di Carmen Autuori
Partecipare al Festino di Santa Rosalia, patrona di Palermo, è un’esperienza che, almeno una volta nella vita, deve fare chi ha l’animo del viaggiatore, e non lo dico perché ho il “mal” di Sicilia.
Dal 10 al 15 luglio, data in cui si commemora il ritrovamento delle spoglie della santa, avvenuto nel 1624 e contestualmente la miracolosa liberazione dalla peste che attanagliava la città, Palermo si trasforma in Rosalia e viceversa, in una sorta di rapporto intimo e profondo che esula dalla festa religiosa, che si celebra il 4 settembre. Il Festino è la festa del popolo, uno dei momenti più spettacolari e celebri in Europa narrato anche da poeti e scrittori illustri. Non a caso, nella parlata comune, la santa diventa “Santuzza” e la festa “Festino”, vezzeggiativi affettuosi che restituiscono la cifra del legame profondo del popolo verso questa “tradizione urbana”, come scrive l’antropologo Carlo Di Franco.
Il Festino inizia il 10 luglio con la tradizionale offerta della cera da parte del sindaco al popolo. Da quel momento e per i giorni successivi Palermo si trasforma in un teatro a cielo aperto: le luminarie, il profumo dell’incenso che pervade la città assieme a quello dello street food, non possono mancare i babbaluci, lumache bollite con aglio e prezzemolo, le pullanche, pannocchie bollite, il polpo lesso, calìa e simenzu, ceci e semi di zucca e l’anguria che già dalla mattina si possono ammirare sui banchi degli storici mercati di Palermo, in particolare quello del Capo, un caleidoscopio di colori, di odori e di culture che si sono intersecate nel corso dei secoli in quest’isola meravigliosa.
E poi attori, danzatori, funamboli, musicisti che durante il corteo e davanti alle edicole votive intonano i Triunfi, i tradizionali canti della tradizione popolare accompagnati dai violini: rappresentano il trionfo del bene, il miracolo, sul male, la peste.
La sera del 14 il cuore della città diventa un magnifico palcoscenico, più di un chilometro di luminarie segnano il percorso del corteo, sarebbe meglio definirlo un fiume in piena, la cui prima tappa è la cattedrale arabo – normanna per poi giungere a Piazza Villena detta “Quattro Canti”. È questo il momento più suggestivo ed emozionante che vede il sindaco offrire alla santa un fascio di rose (Rosalia è detta anche rosa tra le rose) mentre pronuncia per tre volte la celebre frase “viva Palermo e Santa Rosalia”. Il corteo prosegue dirigendosi verso Porta Felice, sul mare, luogo di degli spettacolari fuochi d’artificio che celebrano la vittoria della santa sul male.
Ogni anno alla festa viene dato un tema, in occasione del 400° Festino che ricorre proprio quest’anno, è stato quello della speranza.
Una scelta di grande significato simbolico: Rosalia è “Santa e fimmina” e diviene metafora della città stessa, rappresenta l’essenza stessa palermitana tra misticismo, concretezza, sofferenza e desiderio di rinascere, sconfiggendo tutte le pesti che oggi come ieri affliggono la città come, ad esempio, la grande difficoltà a valorizzare a pieno il suo patrimonio d’inestimabile ricchezza.
In occasione dell’importate anniversario, il Festino 2024 ha voluto anche omaggiare la celebre dinastia dei Florio con mostre ed eventi a tema. Una Palermo Felicissima che ha trasportato i visitatori in un tempo altro: quello della Belle Epoque animata da donna Franca Florio il cui spirito aleggiava ancora nello splendido Teatro Massimo, tra gli ori, i velluti e la boiserie del magnifico palco reale.
Mi è sembrato di vederla, bella ed altera, con al collo la cascata di perle invidiata da tutta Europa, eppure tanto infelice per i continui tradimenti del suo amatissimo Ignazio, preludio del declino suo e di tutta la dinastia che ha fatto la storia della Sicilia.
