserito nei locali “top” i nomi che ho ritrovato nel post; mi sento di citare, quale esempio paradigmatico di ciò che “dovrebbe” essere un’osteria attenta a tutti gli aspetti della propria attività, “Lo Stuzzichino”, che fonde gentilezza verso il cliente, cura dei particolari, correttezza nei prezzi e capacità di valorizzare i prodotti del territorio.
    Quindi, ancora complimenti a te per l’oculata visione delle tematiche di cui ti occupi ed a Mimmo per la sua “creatura”, sempre più amata dal pubblico.

  3. Concordo con giulia sto giu in Salento e a breve anche qualche novIta’

    1. Tommà dove sei, a Porto Cesareo ? Perchè non ci fai una carrellata delle pescherie del posto…vuoi vedere che, tante volte, imparo anche a distinguere un dentice da una pezzogna…;.))

        1. Allora, che non sia un esperto di pesce è risaputo, ma passare per tonto no : sono stato a Porto Cesareo circa tre o quattro anni fa, per due anni di fila, e la mattina presto, non avendo niente da fare( come al solito), aspettavo i pescatori con le loro piccole barche che rientravano portando pesce vivo a riva(non come fanno nel Cilento, checchè ne diciate tu e MALGI, che lo scongelano a mare…;-))) Lo so a cosa ti riferisci, ma quella polemica con Tomacelli che voleva spacciare il tonno scongelato di Porto Cesareo per fresco, riguardava appunto, specificamente il tonno…il resto, ti posso assicurare, è veramente fresco…;-))

          1. non ricominciate con questa storia di porto cesareo, l’anno scorso è successo un casotto!
            chiedete a romualdo!!!

        2. Concordo con Luciano…..purtroppo!!!
          Fino a pochi anni fa’ a Porto Cesareo si trovavano i gamberi rossi freschi,le magnifiche ostriche rosse ed altro
          Adesso i pescherecci congelano a bordo e forniscono le aziendea discapito del fresco.Buoni per carita’, ma sono un’altra cosa.
          Il buon Pesce lo si trova a Manfredonia….le noci sono straordinarie ma hai,noi…..le distanze sono penalizzanti.Con il caldo tutto arriva poco “fresco” e tutti ormai desistiamo.L’unico mercato che stimola perquano mi riguarda e’ quello di Mola di Bari….la’ e’solo fresco e si fa’ come una volta……contrattare per avere e dare un buon prezzo finale ad un piatto.

          1. leggendo distrattamente il commento, pensavo fosse uno dei tanti troll che trovano soddisfazione nel provocare polemiche… poi ho notato il link del tuo nickname… io penso che lettori e ristoratori (più o meno mediocri) che vivono ad almeno 150 chilometri dal posto di cui si parla dovrebbero essere più prudenti nel tranciare giudizi. A Cisaria (vedi paranze della famiglia Basile, ma non solo) come a Gallipoli, a Castro come a Otranto e a San Foca (e assai ancora ce ne sarebbero di posti) si trova di tutto, basta capirne e pagare il giusto. Dalle cicale greche (Scyllarus arctus) ai gamberi rossi, dai carapoti (che il mio amico Tommaso ha recensito come il viagra di Sant’Isidoro) alle cozze mateddhre (vongole), dalle straordinarie ostriche imperiali alle cozze pelose. Nulla da togliere ai mercati baresi, ma non diciamo cazzate sul Salento da mare, please! ;-)

