Partenza in grande stile per il programma di degustazioni organizzato dalla Scuola Europea Sommelier per la prima giornata di Vitigno Italia.
Il Presidente Nazionale Francesco Continisio, dopo i saluti istituzionali, punta subito sulla diversità dell’ottava edizione: quest’anno si parla di territori non di vitigni.
Il territorio per eccellenza più antico della Campania è senz’altro l’Ager Falernum, una doc con 2.500 anni di storia. La famiglia Avallone dalla fine degli anni ’60 ha condotto un’eccezionale operazione di archeologia enologica riportando in vita il Falerno, quello che Trimalcione beveva solo dopo 100 anni. La longevità dei vini bianchi campani sta finalmente assurgendo agli onori che le competono. I produttori hanno cominciato a crederci, primo fra tutti , Guido Marsella con il suo fiano, oggi beviamo tranquillamente vini bianchi d’annata senza storcere il naso: sta nascendo finalmente in Campania tra i produttori, i ristoratori e gli addetti al settore, la cultura della profondità delle annate, della verticalizzazione dei cru.
La prova di tale longevità è toccata a Villa Matilde con 4 annate del Falerno base e 2 annate del cru, Vigna Caracci. In degustazione 2011, 2010, 2009 e 2008 base, seguiti da Vigna Caracci 2006 e 2008. Si fa presto, al di là della diversità delle annate, a recuperare il filo conduttore dei sei vini: la mineralità e la sapidità. Frutto di un territorio con u microclima unico, a pochi km il linea d’aria dal mare.
2011: si notano ancora dei lievi aromi di fermentazione, il naso ha toni intensi agrumati e floreali, nessun attacco dolce al palato ed eccezionalmente fresco e sapido. Il vino è rinfrescante e, allo stesso tempo, di corpo, dotato della complessità gusto – olfattiva tipica dei terreni del vulcano spento del Roccamonfina. Tali caratteristiche ci fanno sperare in una longevità di almeno sei, o, sette anni.
2010: qui profondità aromatica e corpo s’impongono subito al naso ed a palato, il tono agrumato evolve verso una nota più elegante di pompelmo, spalmata su un tappeto di sapidità dove si fondono deliziosi sentori di ginestra.
2009 il vino parte con una spinta olfattiva pari alla 2011, purtroppo poi si ferma al palato finisce lì. Cio’ denota la correttezza del produttore che ha rispettato l’annata, senza apportare nessuna correzione in cantina. Questo vono ha dato il meglio di sé in gioventù, poi si è fermato.
Il 2008 compie un salto in evoluzione, si avvertono sentori di miele e di confettura, il naso è davvero complesso con una buona corrispondenza gusto – olfattiva, pur non presentando nessun avviso di ossidazione. Per tutte le annate dobbiamo tener conto che si tratta di un vino dal rapporto prezzo – qualità eccezionale, arriva in enoteca a non più di 9 – 10 euro.
Caracci ha una storia a parte: vinificato per la prima volta nel 1989 dalla vigna omonima, confinante con le altre ma, assolutamente diversa per la qualità del terreno ricco n fosforo e potassio. Molte vinificazioni hanno visto il prevalere della barrique: oggi si gioca intorno al 5% della massa. Il vino è molto profumato, si vendemmia di notte per preservare gli aromi, accorciare periodo di contatto con l’aria, garantendone così freschezza e serbevolezza. L’annata è appena uscita sul mercato ,4 anni dopo la vendemmia, è ancora giovane con tanto da offrire.
2006: ci avviamo verso un evoluzione più completa. Il vino ha decisamente corpo, quasi una struttura da rosso ( 33 di estratto per 14° alcool). Qui tutto è armonico, gusto e olfatto camminano di pari passo, avvolgendo la bocca in una lunga persistenza aromatica di una fantastica falanghina 100% che invita a nuovi sorsi. Anche in questo caso parliamo di un rapporto prezzo-qualità strepitoso, intorno ai 16 euro in enoteca.Lunga vita a questa falanghina.
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