Il Taurasi Radici Riserva 2016 e l’intervento di Piero Mastroberardino
La famiglia Mastroberardino avviò l’attività nel vino agli inizi del Settecento, dieci generazioni fino a me, l’undicesima è in arrivo e sono certo che farà meglio della decima.
La famiglia ha svolto per tutto questo periodo il medesimo ruolo di difesa, salvaguardia, diffusione delle radici, dei valori della nostra viticoltura, come un ponte tra il passato e il futuro. La regione Campania ha una peculiarità: è sempre stata oggetto delle mire di dominazioni esterne, a causa della sua straordinaria posizione e delle risorse territoriali. Più di duemila anni fa giunsero i Greci, portando con sé insieme ad altri elementi della loro cultura anche le loro varietà, che hanno tracciato il solco della storia delle viti aminee nella regione, a cui si fanno risalire le origini di vitigni come il Greco o l’Aglianico, su cui si innestarono le influenze della romanità, con le varietà latine che pure caratterizzarono il territorio e le sue produzioni, di cui massima espressione è il Fiano. Vi è dunque una lunga storia e tradizione di viticoltura e di produzione di vini di pregio in questa terra, testimoniata peraltro dagli importanti reperti archeologici di epoca greca e romana.
La storia della nostra famiglia nel vino è testimoniata da un museo che è situato presso le nostre cantine, il MIMA (Museo d’Impresa Mastroberardino Atripalda), che copre tre secoli di storia familiare, raccontati attraverso una importante mole di documenti originali della famiglia Mastroberardino, dagli inizi del ‘700 fino al ‘945, anno in cui mio nonno Michele venne a mancare. Dunque il lavoro è ancora in corso, poiché dovrò curare l’esposizione dei documenti che narrano il periodo della generazione di mio padre, dal ’45 ai giorni nostri.
Il primo periodo storico di rilievo si avvia agli inizi del ‘700 e si protrae fino al 1878, caratterizzato tra il 1735 e il 1860 dalla dominazione spagnola dei Borbone, periodo di cui abbiamo amplissima testimonianza negli atti di famiglia. Qui vediamo un atto di acquisto di terreni e altri immobili ad opera del mio trisavolo Michele Mastroberardino, nel corso dell’Ottocento, in cima al quale si leggono i sigilli del Regno Borbonico. Questo lungo periodo è dedicato dai vari esponenti di famiglia a costruire l’impresa familiare in ottica di crescita e consolidamento patrimoniale nella componente agricola e nelle cantine, come testimoniano i numerosi atti di acquisizione immobiliare. In vari atti vi sono le descrizioni delle superfici destinate a vigneto nei terreni acquisiti, in alcuni casi con la specificazione delle varietà impiantate, come nel caso del vitigno Fiano nella proprietà di Santo Stefano.
Negli atti di questo lungo periodo abbiamo anche la ricostruzione dell’ammontare delle uve prodotte di villaggio in villaggio nell’intero areale di produzione irpino, a testimonianza della rilevanza nel corso dei secoli della viticoltura e del vino nell’economia del territorio.
Vi è poi un secondo importante periodo nella storia familiare che si avvia nel 1878, un momento di svolta per l’economia del vino italiano, poiché alcune famiglie del vino, pionieristicamente, iniziano ad aprire i propri confini imprenditoriali verso il mondo, cominciano a partecipare a concorsi enologici internazionali, investono sulla crescita del posizionamento dei propri vini, aprono mercati, avviano rilevanti flussi di esportazione.
