Studenti di enologia francesi in visita in Campania
di Enrico Malgi
Un pullulare di giovani studenti francesi alle prese con il Master specialistico in conoscenza e commercio internazionale del vino ed iscritti al “Centre des Sciences du Gout et de l’Alimentation de l’Universitè de Bourgogne du Dijon”, accompagnati dal loro professore il dr. Yves Le Fur e dall’interprete nonché sommelier salernitano Rosario Autuori, nei giorni scorsi ha girovagato in lungo ed in largo per il Cilento e per tutta la Campania vitivinicola. Scopo di questa visita è stata la ricerca di sensazioni ed esperienze uniche e singolari; un approfondimento di conoscenze enologiche particolari; la stimolazione di un confronto con una realtà ampelografica molto diversa da quella di casa loro, che come si sa produce eccellenti vini rossi e bianchi con vitigni importanti come il pinot noir e lo chardonnay; e la consapevolezza di costruire qui anche una parte del loro futuro professionale. Ma forse più semplicemente sono stati animati da una sana voglia di divertissement come normali ragazzi in gita scolastica oltre confine.
Referente per l’organizzazione dei viaggi studio in Italia di questi giovani francesi è stato l’enologo Vincenzo Mercurio che, dopo aver fatto loro visitare il Piemonte e la Toscana, ha pensato bene di portarli in giro per la Campania.
Le visite alle aziende vinicole campane selezionate sono state articolate in più giorni ed hanno interessato nell’ordine: Raffaele Palma e Gigino Reale in Costiera Amalfitana; Cantina San Salvatore e Barone nel Cilento; Villa Matilde e Masseria Felicia nel Casertano; Feudi di San Gregorio e I Favati in Irpinia. Personalmente ho assistito il gruppo presso le aziende cilentane di San Salvatore e di Barone dove ho poi guidato le degustazioni dei vini aziendali, accolti molto cordialmente rispettivamente da Alessandro Leoni e Giuseppe Di Fiore, che hanno condotto gli ospiti alla visita dei vigneti e delle cantine. Da San Salvatore, oltre i vini, gli ospiti hanno potuto assaggiare anche alcune specialità cilentane, in modo particolare la mozzarella di bufala campana di Paestum, che hanno apprezzato in modo entusiastico.
Il prof. Le Fur, che già aveva personalmente manifestato la sua soddisfazione per la bontà dei vini, per il fascino delle persone incontrate e la magnifica biodiversità del territorio del Cilento, appena rientrato in Francia ha ritenuto opportuno inviare una e-mail, il cui contenuto recitava cosi: “Da tutti noi grazie per la vostra ospitalità, per le degustazioni di alta qualità e le discussioni molto informative che abbiamo avuto con ognuno di voi durante il nostro troppo breve soggiorno in Campania”.
Questo mi conforta molto, perché nonostante i nostri difetti ed i limiti vuol dire che dal punto di vista enologico qualcosa di buono in Campania riusciamo a farlo e se poi personaggi stranieri di questo spessore ce lo conferma questo rappresenta uno stimolo ad andare avanti su questa strada ed a migliorarci sempre!
Foto di Enrico Malgi e Rosario Autuori
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
Se i cugini francesi vengono a studiarci vuol dire che un poco ci temono.Se poi vengono nel Cilento vuol dire che il territorio ha potenzialità reali che un serio lavoro farà venir di sicuro a galla.PS.Quando si legge sul Sole 24Ore che il grande economista Latouche è innamorato dell’Irpinia e del Cilento mostrando come esempio un portafogli di pelle di bufala comprato da Vannulo c’è da essere giustamente ottimisti in un futuro migliore per questa antica terra che ci ha dato i natali.FM.
Effettivamente, caro Francesco, la delegazione francese che ho scortato nel Cilento è rimasta affascinata ed ammirata per la calorosa accoglieza ed ospitalità ricevute, per le bellezze paesaggistiche e per i prodotti enogastronomici cha hanno avuto occasione di assaggiare. Evidentemente non si aspettavano tutto questo e lo stesso prof. Le Fur è rimasto incantato ed entusiasta, tanto da manifestare tutta la sua meraviglia per un territorio così ricco di risorse e purtroppo anche così poco conosciuto fuori dai confini regionali. Hanno comunque promesso di tornare qui per proseguire i loro lavori enologici. C’è quindi di andare fieri di tutto questo.