Ad accompagnarmi tra tutte queste bellezze Saverio Borgia, il gigante con gli occhi color cielo, innamorato perso della sua Palermo e perfetto anfitrione.
Chi è Saverio Borgia
Trentasette anni, una laurea in ingegneria nel cassetto per inseguire la sua vera vocazione: quella di fare ristorazione di qualità, e ci è riuscito alla grande. Insieme al fratello Vittorio, oggi Saverio è a capo di Borgia Group, società con un bilancio di circa 12milioni di euro, 215 dipendenti ben 12 locali, tra Milano e Palermo, tra “diretti” in partnership e in apertura. Tutto inizia nella città meneghina con Biosserì nel 2012, l’idea è quella di offrire una proposta con prodotti di primissima qualità, sebbene informale, declinata poi anche in altri locali. Sempre a Milano oltre a Biosserì è presente Casa Bì all’interno di City Life, la catena di pasticceria contemporanea Baunilla e da giugno è iniziata la collaborazione con Uovo di Seppia di Pino Cuttaia ed aprirà entro l’anno Saporè con il pizzaricercatore Renato Bosco. Infine, la collaborazione con Andrea Graziano fondatore di Fud che ha dato vita alla catena di fast food sia a Milano che a Palermo sulla costa sud.
Ma è Palermo il centro di gravità di Saverio, la sua Grande Madre. Subito dopo la prima apertura di Biosserì decide di tornare ed investire tutto sé stesso in questa città tanto bella quanto ricca di contraddizioni. Recupera spazi abbandonati facendoli diventare poli attrattivi grazie all’offerta gastronomica di qualità come nel caso di Molo Sant’Erasmo e Stazione Lago a Piana degli Albanesi e riporta agli antichi splendori un locale dal valore storico incommensurabile in uno dei quattro palazzi che delimitano i Quattro Canti, in collaborazione con la storica azienda del caffè Morettino.
<<Fare impresa in Sicilia è un atto d’amore, prima che economico – spiega Saverio – non è facile costruire sulle macerie. Bisogna recuperare ciò che è stato abbandonato e farlo rivivere riportandolo agli antichi splendori, sempre con grande rispetto perché si ha tra le mani la storia dei luoghi e anche di un popolo>>. E gli s’illuminano gli occhi mentre mostra le pareti in pietra di quello che sarà a breve il Caffè Morettino che ad un certo punto mostrano un rigonfiamento: è il retro di una delle bellissime fontane barocche di piazza Villena. Mi sono emozionata…
La pizzeria Stazione Lago
È una pizzeria di montagna nata in quella che doveva essere una delle stazioni della linea ferroviaria che avrebbe dovuto collegare Palermo con Monreale e che non finì mai di essere costruita perché l’armamento nel 1924 fu destinato all’Africa. Siamo a Piana degli Albanesi, precisamente in quella che doveva essere la Stazione Kumeta. Saverio Borgia ha investito in questa realtà perché in fondo sono qui le sue origini, la sua famiglia è di origini Arbëreshë e la pizzeria nasce sulle affascinanti sponde del Lago di Piana degli Albanesi, immersa in una natura ancora incontaminata e lussureggiante.
Qui vengono proposte pizze e carni pregiate. Al forno Giuseppe Sgroi, pizzaiolo palermitano con esperienze anche all’estero. L’impasto nasce da un mix di farine bio, arricchito da un pre- fermento di biga che garantisce maggiore digeribilità. I topping rispecchiano il territorio: tuma persa, caciocavallo delle Madonie, ragusano, salsiccia di suino nero, tanto per fare qualche esempio.
Ad affiancare quelle classiche le Pizze Stazioni che ricordano le antiche fermate mai andate in funzione come la Kumeta, fior di latte, pomodorini confit, speck, noci e miele oppure la Monreale, fior di latte, pere cotte al forno, salame al pistacchio, miele e noci, mentre la Quattro formaggi rappresenta i migliori formaggi dell’isola: tuma persa, ragusano Dop, provola delle Madonie e piacentino ennese.
