di Annito Abate
E’ già tardi, e lei continua ad essere indecisa su cosa indossare; non riesce a smettere di pettinare i suoi bellissimi capelli biondi. Ad un tratto si gira e mi dice: «sono bella?». Senza esitare, rispondo: «sei splendida stasera!».
Arrivo all’Enoteca La Botte con le note della morbida ed intensa chitarra di Eric Clapton … “Oh my darling, you were wonderful tonight” … trovo parcheggio quasi subito e mi avvio verso le “luci dell’evento”.
Canzone rivelatrice? Forse si, visto che, già da fuori, si può cogliere l’atmosfera di una splendida serata, ricca di avvenimenti ed eventi nell’evento.
Erano in tanti, venerdì sera, alla presentazione dell’ultimo libro di Luciano Pignataro “Le ricette di Napoli”, alla degustazione dei suoi “Vini del Cuore”, ben 44 annunciati, con l’assaggio di cibi e preparazioni gastronomiche tipiche e particolari.
Di scena il “frutto” delle “Grandi Terre di Campania”, da assaporare nelle sue varianti provinciali, alcune, ormai, già accorpate.
Sulla porta, ci aspettava un sorridente prof. N, entriamo e decidiamo di dribblare, sul momento, la lunga fila per l’ottenimento della tracolla amaranto che foderava e teneva ben protetto il calice di degustazione.
La piccola rampa lapidea fa svelare, con leggerissimo ritardo, la prospettiva della prima sala, riconosco molti produttori, specie quelli d’Irpinia, gli odierni sanniti-irpini; tutti intorno, tavoli di degustazione, centinaia di bottiglie di vino, al centro folla che si addensava maggiormente in un punto che, di li a poco, avrei scoperto essere quello di vendita dei volumi in anteprima di presentazione. I libri attirano per la partenopea cromaticità e per la grafica scelta, lo spessore svela la ricchezza dei contenuti: 7 anni di ricette napoletane e campane pubblicate sul blog e i vini selezionati in quasi 20 anni di viaggio e scrittura, un grande e meticoloso lavoro, fatto con il “cuore”.
Lo confesso, il claptoniano ritardo, oniricamente figurato in incipit, mi ha fatto perdere l’introduzione dell’Autore che qualcuno mi ha rivelato essere stata, giustamente, brevissima ed annunciatrice di una presentazione ufficiale, prevista a Napoli per martedì 4 dicembre, con la presenza anche di Enzo Vizzari (tra gli uomini più influenti nel mondo della critica gastronomica), che ha curato la prefazione del testo.
Il giro di ricognizione, come avrei dovuto immaginare, non dura poco, mi fermo a parlare con i produttori, incontro qualche sommelier, alcuni blogger, dei giornalisti; la curiosità mi spinge a varcare l’uscio della seconda sala adibita ai cibi che, ahimè, non avrei assaggiato sia per mancanza di tempismo, sia per la mia atavica intolleranza ai buffet affollati dove golosi “spadaccini” si fanno largo con armi posate e scudi piatti … lo ammetto, in genere, non ce la faccio e desisto!
Dopo, a cena, qualcuno ha mangiato inspiegabilmente troppo poco ed ha confessato di aver ceduto alle tentazioni di quanto assaporato all’Enoteca La Botte. Sono consapevole di quanto mi sono perso, l’ho capito durante il mio tour quando, trovata una breccia, spaziale o visiva, ho ammirare i colori, e sentito i profumi delle preparazioni adagiate sui tavoli di degustazione…ma sapori, come spiegato, niente!
So che mi sono perso, nell’ordine: le pizze a libretta di Franco Pepe (mi ricordano quelle che mangiavo da studente a Napoli durante la pausa tra i corsi della mattina e quelli del pomeriggio) – il Conciato Romano di Manuel Lombardi (forse il più antico formaggio italiano, stagionato in anfora di terracotta, dalla “buccia” tenera e dal “cuore” più consistente, dalle percettibili sensazioni trigeminali e che, giustamente, è diventato un Presidio Slow Food della Provincia di Caserta) – il panettone e la pastiera de Il Giardino di Ginevra (“Chef di pasticceria”, madre dei lieviti, dai rimandi fiabeschi, in bilico tra il fascino di una Pricipessa della Tavola Rotonda, quello di una ammaliatrice di bambini che abita una Casa fatta di zuccherine attrazioni e di abile utilizzatrice di mele fatate) – il pane e la pizza di Stefano Pagliuca (padre dei lieviti e dei buoni sapori della tradizione) – la mozzarella ed i latticini del Casolare di Alvignano (succulento oro bianco che stimola il palato ed “ai navicanti e ‘ntenerisce il core”).
