36° premio Masi – I cinque vincitori firmano la storica botte di Amarone
Cinque nuove firme – tre al femminile – per altrettanti premiati arricchiscono da questa sera la storica botte di Amarone del Premio Masi, giunto quest’anno alla sua 36^ edizione. Le firme apposte oggi dopo i riconoscimenti della giuria della Fondazione Masi sono quelle di Emilio Franzina, Paola Marini, Elena Zambon (Premio Civiltà Veneta), Lugi Moio (Premio Internazionale Civiltà del Vino) e Yolande Mukagasana (Premio Internazionale Grosso D’Oro Veneziano).
Impresa e ripresa nel Veneto, sviluppo, cultura e gusto da esportare, diritti negati, flussi migratori, genocidi sono, in estrema sintesi, i temi dei protagonisti che hanno trovato l’apprezzamento di tutta la Fondazione Masi e della sua presidente Isabella Bossi Fedrigotti. “Memoria e tradizione – ha detto la giornalista e scrittrice – troppo spesso vengono confusi con folklore e anticaglia. Sono invece cose preziose, come questo premio che osserva il mondo ormai da 36 anni”.
Per l’ideatore del Premio, Sandro Boscaini, vice presidente della Fondazione Masi e presidente di Masi Agricola: “C’è un filo conduttore che lega i premiati di oggi, ed è la forza delle loro diverse testimonianze: dai diritti negati alla ricerca, dal saper fare al saper raccontare”.
Sono tre i vincitori del Premio Masi per la Civiltà Veneta, conferito ai simboli dell’eccellenza della “gente veneta” nei campi della cultura, delle scienze e dell’imprenditoria. Ad aggiudicarselo, la storica dell’arte Paola Marini “per la straordinaria opera di studio e valorizzazione dell’arte veneta, attraverso pubblicazioni e la direzione prima dei Civici Musei d’Arte e Monumenti di Verona e ora delle Gallerie dell’Accademia di Venezia”, citano le motivazioni; oltre all’imprenditrice Elena Zambon “per aver saputo sviluppare nell’industria farmaceutica non solo le potenzialità di ricerca e di espansione all’estero del Gruppo Zambon ma anche i valori morali e sociali posti alla base dell’attività, attraverso la Fondazione Zoé e il Codice Etico della società”. Nella stessa categoria, premiato infine lo scrittore e professore di Storia Contemporanea all’Università di Verona, Emilio Franzina “per aver indagato la storia spesso dimenticata degli ultimi e in particolare dei nostri emigranti, di cui ha ricostruito le condizioni sociali e politiche, le vicende migratorie, le espressioni dell’arte popolare, gli epistolari, le canzoni”.
Il Premio Masi Civiltà del Vino è stato assegnato al professore di enologia all’Università di Napoli Federico II Luigi Moio, “per i suoi meriti di ricercatore, sperimentatore, docente e divulgatore che lo hanno reso autorevole del mondo della scienza, delle istituzioni e della nobile cultura della vite e del vino”, mentre il Grosso D’Oro Veneziano pensato per premiare – assieme alla Fondazione Corriere della Sera – personalità o istituzioni che diffondono un messaggio di progresso civile, amicizia, fratellanza e pace tra i popoli è andato a Yolande Mukagasana. Secondo la giuria, la scrittrice che ha raccontato il genocidio nel Ruanda e già candidata al Nobel per la pace, si è aggiudicata il premio “per aver saputo trasmettere attraverso la sua forza d’animo, i suoi scritti e la sua voce un messaggio di verità, giustizia e riconciliazione, oltre che un monito contro i conflitti e la brutalità che alimentano incontrollati flussi migratori, insicurezza e moti di intolleranza tra popoli ed etnie”.
Un commento
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Annata avara di grappoli ma per il professor Moio particolarmente prolifica di soddisfazioni e premi.Ultimo ,in ordine di tempo ,premiato come miglior enologo dalla guida essenziale di Doctor Wine (Cernilli).Complimenti a tutti i premiati ma ,scusate se siamo di parte,un augurio speciale a Luigi che con il suo lavoro da lustro ad un sud che ci auguriamo sempre più competitivo.FM.