Barolo Brunella. Progettualità Boroli
di Erika Mantovan
Il nome Achille evoca il fascino della storia dell’Iliade e le sfide del giovane guerriero.
Con lo stesso coraggio dal 2000 Achille Boroli gestisce l’omonima cantina con idee chiare ed obiettivi da raggiungere nella Cascina Brunella di Castiglione Falletto, nelle Langhe. Non distante, giusto qualche metro, ha dato respiro alla creatività del fratello Guido realizzando una struttura, ultimata nel 2006, dedicata alle degustazioni e alle vinificazioni; un mariage tra estetica ed economia costruita con doghe di barrique sfruttate sia come decoro per le pareti esterne che per creare un isolamento termico del tutto naturale. Un’architettura codificata che sfida il tempo, come è solito fare il vino quando è nel legno. E dopo i diciotto mesi di botte e i dodici di bottiglia, canonici, richiesti dal disciplinare di produzione del Barolo, oggi presenta al mondo la sua ultima sfida: il Barolo Brunella 2013. Un vino nato dalle piante che circondano la tenuta a 318 metri s.l.m.; affacciate al Cerequio e al Brunate, guardano il Villero, dall’alto, a fianco di un Monprivato che fa bella mostra di sé. Una corona di vigne che vanta esposizioni miste (sud-ovest, nord-ovest e nord-est) in un microclima unico che diventa decisivo e garante di una costante qualità delle uve in queste ultime vendemmie complicate segnate da eventi improbabili. Già, ma Achille qui come ci è arrivato?
Silvano Boroli, il nostro Peleo, già impegnato nel settore grafico-editoriale, approda nelle Langhe nel 1996: un’annata particolare e di grande dinamismo. Con quattro figli e un’irrefrenabile voglia di cambiamento, l’acquisto di una cascina con vigne sembrava essere l’unica scelta possibile. E vincente, pare, perché dopo soli sette anni il ristorante La Locanda del Pilone conquista la stella Michelin. La voglia di confrontarsi con il “Re” della zona, monsieur Barolo, è tanta ma per farlo si devono percorrere strade contadine e produrre i vini della tradizione: Arneis, Dolcetto, Barbera e Moscato con curiosità verso gli internazionali Chardonnay e Merlot. Ed è presto fatto, con felice esito commerciale nelle piazze fuori e dentro i confini dello Stivale.
Dopo la Laurea in Economia Achille è bramoso di entrare in azienda con un solo scopo: produrre vini di qualità eccellente. E se nei primi tempi la sua figura è quella di Sales Marketing Manager, dal 2012 impone la sua filosofia ed il suo rigore seguendo tutti i processi della produzione in prima persona. E passeggiando tra le vigne la sua voce disegna il progetto. Si esalta, mentre descrive tutti i cru del Barolo. Totalmente ancorato alle geometrie dei suoi filari racconta di gestirli intervenendo in vigna con ratio e rispetto. E se a questo ci aggiungiamo la squisita conoscenza dei mercati internazionali del vino, otteniamo tutti gli elementi per raccontare la storia, la sua, che diventa avvincente quando svela i retroscena di un impianto di una nuova vigna o di qualche degustazione alla cieca con i clienti-importatori.
Esperienze di un produttore. Un produttore, si, perché Achille è riuscito in pochi anni a comprendere le Langhe, a creare novità, a preservare i profili collinari, a sbagliare e poi ripartire. Tante tappe ed incontri obbligati per vivere il concetto di terroir. Negli anni, le legnose mode, e le relative scelte d’abito, si esauriscono a tutela della biodiversità per ricercare il “gusto Boroli“. Il Brunella è un monopolio con vigne dedicate a Nebbiolo da Barolo di età compresa tra i 10 e i 40 anni allevate a guyot. E per valorizzarlo Achille inizia a far ricerca. Nei registri di Castiglione Falletto appare già nel 1666 come “Brunella alteno” di proprietà della famiglia Vignolo. E dal 1701 e per i successivi cent’anni (e più), sarà sempre questa famiglia, prima con Guglielmo e poi con Luigi, ad esser il più grande proprietario di Brunella con 9,2 giornate. E più tardi, con sguardo a questa collina, il “professore” Ferdinando Vignolo-Lutati elaborerà le sue teorie antesignane del concetto di cru, pubblicando, nel 1929, “Sulla delimitazione delle zone per vini tipici” diventando, cosi, un pioniere del tema in Italia.
E se il primo esemplare di Barolo da singola vigna, “Rocche di Castiglione”, è a firma della cantina Vietti, nel 1961, il primo di Barolo Brunella è siglato da Achille Boroli. Il desiderio di produrlo nasce dopo l’inserimento del Brunella nella mappatura ufficiale delle MGA (Menzione Geografica Aggiuntiva) del 2010 ed il confronto con la regola naturale ed antieconomica che vede la qualità e la quantità non andare sempre alla stessa velocità quando si parla di Barolo. Che per chiamarsi tale, deve esser esclusivo. La scelta di investire nella collina Brunella arriva con la conoscenza profonda del Nebbiolo: matura bene dove non gela e in suoli con non troppa sabbia.
E da qui la decisione di Achille di vendere la cascina di Madonna di Como (Alba) diventa progettuale e finalizzata esclusivamente alla produzione del Barolo, tra cui il Brunella. Guarda i suoi grappoli mentre racconta degli scassi a mano e di quanto si senta fortunato quest’anno per non aver subito danni dalle gelate primaverili. E i suoi progetti continuano: “nel 2015 ho acquistato terreni a La Morra per completare la gamma di Barolo (Brunella, Cerequio e Villero) con il Serradenari”. Vini, tutti, ricercati e fedeli ai marker della collina che accontentano gusti sofisti, pazienti e moderni. E il Brunella è destinato proprio a quest’ultimo target. Una versione 2013 inedita di Barolo: un solista nel “coro” di Castiglione Falletto con note vive e dolci di bacche rosse enfatizzate da gocce di cacao in un sorso esplosivo ed armonico, con tannini costanti e ritmici, mai aggressivo. Piacerà a tutti.
Un commento
I commenti sono chiusi.
Scusa Luciano, da barolista di modesta esperienza (solo 33 anni) ti chiedo se puoi spiegarmi cosa vuol dire la tua illustre collaboratrice quando scrive:
” Vini, tutti, ricercati e fedeli ai marker della collina che accontentano gusti sofisti, pazienti e moderni. E il Brunella è destinato proprio a quest’ultimo target”.
oppure “quando si parla di Barolo. Che per chiamarsi tale, deve esser esclusivo”.
Una domanda: ma l’autrice conosce il Barolo ed é giornalista del vino oppure, visto il tono utilizzato, fa pubbliche relazioni?
Grazie per la risposta
Franco Ziliani