A proposito di provola delle Madonie straordinaria quella servita come antipasto, passata nel pane panko e poi fritta, buone anche le classiche panelle servite con una freschissima salsa aioli.
Per dolce, è quasi superfluo dirlo, i cannoli. Sembra siano nati proprio a Piana degli Albanesi: la particolarità è nell’involucro impastato con il mosto invece che con il vino che gli conferisce una particolare croccantezza, mentre il ripieno, semplicissimo ma di rara bontà, a base di ricotta di pecora, zucchero e cioccolato fondente.
Ad accompagnare i vini della cantina Baglio di Pianetto, vini d’altura voluti dal conte Paolo Marzotto ed oggi affidati al nipote Gregoire Desforges.
Molo Sant’Erasmo
Qui si mangia letteralmente con i piedi nell’acqua, mentre gli occhi si soffermano sulle piccole barche dei pescatori locali che fanno sosta al molo, spesso sono le stesse che forniscono il pescato a questa trattoria di mare voluta da Saverio Borgia, uno dei più chiari esempi di riqualificazione urbana in linea con la filosofia dell’imprenditore. Sant’Erasmo era un porticciolo di pescatori che versava in totale abbandono prima della riqualificazione. La trattoria fa parte del progetto che vuole raccontare Palermo dalla costa sud che per anni è stata dimenticata dalla città intera, proprio nel luogo in cui la foce del fiume Oreto incontra il Mediterraneo. La storia del luogo ha origini antichissime e risale ai primi anni del 1300. Il nome Sant’Erasmo proviene da una chiesetta quattrocentesca dedicata al Santo. Nel XVII e XVIII secolo il Piano Sant’Erasmo veniva utilizzato soprattutto per processioni, parate militari e fiere ma l’anima del posto è sempre stata la comunità di pescatori e marinai che ci viveva. Nella parte sud della caletta c’era la tonnara, rimasta in funzione fino al XVIII secolo e abolita nel 1788.
Inaugurata nel 2020, la trattoria si è sempre caratterizzata per la grande attenzione data al pescato locale, in primis il pesce azzurro, senza dimenticare il vegetale, perché la cucina palermitana non è solo mare.
Da qualche mese le redini della cucina sono passate a Leonardo Di Piazza con alle spalle una lunga esperienza in vari ristoranti dell’isola. Un approccio, il suo, che mira a mantenere l’essenza e il gusto autentico del pesce, senza troppi virtuosismi.
Molto ben equilibrato il carpaccio di alalunga con crema di sedano e lime così come l’insalate di polpo arrosto, chips di patate, carote e sedano.
Un salto nell’orto con la scarola ripassata e le alici marinate, mentre il pane tostato con pomodoro e sarde salate ricorda la merenda dei contadini e, talvolta, quella dei pescatori.
Zuppetta di cozze con pomodorini e frittura di calamari e zucchine (l’orto ritorna in quasi tutti i suoi piatti) concludono gli antipasti.
Da manuale le linguine all’astice: emerge in modo netto il suo solido approccio alla cucina di mare.
In accompagnamento i vini di Cantine Brugnano di Partinico, di Francesco e Giuseppe Brugnano che parlano di appartenenza e di orgoglio delle proprie radici.
Finale con il botto, è il caso di dire. Lo spettacolo pirotecnico visto dal mare che ha accolto Santa Rosalia a Porta Felice è un’esperienza che lascia senza fiato, è forse il momento in cui maggiormente si percepisce la vittoria del bene sul male, l’essenza stessa del Festino. Viva Palermo e Santa Rosalia!
Pizzeria Stazione Lago
Ex Stazione Kumata
Contrada Adrigna Casalotto
Piana degli Albanesi
Tel 333 7918199
Molo Sant’Erasmo – Trattoria di Mare
Caletta Sant’Erasmo
Palermo
Tel 388 789 2914
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