di Luciano Pignataro
Due anni senza Pizza Village. Ma la grande kermesse è tornata sul lungomare più bello del mondo. Agli intellettuali stanchi che si crogiolano in una bellezza decadente e astratta della città consiglio di non arricciare il naso e di non dire: ancora una sagra sul Lungomare.
Perché Napoli è la pizza e la pizza è Napoli.
E oggi pizza vuol dire migliaia di posti di lavoro per giovani del Sud in tutto il mondo, fatturato per le aziende produttrici e certezza di pagamento, crescita per le cantine campane e i produttori di birra. La decima edizione di questo evento pensato finalmente alla grande in tutti i suoi aspetti accompagna la cavalcata trionfale della pizza iniziata appunto dieci anni fa, poco dopo la grande crisi finanziaria.
Fu in quella occasione che il grande pubblico italiano che no rinunciava ad uscire di casa scoprì che le pizzerie erano migliorate nell’offerta e nelle proposte, una giovane generazioni di pizzaioli si dedicata a migliorare gli impasti rendendoli più digeribili, gli stessi locali si sono trasformati creando occasioni di lavoro per l’indotto, dagli architetti che li disegnano ai fornitori di materiali, agli stessi uffici stampa perché la crescita della pizza è pari alla incredibile capacità dei pizzaioli di usare i social e alla consapevolezza che la pubblicità e l’autopromozione sono l’anima del commercio.
Contestualmente anche le pizzerie di tradizioni si sono mosse, l’associazione delle Centenarie ne conta tredici, ma sono anche di più e nessuna città al mondo può vantare un numero così grande di locali nati cento anni fa. Le radici della pizza sono solide in città e chi è nostalgico dei vecchi locali di quartiere deve considerare che la nascita di nuovi locali e nuove forme di espressione fanno bene a questo cibo e limitano la colonizzazione di altri modelli gastronomici stranieri che inguaiano la salute dei nostri ragazzi.
Napoli Pizza Village, record dei record 2022
Pizza Village ha raccontato tutto questo nel corso degli anni, edizione dopo edizione, senza tradire la vocazione popolare di questo alimento ma al tempo stesso approfondendo i temi e impegnandosi in prima battuta per il più grande successo della pizza napoletana che ha fatto rosicare non poche persone: il riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiolo Napoletano come Patrimonio immateriale dell’Umanità. Una battaglia lunga, difficile, osteggiata anche in Italia da parte di chi non gradiva questo risultato per motivi commerciali.
Celebrando la pizza noi celebriamo noi stessi, la nostra Dieta Mediterranea, la nostra capacità di essere nel futuro grazie al nostro passato e di imporre i nostri modelli alimentari smentendo di fatto una regola della storia, ossia che sono i vincitori ha imporre il loro modo di mangiare. Invece nel futuro ci andremo con la Dieta Mediterranea, l’unica che non vieta alcun alimento ma che invita alla moderazione e alla misura, che unisce il cibo allo stare insieme e a uno stile di vita che fa bene a noi e al Pianeta.
La pizza è sostenibile, la pizza è salutare, la pizza è gioia, convivialità, allegria.
La pizza è Napoli.
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