La viticoltura estrema di Ermes Pavese a Morgex in Valle d’Aosta
di Marina Alaimo
Il vigneto è per me un luogo dell’anima, la giusta dimensione nella quale ritrovo profondamente e serenamente me stessa abbandonando del tutto le tensioni e le posizioni di difesa imposte dal vivere comune. La bellezza della vigna è un premio per chi sa guardarla, per chi l’ha allevata con amore e per chi godrà con parsimoniosa devozione del suo frutto, il vino. E proprio dove la viticoltura è estrema la vigna acquisisce un valore spirituale, raccontando i sacrifici ed i lunghi anni dedicati alla sua cura, intrecciando la storia dell’uomo ai tralci della vecchia vite ed alla terra che li ospita con severità benevola. Arrivando ai vigneti di Ermes Pavese a Morgex, l’unicità e la bellezza del paesaggio infondono una serenità quasi mistica, interrotta presto dalla voglia di sapere quanto più possibile del territorio, degli uomini che vi ci si sono dedicati e delle tecniche utilizzate per allevarla al meglio. Siamo tra gli 800 ed i 1200 metri s.l.m. su un terreno marnoso ricco di pietre ed in ripida pendenza, circondati dalla catena montuosa del Monte Bianco.
La vite è allevata a pergola valdostana molto bassa e quanto più risale verso la montagna, tanto più si riduce l’altezza per difendere le piante dai venti gelidi. Le pergole più vecchie hanno 80 anni ed un’altezza che va dai 30 ai 60 cm. dal suolo, in passato venivano vendemmiate dai bambini del villaggio, quando la comunità era considerata un valore primario ed indispensabile per la sopravvivenza.
Tra l’altro è curiosissimo e spettacolare notare che i pali sono costituiti da lastre di ardesia valdostana, presente in grande quantità nella zona, utilizzata sia come induttore del calore accumulato durante le ore solari, sia perché più resistente alla neve rispetto al legno. Qui si alleva unicamente il prie blanc e le piante sono tutte a piede franco in quanto il freddo di questi luoghi estremi non consente alla fillossera di attecchire.
Tutt’intorno si susseguono cumuli di pietre sottratte al suolo con grande fatica per ricavare il terreno da poter coltivare ed utilizzate poi ampiamente per costruire i muretti di contenimento delle terrazze che coraggiosamente risalgono la montagna.
Si potrebbe dire che la pietra sia qui l’elemento dominante, duro e severo, eppure l’intero paesaggio disegnato dai sassi grigiastri, dai vigneti bassi e dalle fiere montagne raggiunge un’armonia di estrema bellezza.
Le genti di questi luoghi hanno sempre fatto il vino, ma soltanto per uso proprio o per barattarlo in cambio di vino rosso proveniente dalle altre vallate. Solo alla fine degli anni sessanta si è cominciato ad imbottigliarlo ed a pensare di destinarlo anche al commercio. La doc Blanc de Morgex et La Salle comprende questi due comuni su una superficie di circa 33 ha e con una produzione annua di 180 mila bottiglie. Il vitigno utilizzato è unicamente il prie blanc, naturalmente selezionato nei secoli dai vigneron della zona in quanto è un vitigno dalla vita vegetativa molto breve, germoglia tardivamente con il tepore della primavera inoltrata e matura prima che arrivi la neve autunnale.
La famiglia Pavese ha sempre fatto il vino, ma è Ermes che decide di mettere su l’azienda che prende vita nel 1999. Il vino base, il Blanc de Morgex et La Salle 2010, è estremamente interessante, con profumi intensi di decisa impronta minerale ed erbacea, piacevolmente agrumato e con piccoli accenti di susina bianca. Esprime grande piacevolezza al palato con corpo agile accompagnato da un marcata spinta acida e salina. La nuova etichetta, il cru Blanc de Morgex et La Salle Vigna delle Sette Scalinate Riserva Carlo Pavese 2010, sarà presentata alla stampa il prossimo giugno. Come per l’etichetta precedente, il vino è lavorato unicamente in acciaio, le uve provengono dai vigneti più vecchi, di 80 anni allevati a 1200 metri s.l.m.
Le uve non vengono diraspate , si esegue una macerazione sulle bucce di 48 ore ed un affinamento sulle fecce di sei mesi. Una tale cura ha arricchito l’intensità olfattiva, è più marcata l’impronta fruttata nei sentori agrumati e di frutto della passione, ben definiti i toni minerali e di erbe mediterranee. Il sorso si fa apprezzare nella sua leggiadria e per la spinta freschezza e mineralità. L’azienda ne produce solo 200 magnum. Il Nathan 2009 è lavorato unicamente in barrique, con macerazione sulle bucce di 48 ore, fermentazione ed affinamento in legno di secondo e terzo passaggio ed è tagliato per il 20% con il cru Sette Scalinate. Deve ancora ben digerire l’utilizzo della barrique, esprime decisi toni fumè, delicati i sentori di acacia e bergamotto. Sottile e di spinta freschezza il sorso. Ninive 2010 è un vino da tavola da vendemmia tardiva effettuata a dicembre all’alba quando l’uva è gelata. Il vino in tutte le sue fasi è lavorato solo in acciaio, avvolgente e suadente al naso nei profumi mielati, di fichi bianchi, poi mela golden e pera matura, ancora zafferano ed uvetta passita. E’ agile al palato ed appena zuccherino, di bella freschezza e sapido, riaffiorano le erbe aromatiche e i toni minerali con chiusura di mandorla amara.
Azienda Vitivinicola Ermes Pavese, Strada Pineta 24 fraz. La Ruine Morgex Valle d’Aosta – Tel. 0165 800053 – www.pavese.vievini.it – 4 ettari; 30.000 bt. all’anno.
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
E’ sempre emozionante rivere luoghi e vigne di così cruda bellezza.Grazie.Il personaggio poi mi ricorda la fisionomia del Salvatore Irpino che simpaticamente descrivo come fatto con il rovescio dell’associazione.
Mi correggo: dell’ascia.