I miei dieci spumanti per le feste natalizie e, come dice Alice Canzian, life is a bubble
di Marina Alaimo
Indovinatissimo lo slogan di Cinzia Canzian e Pier Francesca Bonicelli delle Vigne di Alice nella Marca Trevigiana: “Life is a bubble”, per sottolineare la necessità di affrontare la vita con una certa leggerezza, ma anche per esorcizzare la fragilità dell’essere. Le due produttrici affrontano il proprio lavoro con creatività e capacità di osare. Così tra le varie etichette di prosecco rompono gli schemi tradizionali con il metodo classico Conegliano Valdobbiadene superiore Alice.G .
Si gioca astutamente con il senso, o con i sensi, delle parole, pur mantenendo contenuti concreti nella qualità del vino. Il territorio italiano che ha saputo puntare moltissimo sulla produzione di spumanti metodo classico è indubbiamente il Franciacorta e non per l’assonanza del nome alla Francia, bensì per il fatto che grandi imprenditori industriali in quest’area hanno investito importanti risorse sulla felice intuizione di occupare una fetta di quel mercato che ama questa tipologia di bollicine. Oltre ai grandi nomi che hanno fatto da apripista in Franciacorta, ci sono anche qui piccoli artigiani che propongono bottiglie particolarmente interessanti.
Andrea Arici di Colline della Stella con uno stile del tutto personale e riconoscibile produce i suoi Franciacorta pas dosè permettendo al terroir di venir fuori con la sua spiccata mineralità ed è proprio Dosaggio Zero da chardonnay in purezza l’etichetta imperdibile per chi è a caccia di chicche fuori dalle righe. La simbologia del Natale dagli anni sessanta in poi è fortemente legata al consumo dell’Asti spumante e del panettone. Ottimo abbinamento cibo vino, ma giocando di fantasia e, scegliendo anche in questo caso uno spumante di alta qualità, possiamo osare con contrasti dolce salato e accompagnarlo ai formaggi caprini o al prosciutto crudo componendo un aperitivo di sicuro successo.
Allora ecco l’Asti Spumante La Selvatica dell’Azienda Agricola La Caudrina di Romano Dogliotti con la preziosa etichetta disegnata da Romano Levi. La grande cura nel trattare l’uva consente di preservare al massimo l’aromaticità così ci sembrerà di mangiare uva moscato bevendo il prezioso spumante.
Facendo un’altra capatina in Veneto, e precisamente sul lago di Garda, sulla collina morenica del Monte Saline, a Cavaion, Romano Giacomelli già dagli anni settanta ha fortemente creduto nella spumantizzazione del chiaretto metodo classico. Oggi è un bravo maestro della rifermentazione in bottiglia e la sua corvina vinificata in rosè sa incuriosire il palato nell’etichetta Monte Saline Bardolino Chiaretto brut dove oltre agli stuzzicanti frutti di fragoline e pompelmo rosa, sentiremo tutto il sale e la spinta freschezza del suo terroir. M
olto spazio hanno felicemente conquistato le donne nel mondo del vino e sempre nel territorio del Bardolino le sorelle Claudia e Giulia Benazzoli stanno andando a gran velocità con l’intera produzione puntando moltissimo sul facile approccio del Chiaretto spumante.
In Campania ci sono bollicine che parlano napoletano: sono quelle di Flaegreo dell’azienda Cantine Federiciane che ha investito moltissimo sulla spumantizzazione della falanghina.
Le uve utilizzate nel loro metodo charmat provengono dalla vecchia vigna di Chiaiano, area compresa entro le mura della città più antica d’Europa, Napoli. La semplicità unita alla competenza dà sempre ottimi risultati. La Matta spumante di fiano del Cilento di Casebianche lo conferma con il grande successo ottenuto. Come ci ricorda il nome in etichetta, nasce da una scommessa: è realizzato secondo il metodo contadino della rifermentazione in bottiglia utilizzando il mosto dello stesso vino in fermentazione e senza l’aggiunta di zuccheri. Sul vulcano spento del Vulture c’è chi vinifica in bianco l’aglianico ottenendo un ottimo spumante metodo classico. E’ Gerardo Giuratrabocchetti delle Cantine del Notaio con la sua Stipula rigorosamente millesimato.
Spostandoci ancora verso sud in Puglia e precisamente nell’antica Daunia, l’azienda D’Araprì è diventata un punto di riferimento importante nella produzione di spumanti metodo classico italiani di altissima qualità. Imperdibili quelli da uve bombino o da pinot noir vinificato in bianco.
Territorio di ampio fascino è sicuramente l’Etna dove la spinta altitudine e il suolo vulcanico danno vita a vitigni straordinari come il nerello mascalese, il nerello cappuccio e il carricante. Benanti qui ha dato il via alla riqualificazione della produzione vitivinicola etnea seguita poi con grande successo da tante altre aziende. Tra le raffinate etichette di famiglia troviamo anche un buon metodo classico: Noblesse da carricante in purezza, l’uva bianca dell’Etna.
2 Commenti
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Auguri Marina.La Selvatica bevuta ieri sul panettone classico di Pietro Macellaro.Con Vajra rimane un punto di riferimento della tipologia dove a fare la differenza è solo l’etichetta disegnata dalla buonanima del grapparo Carlo Levy.Daccordissimo su Daraprì,ma ho qualche perplessità sull’amico Giuratrabocchetti il cui Stipula ritengo troppo tannico e sugli amici di Casebiache in cui trovo un’acidità troppo accentuata.Naturalmente sono giudizi da prendere con riserva perchè dati da uno che non impazzisce per le Bollicine .Buon lavoro e che il ….14 ci regali ancora belle bevute.FM.
Caro Francesco lo spumante di Gerardo ti dà la possibilità di berlo anche sulla carne mentre la spinta freschezza della Matta del Cilento puoi abbinarla ai piatti di pesce, ai crostacei che sono dolciastri o alle lenticchie di fine anno. Ognuno di questi spumanti nella sua identità ben definita consente un abbinamento con una o più tipologie di cibo.