Eataly boccia la farina di Napoli a New York. Il paradosso? Promozione pagata dagli enti pubblici campani
Immaginate di fittare un autobus e che sia l’autista a decidere chi di voi deve salire e chi no. Più o meno è successo questo nell’ennesimo caso che riguarda i famosi fondi europei che spesso servono a rimpinzare grafici, consulenti amici degli amici, allestitori. Basta un totem, una sala vuota nella quale si fotografa il parterre di convegnisti e per la burocrazia è tutto a posto. Il risultato non conta, non è misurabile.
Nessuno ha mai quantificato, ad esempio, che incremento di export hanno portato le numerose spedizioni in giro per il mondo pagate con i soldi dei contribuenti europei.
L’importante è spendere. Pensavamo di aver visto tutto dopo che la Camera di Commercio di Salerno finanzia manifestazioni sulla mozzarella con decine di migliaia di euro solo quando non c’è il Consorzio. O nel Sannnio le iniziative pagate con fondi regionali per promuovere il vino dalle quali è escluso il Consorzio, l’unico che davvero funziona.
Ma in questo caso sollevato oggi sul Mattino siamo ben oltre.
Caputo, la farina di Napoli, quella cioè con la quale lavorano quasi tutti i pizzaioli in Campania e nel mondo, non ha le caratteristiche adatte per partecipare a una promozione finanziata dai fondi europei gestiti da UnionCamere e dalla Regione.
Sembra un paradosso, ma è invece l’amara realtà. L’aspetto più clamoroso è che a deciderlo non è stato l’ente che paga, ma quello che viene pagato, una impresa pubblica di prestigio, Eataly, che, ma questa è solo una osservazione maliziosa, è proprietaria di un altro molino che da tempo sta cercando di entrare in Campania.
Sicché il sillogismo finale è che UnionCamere finanzia un concorrente di una delle principali imprese campane dell’agroalimentare.
Sono i paradossi a cui è ormai è arrivata la gestione dei fondi europei, diventati proprietà dell’algoritmo burocratico che si sostituisce alle scelte politiche e al buon senso e finisce per sortire effetti opposti a quelli che, magari in buona fede, il funzionario di turno decide di fare.
Leggiamo la lettera che il segretario facente funzioni Raffaele De Sio ha scritto alla Molini Caputo, primo molino del Sud, azienda napoletana e grande contributore della Camera di Commercio di Napoli e dunque di UnionCamere.
Ecco come si spendono i fondi europei.
In altri tempi l’autorità politica avrebbe bloccato tutto. Oggi vige la logica dello spendere comunque altrimenti i soldi si perdono.
E l’Italia affonda con la burocrazia che uccide l’impresa. Almeno sino a quando non ci saranno neanche più i soldi per sostenerla.
Tutto il resto sul quotidiano di oggi a pagina 12
15 Commenti
I commenti sono chiusi.
Perché Eataly gestisce soldi pubblici?Un privato che cura i propri interessi?
Ah ah. È una mania diffusa schifare il territorio. In Salento, nel granaio d’Italia, per essere fighi si fa la pizza e il pane con farina veneta
Quello che non capisco é come fa la regione Campania a ricevere fondi europei senza dover dimostrare come poi li spende/investe ? Cioé é davvero un paradosso destinare i ” nostri” soldi,ricevuti per patrocinare iniziative atte a sostenere la Campania, per promuovere attivitá e aziende di cosa?! Che vergogna!
Vero Antonio, una domanda che mi faccio anche io spesso. La Regione Campania aveva un ente, l’Ersac, che faceva promozione e che fu sciolto quando andava di moda far vedere che si dovevano eliminare gli enti inutili.
Una storia italiana: decine dei dipendenti furono scaraventati negli uffici regionali senza avere mansioni, il know how accumulato a torto o a ragione, disperso.
Qual è stato il risultato, non voglio credere l’obiettivo?
La promozione è stata affidata ai privati che fanno i cavoli loro, presentano al funzionario di turno il pacchetto già chiuso, lui è contento perché così spende e dimostra di stare a posto. Una gestione kafkiana dei soldi che non servono a produrre reddito, ma solo ad essere spesi.
La cosa triste, per me, è che la privatizzazione della promozione è stata fatta dalla sinistra, ma in Italia, si sa, non c’è nessuno che fa meglio il lavoro della destra della sinistra italiana, da decenni ormai priva di ogni ideale:-(
Politica a parte, la Regione finanzia guide senza appalto fuori mercato, chiama consulenze senza bandi pubblici, servizi agli amici degli amici tanto basta stare sotto il tetto dei 20mila euro, fanno iniziative dettate dai tempi burocratici e non da quelle dei produttori e del mercato. Un vero e proprio napalm sociale che distrugge le imprese e il mondo della produzione che non ha agganci politici.
Ma ci sarà un giudice a Berlino? Una Procura della Corte dei Conti che chieda visione dei risultati?
Dott. Pignataro io credo che un giudice a Berlino esista ! Il problema principale secondo me e che da noi, soprattutto in Campania e al sud in generale non esistano certi automatismi istituzionali che permettano il normale e spontaneo espletamento dei diritti e dei doveri verso le persone! Il motivo forse é da ricercare nel fatto che il nostro popolo ( sud ) é stato sempre dominato, per millenni e millenni, al punto da diventare degli esseri inermi e inerti, incapaci di pretendere ciò che ci spetta ( ma spesso nemmeno di rispettare le regole) , incapaci di pretendere d’esser trattati come il resto d’Italia e che si prende solo le briciole del resto del “sistema” Italia che funziona !
