Vino e social. Elisa Fiore Gubellini e il progetto Wine Angels

Pubblicato in: Personaggi
Elisa Fiore Gubellini e Tonia Credendino - Enopanetteria Pagliuca

di Tonia Credendino

“Bevo, viaggio, spendo… ma oggi quante donne sarebbero disposte a spendere le stesse cifre (magari anche migliaia di euro) degli uomini per una degustazione, così come le spenderebbero serenamente per una borsa?”

Elisa Fiore Gubellini, nata e cresciuta a Torino ma di origini istriane è tra le wine influencer di maggior successo in Italia e non solo, con oltre 41.000 follower (più quelli che sanno tutto ma non lasciano il segui) diplomata sommelier Ais nella città natale dopo aver lavorato per diversi anni come fine wine merchant, per l’e-commerce di Grandi Bottiglie e in proprio, dimostra con umorismo e fascino che non bisogna avere paura del vino.

Nella nostra intervista Elisa spiega come riesce a far appassionare al vino: “Io amo parlare di vino, di quelli che scaldano l’anima e il corpo, quelli che mi hanno emozionato e stupito, quelli che mi fanno battere forte il cuore.”

Siamo entrambe dell’85: “Un’ottima annata a quanto pare e non solo in Piemonte.”

 

Ciao Elisa, raccontami di te …

“Il progetto Wine Angels nasce nel 2015 dall’esigenza di pubblicizzare l’e-commerce di vini pregiati e rari che gestivo da responsabile commerciale, ho cercato attraverso diversi colloqui agli influencer più noti di quel periodo (quasi 10 anni fa) senza riuscire a trovare nessuno idoneo al mio target; dunque, se non c’è, lo faccio io, mi sono detta e si è trasformato con il tempo in una rivincita del gentil sesso.

Quando frequentavo il corso da sommelier a Torino, tutti i docenti e relatori erano uomini, nelle degustazioni con bottiglie importanti che organizzavo o alle quali ero invitata incontravo solo signori e alle donne era richiesta sobrietà e castità, altrimenti non si era persone serie.

E per quanto capisco che il vino viene dal mondo rurale, allo stesso tempo siamo nel 2025, sì a tacchi e rossetto, ho rotto la gabbia dei tabù e ho dato sfogo alla femminilità.
Ahimè quando mi trovo a manifestazioni come il Modenachampagne, davanti ai bagni vedo ancora code solo davanti a quello dei maschietti.”

 

Chi sono le Wine Angels?

“Sono sommelier a cui piace il bello e il buono, dietro ai sorrisi e ai tacchi alti sfoderati dalle Wine Angels, con oltre 82.000 followers (@_wineangels_) ci sono sette donne sommelier: io, Elisa (IM), Agnese (CT), Letizia (NA), Alessandra (CN), Olga (RM), Claudia (MI), Marcelle (VR). Ognuna ha un lavoro proprio, dalla sommelier alla titolare di enoteca, agente di commercio ma anche consulente finanziaria, ci sentiamo tutti i giorni e programmiamo il calendario anche mesi prima.

Il richiamo alla seduzione è indubbiamente una componente importante nel nostro profilo, che si affianca però alla cura dei contenuti.

È un gruppo chiuso, ogni nuova candidatura/ingresso viene valutata da tutta la squadra, devono essere amanti della fotografia, appassionate di vino, oneste e oggettive, l’idea è quella di coprire tutto il territorio nazionale partendo dalle regioni che hanno un interesse maggiore e il sogno sarebbe quello di allargarsi anche all’estero, con una collega in Francia, in Provenza, a Bordeaux, ecc.”

 

Cosa hanno di speciale le Wine Angels?

“Imprescindibile è la capacità e la volontà di lavorare in team, la solidarietà femminile è per me un valore fondamentale, noi siamo colleghe ma anche tanto amiche, non c’è competizione, anzi ci si aiuta molto come sorelle, abbiamo età diverse e gusti diversi, dalla più giovane che alla più grande passano 15 anni. Come si dice, se i marinai hanno una fidanzata in ogni porto, ognuna di noi ha un’amica in ogni regione.”

Che cosa fanno fondamentalmente le Wine Influencer?