  4. Egr. Dott.ssa Bartoli,
    mi compiaccio con Lei per la piccola guida che ci fornisce sulle Osterie. Non discuto certamente se il costo di un coperto è più o meno conveniente, a me piace ospitare ed essere ospitato bene e ciò certamente ha un costo. Nè mi permetterei fare alcun appunto sulle osterie citate: tutte meritevoli. La cosa invece ho notato, e non le nascondo che ciò mi ha dato qualche fastidio, che Lei cita espressamente quale momento di giudizio la carta dei vini. Ebbene, senza nulla togliere all’importanza della bevanda cara a bacco, avrei apprezzato che fosse usato come metro di giudizio anche una carta degli oli. Oggi sempre più aziende in Campania, Basilicata, Calabria etc stanno producendo oli di alta qualità, ma poca attenzione è loro data da ristoratori, osti e pizzaioli e soprattutto da chi per mestiere li sceglie per additarli fra i migliori. Forse questa è solo una mia impressione, se è così, mi scuso in anticipo per lo sfogo.
    Cordialità
    Nicolangelo Marsicani

  5. Lello ma a Porto Cesareo mica si pesca….si va a caccia!!! :)))))
    Brava giulia. Circa le prime 4 Mi riprometto di ritornare da Abraxas e conoscere le altre 3. Fuori regione….vedremo.
    Interessante la situazione della carta degli oli citata in un commento, anche se siamo su livelli culturali ancora troppo elevati, ma ben venga l’educazione culturale a tavola di cui questo blog e’ fautore. :)

  6. Comunicazione di servizio per Lello, Tommaso e Luciano. Sono stato anch’io nel Salento poche settimane fa ed ho fatto un giro per ristoranti, aziende vinicole, ecc. a Gallipoli, Porto Cesareo, S.Maria di Leuca,Otranto, San Gregorio,Torre San Giovanni, Salice Salentino, Guagnano, ecc. Ne ho approfittato per fare dei servizi che tra poco saranno pronti. Devo precisare che , come in tutto il Salento marino, anche a Porto Cesareo si pesca e, quindi, ha ragione Lello lì c’è sempre pesce fresco e che pesce, e che località!
    A Tommaso devo dire che Paolo Cantele glio manda tanti affettuosi saluti.

      1. ma qualche settimana fa, quanta gente stava in salento (gallipoli-porto cesare e dintorni)????

    1. I dubbi sono confermati. Quando vanno a provare i giornalisti e’ un fatto, quando vanno i clienti comuni e’ tutta un’altra storia!

      1. Infatti, non lo avevi ancora capito? Le osterie hanno una doppia linea e quando arriviamo noi tirano fuori quella buona. Per fortuna i clienti di queste dieci non se ne sono accorti e continuano a riempire i tavoli.
        Ma tu Giorgio, alias Oreste, bello a papà, dici cosa ti ha fatto mai Pasquale Torrente che odi così tanto da fare quattro interventi in due giorni. Vai da lui, impara la storia della doppia linea e l’anno prossimo ci stai pure tu fra i primi dieci:-)

        Ps: ah, visto che ho fatto outing, vorrei dire che non è tanto il fatto che non paghiamo il conto. Figuriamomici se per miserabili 25 o 30 euro possiano scrivere bene. Il fatto sono i bonifici che queste osterie ci pagano per essere segnalate:-)

  7. La ringrazio di cuore per la risposta, nella speranza che la mia sollecitazione sia sempre più nei Vostri cuori per il futuro.
    Cordialità
    Nicolangelo

  8. di sicuro quet’anno non mancherò alla tavola di valicenti…farò una sortita al più presto!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  9. bellissimo questo itinerario gastronomico. Vado in Calabria e non mi perdo le due osterie consigliate dalla giornalista. Riferirò.

  10. Provato l’abraxas. Ottimo veramente ottimo e stasera andiamo alla mattonella della quale ho già sentito parlare. ono certo che non resteremo delusi. Complimenti sig,ra Giulia. A quando un vademecum come questo dedicato a chi come noi si muove poco e resta in Campania?

  11. Da verace cittadino “flegreo” mi complimento con lei per l’inserimento dell’Abraxas. E’ davvero un posto magico. E la cucina è più che eccellente. Del resto tutti gli esercizi inseriti mi sembrano di ottimo livello. Lodevole iniziativa. Grazie.

