Il Barile 2002 Aglianico del Vulture doc
ALLEGRETTI
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Sì, capisco amici. Il tempo non è dei migliori da parecchi giorni e l’umore di molti di voi un po’ metereopatici è pessimo. Eppure è proprio questa la cornice adatta per il vino rosso serio, quello che ti costringe a pensare, strutturato, che lascia i denti sgradevolmente colorati, quei vini su cui si sono concentrati i produttori nella seconda metà degli anni ’90 man mano che l’alta ristorazione mostrava di prediligere sempre più menù per bianchi, bollicine, al massimo rosati. Forse non aver intercettato troppo la domanda ascoltando in overbooking le esigenze mostrate da molti guru è all’origine dell’eccesso di stoccaggio di questi ultimi tempi. La ricetta è bere rossi di zone da sempre vocate al rosso, come il mio amato Vulture ed eccoci qua con il bicchiere di Franco Allegretti, architetto, grande personaggio, provato dalla vita ma sempre teso ad andare avanti, tagliare nuovi traguardi, eliminare le esibizioni di pessimismo. Il suo Aglianico preparato da Sergio Paternoster è un vino che parla al cuore, semplice, efficace, buono per tutta la bottiglia e lo amiamo, come ormai la maggior parte dei vulturini e dei taurasini proprio in quelle due annate che fecero scattare l’allarme della Protezione Civile, vendemmia non molto buona dicevano i bollettini. Invece con il tempo la tendenza alla concentrazione, in campagna e in cantina dico, si riequilibria quando la natura, come nel 2002 appunto, ha allungato il brodo e le sorprese positive non mancano affatto. Eccone una, questa bottiglia del 2002 stappata d’istinto e ragionata per un paio d’ore: tutti i parametri visivi a posto, rosso rubino molto vivo, al naso c’è ancora molta frutta rossa, amarena, sciroppo di amarena e poi largo ai sentori tostati del legno ondeggianti tra il tabacco e il caffé. In bocca la musica è quella dell’Aglianico del Vulture: imbatto un po’ brusco, o, meglio, non usa il trucco della dolcezza per entrare, non bussa alla porta, si ricava subito tutto il suo spazio necessario ondeggiando avanti e indietro e riproponendo soprattutto la freschezza integra e non doma della frutta, poi la chiusura appena un po’ vedere e amarognola, ma non mi dispiace, molto lunga e intensa. Un vero piacere, da prolungare sino a quando la bottiglia non ha più nulla da dire. Rispetto a quello che si considera un grande vino, il limite del Barile 2002 è quello di essere un po’ monocorde, restare cioé sempre alla stessa quota di navigazione. Ma la piacevolezza e la freschezza rinnovano la voglia di berlo. Soprattutto è un vino da abbinamento: sulla carne di vitello arrosto fa la sua porca figura, ma lo vedrei bene anche sulle braciolette del ragù, quelle che restano esangui dopo molte ore di cottura e che vengono quasi ravvivate se abbinate ad un buon rosso. Come l’umore vostro, bricconcelli. Su con la vita, dopo la pioggia c’è sempre il sole.
Sede a Barile, piazza Caracciolo, 4
Tel e fax 0972.770549
Sito: http://www.aglianicodelvulture.it
Enologo: Sergio Paternoster
Bottiglie prodotte: 30.000
Ettari: 3 di proprietà
Vitigni: aglianico, moscato