La più grande fattoria d’Italia? Per tre giorni è a Milano, nel ‘Villaggio Coldiretti’ che cinge d’assedio il castello di Lodovico il Moro…
di Jacopo Fontaneto
A cingere d’assedio il Castello Sforzesco di Milano è un esercito con le bandiere gialle, ma con armi un po’ strane: mozzarelle, riso, pasta, salame, frutta e verdura. Un assedio che avrebbe indotto volentieri alla resa Lodovico il Moro, il duca castellano con il pallino dell’agricoltura
e del cibo che, pure, aveva messo Leonardo da Vinci ai progetti della sua Tenuta Sforzesca, prima di commissionargli la realizzazione della celeberrima Ultima Cena.
Le milizie che circondano il castello sono quelle di Coldiretti che, per tre giorni (fino a domenica 1 ottobre), portano la ‘grande bellezza’ delle campagne italiane nel cuore della metropoli lombarda, dove hanno realizzato la più grande fattoria in città.
Filo conduttore, una biodiversità che rappresenta la linfa stessa di quell’agricoltura italiana che, dal campo, si porta ai fornelli, traducendosi in ricette fra tradizione e creatività. Ci sono gli ingredienti, le materie: dalla colatura di alici di Cetara al vino dei ghiacciai valdostani, passando per l’olio delle dolci colline ternane, la pasta coi grani rari e il riso della piana lombardo-piemontese, le centinaia di vini, salumi, formaggi che punteggiano lo stivale, dalle mozzarelle campane, ai pecorini, al Gorgonzola. Non mancano i cosiddetti ‘superfood’ dalle speciali proprietà e le new entry arrivate in Italia con l’innovazione.
Ci sono i piatti, quelli degli agrichef che fino a domenica propongono ‘menu gourmet’ agricoli al prezzo politico di 5 euro. Per tutti, la buona cucina delle campagne italiane, che corre dalla pizza campana, alla pasta, ai risotti che, qui a Milano, sono ancora un buon ‘piatto nazionale’.
Sul palco si alternano il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, ma anche il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia, il biologo naturalista Francesco Petretti e il nutrizionista Giorgio Calabrese
Su tutto, l’hastag
#STOCOICONTADINI: un invito raccolto dalle migliaia di milanesi, e non solo, che già da venerdì hanno voluto incontrare l’esercito giallo e assaggiarne le munizioni: il bilancio delle presenze, molto probabilmente, toccherà cifre altissime entro domenica sera.
Tra i padiglioni più gettonati quello della Campania, con la pizza che è regina incontrastata: ma se la giocano benissimo anche pasta, risotti e carne. Insomma, l’assedio alle mura de castello continua a funzionare bene.
C’è anche tempo e modo per scherzarci su, alla ricerca del piatto più ‘volgare’ (‘Pane cafone con Bastardo del Grappa e patate Cojonaries’) a quello più afrodisiaco, tutto calabrese (‘Pasta alla cipolla rossa di Tropea e ‘Nduja’), e a quello più ‘puzzolente’ (‘Risotto al puzzone di Moena’), con anche spazio a ricette storiche, come la minestra di panigaccio e caciofiore di cui andavano matti gli antichi romani.
L’evento milanese è anche lo specchio di un’autentica rivoluzione culturale che passa attraverso il fenomeno dei farmer’s market, che Coldiretti ha saputo precorrere e condurre, lanciando, anni fa, il progetto Campagna Amica.
Non solo: con l’evento di Milano, si evidenzia un’altra svolta, quella ‘green’ e salutista che riporta in evidenzia il ruolo della dieta mediterranea, con un aumento record dei consumi che va dal +7% per il pesce fresco fino alla crescita del 6% per la frutta fresca, come dimostra il nuovo studio di Coldiretti.
In forte crescita sono gli acquisti dei cibi garantiti italiani al 100% dal campo alla tavola con la provenienza nazionale che è considerata importante da più di otto consumatori su dieci. Una tendenza favorita dall’evoluzione normativa che sta portando all’indicazione di origine obbligatoria in un numero crescente di alimenti (dai lattiero caseari, alla pasta fino al riso) ma anche perché molti marchi commerciali ora la indicano volontariamente.
Se ne parlerà a lungo, da qui a domenica sera, in una Milano che si risveglia gialla come il suo risotto e che celebra, nel piatto, la ricchezza di terre vicine e lontane.