  12. Grande questa guida, peer questa estate ho progettato un tour della Puglia…. ne beccherò almeno due di queste hihihih

  13. Questa piccola guida, per quanto succinta e stringata, ci dice tutto o quasi tutto quello che a noi utenti, in definitiva interessa, Concordo al 100% con i giudizi espressi su quelle della nostra zona che ho visitato in varie occasioni più di una volta. Mi riservo di commentare lo Stuzzichino e Max che quasi certamente visiterò quest’estate. Un plauso per l’iniziativa.

  14. complimenti, cara Giulia. E’ sempre un piacere leggerti ed è sempre viatico di deliziose esperienze cognitive ed emozionali quanto tu così suadentemente segnali con i tuoi gradevolissimi racconti.
    8 su 10 sono già di mia conoscenza e mi adopererò in autunno affinchè possa conoscere quel 20% che mi manca.
    Grazie ancora, ciao.

  15. Ringrazio ancora una volta la signora Giulia per la sua opera di divulgazione – ben detto ” emozionale”, che con pochi e sapienti tratti delinea piccole nicchie di gusto e di vita.

  16. Io La seguo sempre, perchè lei concepisce il cibo come bontà dell’anima e non come status symbol o “vanto” coem troppo spesso succede. Un’unica richiesta: quando ci racconta anche delle trattorie el resto d’Italia? Grazie mille

  17. Concordo su Angelina ma per la campania avrei inserito anche Osteria Viva Lo Re di Ercolano!!!

    1. Nooooooo, per carità.
      Vabbè io sono particolarmente sfortunato …..ma anche in altre due osterie citate ho mangiato mediocremente , bevuto peggio e pagando una cifra non congrua alla banalità del “percorso gastronomico” (…………) ed imbattendomi in certi personaggi che non vi dico e non vi conto.
      Evidentemente è una roulette !

  18. Provato, Modò.
    Delusione….

    antipasto con canestrato e carpaccio di cavallo buono..
    insaltina niente di che!
    Tagliolini neri al timo e limone con alici fresche: sapori non legati tra loro..e ben lungi dall’alto livello di cui si parla nella scheda di Tommaso Esposito
    Tonno al sesamo con verdure croccanti: passi il tonno ma il resto fritto in molto olio non adeguatamente assorbito.
    Dolce: sfoglia di mele con gelato e croccante di mandorle. sapori piatti (ci vuole un gelato alla vaniglia!!)

    Magari sono sfortunato come Orfeo ma vi dico che sono uscito profondamente deluso!
    Per fortuna mi sono rifatto presto (2 giorni dopo)!!!

  19. Ma- va detto- i prezzi non sono proprio da ‘osteria’, eh! Una media di 30/40 euro…

  20. Mi dispiace segnalare che ieri sono stata a pranzo all’antica Osteria Frangiosa :” CHE DELUSIONE! ” non c’era niente di fresco, neanche il pane, per non parlare della tasca di agnello farcita ormai andata da parecchio, la focaccia vecchia, la mozzarella meglio non menzionarla, ma la frittura fredda questo no!
    Per favore non attribuiamo meriti a chi non ne è assolutamente degno|

  21. Alla Tavernetta di Pietro Lecce praticamente si spendono gli stessi soldi che a Napoli si spendono per mangiare (e parecchio bene) in posti come Palazzo Petrucci, Uno Barrato, Sud o Napoli Mia…non certamente definibili delle “osterie” nel senso comune della parola….

  22. anche quest’anno h visitato più volte la “trattoria” Angiolina a Marina di Pisciotta.

    anche quest’anno mi sono deliziato con le alici alla scapece, la zuppa mediterranea e il gelato al torrone.

    quanto riportato nell’articolo è, per me, condivisibile al 95%… perché la pantagruelica insalata di alici era composta da 6 (sei) alici diliscate ed un trito di verdurine.

    che Pantagruel si sia messo a dieta?