Mio bisnonno, il Cavaliere del Re d’Italia Angelo Mastroberardino, è l’artefice nella nostra famiglia di questo grande cambiamento di visione. In questa slide è mostrato il Diploma con Medaglia d’Oro consegnato presso il Crystal Palace di Londra, nel 1906, al Cavalier Angelo Mastroberardino per i vini che produce in Atripalda. In questi anni egli partecipa a numerosi concorsi e raccoglie riconoscimenti in molti Paesi, come testimoniano i medaglieri che esponiamo lungo il percorso documentale del museo familiare. Lo stesso mio bisnonno Angelo Mastroberardino lavora per organizzare questa presenza internazionale in modo stabile, dando incarico al proprio figlio Michele, mio nonno, di ricoprire il ruolo di brand ambassador della famiglia nel mondo. Michele inizia a viaggiare in lungo e in largo per il mondo consolidando le posizioni sui mercati del Nord America, dell’America Latina, delle Colonie d’Africa, dell’Asia, fino all’Australia. Questa è una lettera che Michele scrive da New York al padre Angelo il 19 giugno 1912, descrivendo il programma di viaggio che si accinge a fare e chiedendo al padre l’autorizzazione alla spesa: “Ho pensato di fare un giro nell’entrante mese nelle diverse città principali di America del Nord per fare anche ivi dei clienti. Il giro è il seguente: New York, Boston, Montreal (Canadà), Utica, Syracuse, Buffalo, Toronto, Cleveland, Pittsburgh, Chicago, Saint Louis, New Orleans e New York. Questo viaggio potrà durare circa 20 giorni e costerà circa dollari 250 a 300, tutto compreso. Se credete possa farlo e l’approvate, compiacetevi appena ricevete la presente di telegrafarmi per guadagnar tempo.” È esattamente ciò che facciamo nella promozione del vino al giorno d’oggi. Forse i costi sono un po’ diversi, ma l’approccio è molto simile.
In queste slides mostro alcuni esemplari di edizioni storiche di nostri vini risalenti ai periodi degli anni Venti, Trenta e Quaranta del secolo scorso, un’epoca in cui la famiglia riesce a coprire tutti i continenti con i propri vini.
Venendo ora a un esame dei caratteri del territorio da cui provengono questi vini, siamo ubicati in Campania, particolarmente nota nel mondo per le sue bellezze turistiche principalmente costiere, come Napoli, Capri, Positano, Amalfi, Sorrento, Pompei, il Vesuvio, zone famose e storicamente ricche della regione. Tuttavia quando si parla di viticoltura le zone di maggior pregio sono situate in altura, nelle aree interne, dove le temperature sono più basse, il clima è tipicamente montano per la presenza di alcune importanti vette appenniniche, e questa condizione crea un microambiente particolarmente favorevole alla generazione di vini caratterizzati da acidità sostenuta, spiccate note minerali, grande attitudine all’invecchiamento. La fascia dedicata alla viticoltura si estende da 350 a 700 metri sul livello del mare.
La denominazione di cui ci occuperemo nel seminario di oggi è la DOCG Taurasi, da cui proviene il vino che abbiamo qui in degustazione. In questa denominazione la mia famiglia è proprietaria di numerose tenute, che coprono questo territorio produttivo da nord a sud nelle sue diverse manifestazioni espressive. Le zone a nord sono caratterizzate da un’orografia più dolce, collinare, e condizioni climatiche meno estreme, rispetto alla zona sud, più prossima alle aree montane, con clima più freddo e più frequente presenza di neve.
Il vino che stiamo degustando, Radici Taurasi DOCG Riserva 2016, proviene proprio da quest’area fredda, dalla tenuta di Montemarano, che giunge sino a circa 650 metri di altitudine.
Un ulteriore carattere fortemente distintivo di questo territorio riguarda le epoche di maturazione: siamo le ultime zone d’Italia a raccogliere le uve. Al momento, nella seconda metà di novembre, siamo alle prese con le uve bianche e a breve inizieremo con i rossi, l’Aglianico, e andremo avanti sino agli inizi di novembre, che è un periodo normale per le nostre vendemmie.
Passando ora al vino in degustazione, le uve sono di varietà Aglianico, di origine greca, sono raccolte agli inizi di novembre nella tenuta di Montemarano. Si conduce una macerazione di circa 18-20 giorni a temperatura controllata. L’affinamento in legno è condotto per circa 36 mesi prevalentemente in botti tradizionali di media dimensione, circa 50 ettolitri, seguito da un lunghissimo affinamento in bottiglia, di circa 42 mesi, dunque il rilascio di Radici Taurasi DOCG Riserva avviene mediamente dopo quasi sette anni di cantina.
Questo non deve meravigliare poiché il vino Taurasi ha una straordinaria attitudine all’invecchiamento. Abbiamo anche di recente degustato, insieme ad Alison (Napjius) e a Bruce (Sanderson), alcune bottiglie di circa un secolo di vita che erano ancora in fase di crescita ed evoluzione.
Dunque penso che questa sia l’occasione per una interessante esperienza di degustazione e di approfondimento della conoscenza di un vino di antico lignaggio proveniente da un minuscolo territorio situato nel bel mezzo del… nulla del nostro Paese.
Grazie a tutti.
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