Ed a proposito, convinto ormai che “era già l’ora che volge il disio”, mi costringo alla fila de’ calici e, con tanto di tracolla, torno in sala, quella de’ vini, convinto di avviare le mie degustazioni, nell’ora in cui non “ho ancora detto ai dolci amici addio”.
Chissà perché decido di iniziare dalla sannita Irpinia. Chissà perché decido di cominciare dai bianchi. Chissà se faccio un errore a privilegiare, per tempo di degustazione, i Fiano ai Greco. Col bicchiere profumato di terziari sentori (uno splendido pepe bianco) una sarcastica voce mi dice «chissà quanti ne hai già assaggiati», trovo ultroneo non fornire spiegazioni e mi avvio all’esame gusto-olfattivo del mio primo vino. Riesco a paragonare qualche Fiano e qualche Greco, qualche escursione mirata nei bianchi delle altre province e già penso alle bacche rosse.
Cedo a qualche tentazione di “vini amici”, anche per me “vini del cuore”, alcuni prodotti in “terre d’altura”; li conosco bene ma, si sa, con l’affascinante nettare di dioniso, nulla è mai scontato e la parola “evoluzione” resta sempre vocabolo di pronto uso.
Mi guardo intorno e penso alla manifestazione di stima ed affetto che Luciano Pignataro e tutti gli organizzatori della serata hanno ricevuto. Il giorno seguente proprio Luciano Pignataro, immagino non senza commozione, sintetizza così i suoi ringraziamenti: «240 bicchieri, 500 presenze, 65 copie delle Ricette di Napoli vendute: i numeri appaganti di una serata emozionante che conferma una eccellenza campana, l’Ais Caserta, e una amicizia intramontabile, con Enzo e Marco Ricciardi. Grazie a tutti»
Una Splendida serata, appunto, tra i Vini del Cuore e le Ricette di Napoli.
E’ tardi, lei ha ormai deciso come vestirsi ed i suoi bellissimi capelli biondi riescono a separare la folla degli ammiratori mentre attraversa la sala. «Sono bella?»…«Sei splendida stasera!».
I vini in degustazione:
AVELLINO
Vigna della Congregazione, Villa Diamante
Fiano di Avellino, Clelia Romano
Fiano di Avellino, Ciro Picariello
Fiano di Avellino, Vadiaperti
Fiano di Avellino Tenuta Sarno 1860
Greco di Tufo, Torricino
Vigna Cicogna Greco di Tufo, Benito Ferrara
Selvetelle Greco di Tuffo, Centrella
Bianco di Bellona, Tenuta Cavalier Pepe
Coda di Volpe, Perillo
Campanaro, Feudi di San Gregorio
Rasott, Bocella
Salae Domini, Antonio Caggiano
Nude, Cantina Giardino
Poliphemo Taurasi, Luigi Tecce – bevuto aglianico Sathyricon
Vigna Quintodecimo, Luigi Moio – aglianico
Campoceraso Riserva, Struzziero
Don Ciriaco, Mier Vini
Taurasi, Contrade di Taurasi – conosco bene
Taurasi Riserva, Di Meo
Radici Riserva Taurasi, Mastroberardino
BENEVENTO
Amineo Coda di Volpe, Cantina del Taburno
Coda di Volpe, Fattoria La Rivolta
2001 Beneventano igt, Fontanavecchia – falangina in parte passita, in parte in acciaio, in parte in legno
Falanghina del Sannio, Mustilli
Marraioli Aglianico Sannio doc, Venditti
Vigna Cataratte Aglianico del Taburno, Fontanavecchia
CASERTA
Le Serole Pallagrello bianco, Terre del Principe
Vigna Caracci, Villa Matilde
Sabbie di Sopra il Bosco, Nanni Copé
Cecubo, Villa Matilde
Terra di Lavoro, Fontana Galardi
Falerno del Massico, Masseria Felicia
Moio 57, Moio
NAPOLI
Scala Fenicia, Scala Fenicia
Vigna di Chignole, Pietratorcia
Gragnano, Grotta del Sole
Piedirosso Campi Flegrei, La Sibilla
SALERNO
Kratos, Maffini
Tresinus Fiano, San Giovanni
A’ Scippata, Apicella
Montevetrano
Naima, De Conciliis
Getis Rosato, Reale
La Matta, Casebianche
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