  23. cito la treccani “osterìa s. f. [der. di oste1]. – Nel passato, locanda dove si poteva mangiare e trovare alloggio: cammina, cammina, cammina, alla fine sul far della sera arrivarono stanchi morti all’o. del Gambero Rosso (Collodi). Oggi, locale pubblico, di tono modesto e popolare, con mescita di vini e spesso anche con servizio di trattoria. Cito ancora il dizionario del corriere “• Locale pubblico dove si servono vino, altre bevande e spesso pasti alla buona.” Mi spiace ma la caratteristica dell’osteria è l’essere alla buona, modesta…Una VERA osteria non ha la carta dei vini ma vini sfusi prodotti non a livello industriale (in pratica quei vini che cambiano gusto e produzione in base alle annate e non certo i vini delle grandi case che riescono a produrre la stessa quantità di vino doc ogni anno con temporali o siccità)… La sua citazione è solo poetica ma non ha alcun rapporto con la realtà e la visione comune. Ormai troppo ristoranti si danno un tono chiamandosi osterie in modo tale da offrire una cucina tradizionale a prezzi più elevati…Sicuramete i ristoranti indicati saranno ottimi, con un ottimo rapporto qualità prezzo ma le osterie sono alla buona…

  24. E va beh, non potendo fare diversamente chiedo scusa a Giulia ma commento qui, essendo un post molto letto e commentato, una spuntatina che mi sovviene leggendo Repubblica di oggi. Il tema andrebbe bene sul post di Cristina Mosca, 8 maggio, ma i commenti sono chiusi, oppure su quello del 29 maggio che lancia l’intervista di Aiello a Vinciguerra dal titolo ” …. Fuori il burro dalla mia cucina”, anche li’, s’e non sono cieco, i commenti non si possono mettere. Negativita’ dell’elettronica. Ordunque, stamane apri il paginone centrale della domenica di Repubblica, come sempre centrata sui bei pezzi di Licia GrAnello, e che ti trovi? Una ricetta del Nostro di Gallarate, che wprevede ben 75 grammi di burro!! Che succede? Un refuso giornalistico? Un grave errore della Granello?( dio la scampi dalle telefonate notturne dello chef), oppure non siamo stati avvertiti dal medesimo o dai suoi esegeti che e’ stato illuminato sulla via di Damasco o molto piu’ probabilmente sulla via di Biella?( estrapolo dall’intervento di VizzAri su uno dei due post: “Ma- laico e liberal- non condivido le crociate e taNtomeno le cazzate:Del burro e’ sciocco privarsene perché e’ buono quanto e’ buono l’olio ” ) . Faccelo sape’, Vinciguerra, quale e’ il tuo attuale ” pensiero”. In fondo, diceva qualcuno, cambiare parere e’ sintomo di intelligenza:-)

    1. Ah, ma è un incubo!!! Lo sai che poi quello comincia a far scrivere le mail da altri, che poi arrivano qua e iniziano a controcommentare cambiando nome ogni volta e tu t’inc… ;)))))))))))))

  25. Ho avuto la fortuna di pranzare da Stuzzichino quest’estate. La scelta è stata del tutto casuale, dal momento che ho trovato il ristorante su internet. Leggendo la recensione http://www.cibando.com/ristorante/stuzzichino mi sono incuriosita ed ho voluto provarlo. Davvero fantastico!Il mio consiglio? Gli straordinari paccheri di Gragnano o gli scialatielli, conditi col pescato del giorno e i gamberetti di Crapolla (Presidio Slow Food) saltati con sale e pepe. Due specialità. L’unico inconveniente è la location; n po sperduto nel nulla, ma è comunque abbastanza facile da raggiungere.

  26. Come può un articolo pubblicato il 4 agosto 2013 avere commenti risalenti a due anni fa? Me lo ricordavo quest’articolo, è stato ripubblicato… :-)

    1. Due anni fa ci abbiamo visto giusto, le confermiamo tutte. C’è qualcosa che impedisce la ripubblicazione di post che hanno ancora attualità in home invece di lasciarli nelle pagine precedenti?

I commenti sono chiusi.