Ha mai provato a domandare ad un conoscente, magari napoletano o della provincia, che si é trasferito al nord per lavoro, se “riuscirebbe” a tornare all’ovile?
Vediamo piu’ nel dettaglio come funziona l ente regione, al netto della soppressione del ersac, ente strumentale con competenze valide e accertate.allora palazzo s lucia partecipa,al 100%, diverse societa’,vere e proprie spa.chi si occupa di innovazione, chi di finanza, chi di promozione territoriale.da piu di in anno s lucia ha deciso di creare delle grosse holding ognuna con ambiti specifici dalla tutela appunto alla promozione.una di esse, per la quale e’ stata fatta un appisita lr la 15 e che si chiama sviluppo campania con a capo un famoso docente universitario che e’ anche il liquidatore di unz drlle societa’ componenti la holding appunto da oltre un anno si rigirano i pollici.questa e’ la pa regionale, poi ci sono le schifezze delle short list di esperti e l ignominia della enoteca regionale.destra o sinistra sempre inetti faccendieri e incapaci sono.
Questo fatto ci sta facendo molto discutere all’interno di un gruppo di “slowfoodiani” un pò critici, ma nel senso positivo del termine, “slow food che vorrei”, ci farebbe piacere conoscere qualche dettaglio in più sulle motivazioni che hanno portato a respingere il finanziamento.
Nel contempo se qualche slowfoodiano desideroso di confrontarsi volesse aderire al gruppo su fb lo accoglieremmo a braccia aperte.
Eataly ha fatto benissimo e risponde al falso che la farina campana è usata in tutto il mondo per la pizza….prima di scrivere certe cose date i dati per vedere se scrivete la verità
ha fatto benissimo….ma scherziamo? certe promozioni le regioni imparino a farle e poi ne parliamo….intanto le aziende che lavorano con Eataly hanno aumentato il fatturato e l’esportazione….potete dire tutto quello che volete su Eataly, sta di fatto che è l’unica realtà del made in italy che sta producendo i suoi frutti in giro per il mondo…il resto sono tutte puttanate
Signor Treglia………..aumentato fatturati e esportazioni……..unica’ realta’ del made in italy che produce frutti in giro per il mondo.
Signor Treglia ma lei dove vive anzi di cosa si occupa per spararle cosi’ grosse???????
Vada a vedere i fatturati che Caputo fa negli Usa senza promozioni e eventi del piffero!!!!!!
Io sono convinto, diciamo con un margine di sicurezza pari al 100 per cento, che Farinetti non sappia niente di questa storia. E forse neanche Eataly NY. Si tratta di un imprenditore in gamba, che certo non si perde per una presenza di un’aziende in un evento a casa propria.
Il problema è in Campania e nei perversi meandri della lottizzazione burocratica nella quale la politica non ha più la voglia e nè la capacità di entrare
Devono però dirlo ufficialmente, altrimenti fa testo un atto ufficiale, quella della lettera di UnionCamere Campania che attribuisce a loro la responsabilità della scelta
Dopo bisognerà vedere CHI ha fatto la scelta, se aveva legittimità e requisiti per farla e come mai l’ha fatta.
ok dispiace non vedere un’azienda campana in questa manifestazione.
ma a bocce ferme vogliamo fare delle considerazioni?
è vero che la farina caputo è la migliore?
perchè ha un grano migliore degli altri?
la verità è che non è tra le migliori nè ha grani diversi dagli altri ( sicuramente non è grano italiano ).
però è vero che detiene una grossa fetta di mercato tanto da diventare (quasi ) un monopolista in campania e che ha determinato diverse distorsioni.
per esempio le maggiori manifestazioni del settore ( vedi AVPN ) vengono finanziate dal Molino C e solo i pizziaiuoli che usano questo marchio possono avere tanta visibilità generando a volte ( come avviene qui ) delle classifiche molto distanti dalla realtà.
una prova? l’ultimo concorso del mattino sulle pizzerie ( un altro flop ).
quasi tutte le pizzerie finaliste usano farina caputo e non tutte fanno una buona pizza ma sono più visibili delle altre.
a tutto questo si aggiunge un giornalismo fazioso e di parte ( tranne lei ) dove l’unico obiettivo è farsi un nome per poter scrivere un giorno una delle tante “Guida a …” come se fossero i Promessi Sposi.
cordiali saluti
Peccato che il concorso sul mattino si vince conquistando più commenti del rivale ed è tutto visibile su Facebook. Cosa c’entra la farina usata?
Caputo ha conquistato il mercato facendo ricerca e investendo di proprio, a differenza di tanti finti imprenditori che investono solo con il denaro delle nostre tasse.
Ma il punto è un altro e mi dispiace che non si sia compreso: è possibile con fondi pubblici campani sostenere aziende non campane?
sul fatto che soldi pubblici assegnati alla campania vadano ad incentivare aziende campane non ci piove.
è il connubio fondi campania-molino caputo che non mi convince.
non promuovo chi è già conosciuto ed ha il monopolio nelle pizzerie campane ma al limite promuovo un prodotto di nicchia.
Indipendentemente dal fatto se sia giusto o meno escludere la farina Caputo dal progetto, secondo me é il soggetto che deve decidere che lascia perplessi; immaginate una partita di calcio in cui, ad un giocatore viene affidato anche il ruolo di arbitro?