“Organizziamo eventi di team building, ci occupiamo di social media management, seguendo i social per e-commerce di vino, cantine, ristoranti, ecc. organizziamo degustazioni, lavoriamo e ci divertiamo insieme, organizziamo eventi correlati al mondo del vino e proponiamo Wine tour didattici nelle zone vinicole più vocate di Italia e Francia.

La nostra missione è spiegare a tutti con parole semplici quella che è la nostra passione più grande, tutti abbiamo olfatto e gusto e possiamo dire la nostra, in una degustazione, io stessa so di non sapere, ma quello che conta è la voglia di imparare… e di degustare”.

 

Hai una community più maschile?

“Abbiamo fatto tanto scalpore, soprattutto all’inizio, le foto erano sicuramente provocanti e provocatorie, anche perchéfino ad allora nessuno aveva creato un gruppo di donne sommelier come il nostro e nell’arco di un anno eravamo già a 50 mila followers, siamo seguite da tantissimi uomini, ma ho notato che anche gli uomini che si occupano di food / Wine sono più seguiti da donne e viceversa, e poi non ti nego che io parlo poco di follower, perché tanti sanno tutto di noi ma non ci seguono, molti non possono mettere il segui (mogli gelose, colleghi che li prenderebbero in giro), come anche qualche haters che non ci vuol dare soddisfazione.”

 

Essere donna rende tutto più semplice?

“L’immagine vende, ma dipende sempre che cosa e a chi, il cliente è serio, l’essere donna esteta e edonista da un lato aiuta dall’altra ti crea problemi, io rispondo SNI a tutti quelli che mi dicono se rinasco voglio nascere donna, così conquisto il mondo, dipende sempre chi ti capita davanti. I miei haters più accaniti e le critiche peggiori spesso immotivate sono arrivate da donne, c’è la solidarietà femminile nel mio gruppo, le Wine Angels.

Ci sono donne che ci vogliono bene con le quali lavoriamo, ci rispettano e non perdono occasione per dimostrarcelo, purtroppo ne ho conosciuto tante altre (solo sui social) che ci odiano. Non blocco nessuno né tanto meno blocco i commenti, anche perché più visualizzazioni ho, più guadagno, inoltrate pure ai vostri amici che mi prendono in giro così oltre la casa al mare mi prendo anche una in montagna.”

“Il mio papà era molto fiero di me (è venuto a mancare un anno fa), del ’37, un uomo all’antica, anche lui un po’ maschilista, forse per questo io ho questo femminismo innato, una delle cose più belle che mi ha detto è stata se rinasco voglio essere Elena Gubellini.”

 

Che ne pensi del vino analcolico?

“Per me ci possiamo estinguere, io non sono molto politically correct, non sono un’oncologa ma ho avuto due cancri e credo che, se le cose sono buone non possono fare male, sempre se consumate con moderazione, il che vale per la carne rossa come per il vino e ne abbiamo degli esempi come le Blue Zones, dove la concentrazione di centenari è più elevata, tra le caratteristiche in comune c’è anche il consumo di vino biologico, buono, fatto bene. Evitando la chimica, evitando le schifezze, sia in quello che mangiamo, che in quello che beviamo e magari se si potesse anche in quello che respiriamo non ci vedrei alcuna gravità.

Spero sia solo una moda passeggera, e come disse, parafrasando, qualcuno prima di me, io non posso immaginare un mondo senza vino, se così dovesse essere prenderei una pasticca di cianuro.

Bevete con moderazione e se dovete guidare non bevete.”

 

Che rapporto hai con i giornalisti?

“I giornalisti sono fantastici, mediamente ci odiano perché noi prendiamo i soldi che loro non possono prendere, tendenzialmente un giornalista, non potrebbe essere un pennivendolo, l’influencer può.

Io seguo un’etica, una morale, i vini devono essere di qualità e a me devono piacere, il che non vuol dire che piacciono a tutti.

Quando ricevo una campionatura, metto subito in chiaro che potrebbe anche non esserci una collaborazione, prima provo i vini e poi faccio una proposta, perché magari non incontrano il mio gusto personale.

Quello che succede ai giornalisti  (senza parlar male di una categoria) è che fanno un po’ la fame, quindi lo capisco il loro astio, dovrebbero aver fatto un percorso di studi, far parte di un albo, ma obiettivamente, se tu scrivi per uno che ti ha ospitato nell’hotel a cinque stelle, ti ha fatto mangiare al ristorante stellato o ti ha fatto un regalo, capisci che il giornalista non sta prendendo soldi ma comunque si sta facendo pagare in un’altra maniera.

Io creerei un albo e una deontologia professionale anche per gli influencer, e sinceramente non sarei così restrittiva nel pagare un giornalista, anche perché siamo tutti sulla stessa barca, i giornalisti non scrivono più per la carta stampata, son tutti copia e incolla su giornali online.

So bene di non essere giornalista e se qualcuno nell’indicarmi nomina questa parola sto ben attenta a dire no, io non sono una giornalista, come un laureato in legge non è un avvocato, io faccio la comunicatrice del vino ma non sono una giornalista, molti fanno finta perché c’è ancora un po’ di allure nella parola di giornalista rispetto a quella di influencer ma credo che anche questa sia una cosa molto miope che con il tempo non ci sarà più.

Io ho anche pensato di diventare giornalista, ma a me non cambierebbe nulla, anzi potrebbe solo crearmi problemi, per fare cosa, per scriverlo sulla carta d’identità, non mi interessa.”

 

Non ti chiederò qual è il tuo vino preferito, piuttosto qual è il vino più sottovalutato?

Pochi minuti di esitazione

“Sottovalutato, il vino campano, da noi è molto sottovalutato, io amo molto Napoli, amo la Campania, spesso vado in Irpinia che ad esempio ha un altissimo potenziale turistico, turismo enoico inespresso e spero che presto venga riscoperto. Un altro vino molto sottovalutato, e lo dico a malincuore, perché è la mia regione di origine, è il vino friulano, io amo i grandi bianchi friulani che purtroppo ultimamente hanno perso tanto in favore magari dell’Alto Adige.

Bisognerebbe smettere di bere le etichette, bisognerebbe iniziare a bere i vini, assaggiare i vini e non giudicare un vino da un prezzo troppo basso o da un nome troppo poco famoso.

Lo consiglio a tutti, se siete appassionati di vino e la vostra famiglia non capisce niente, fate un bel travaso, mettete il vostro vino in un tetrapak di Tavernello e il Tavernello nella vostra bottiglia importante e poi vedete la loro reazione, ho visto gente bere Sassicaia che sapeva di tappo e altri bere Sassicaia alla cieca e dire che faceva schifo.”

 

L’elemento che la differenza tra la Gubellini (Wine Angels) e le altre?

“Ce ne sono tantissime e nascono sempre nuove, come funghi ogni pioggia, la trasparenza è un aspetto cruciale, a noi piace mangiare e bere, vedo colleghe che boh, fanno le foto e non mangiano oppure bagnano le labbra e poi sputano, a noi piace girare per cantine e anche pagare una degustazione interessante.

Sono molto attenta ai dettagli, alla mise en place e agli abbinamenti anche cromatici. Sono molto rispettosa e educata verso i miei follower.”

 

Come ti vedi tra qualche anno?

“Grassa, no, scherzo ma se continuo a mangiare e bere sarà così. Mi vedo felice, vorrei uscire un po’ dai social, non dico come Mina, ma quasi, vorrei lasciare il lavoro sul campo alle Wine Angels, al gruppo. Vorrei vivere dietro le quinte e dedicarmi alla mia famiglia, organizzare eventi e avere un ruolo di management, scrivere sì, ma essere meno presente.”

Una donna determinata e vulcanica, la protagonista di questa intervista, fermamente convinta delle enormi
opportunità che il mondo del vino, a suo avviso ancora fortemente a predominanza maschile, possa offrire
alle donne negli anni a venire.

Come diceva qualcuno, è un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, le Wine influencer, ognuna con la propria voce, stile e storytelling, sono figure sempre più autorevoli nel panorama del vino made in Italy.

Le Wine influencer si rivolgono ad un pubblico di appassionati sempre più folto, 25-40enni, il vino del futuro parla la lingua di TikTok e Instagram, il vino 2.0 è un vino social, democratico e accessibile, che non rinuncia alla qualità e alla tradizione, ma che sa parlare il linguaggio delle nuove generazioni.

 


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