Francesca Muzzillo
Fosca Tortorelli
Vitigni del Sud tra Storia e Archietttura
Edizioni Value
Euro 18 p. 100
Fino alla fine degli anni ’80 il Sud era, nell’immaginario collettivo italiano, rappresentato dalle cisterne di mosti e di sfuso in viaggio verso il Nord, talvolta svuotate con rabbia dai contadini francesi impegnati a difendere il costo delle loro uve. Solo appassionati bibliofili, agronomi eruditi e qualche archeologo serbava il ricordo della grandezza del passato, quello remoto dei greci, degli etruschi e dei romani, e quello prossimo, cioè della prima metà del secolo scorso quando la fillossera arrivò con molto ritardo rispetto al resto d’Europa grazie ai terreni sciolti vulcanici e si creò un impressionante distretto vitivinicolo. Queste tracce ancora devono essere completamente riscoperte e analizzate, nel frattempo in vent’anni è successo di tutto: prima lentamente, poi con maggiore decisione, sino alla consacrazione dell’ultimo quinquennio di aree come l’Irpinia e l’Etna, riscoperta della Calabria e dell’area del primitivo. Nasce così l’architettura delle cantine che affianca quella del paesaggio e delle vecchie costruzioni. Il libro scritto da Francesca Muzzillo e Fosca Tortorelli, «Vitigni del Sud tra Storia e Architettura» è un primo serio tentativo scientifico di fare il punto su questo aspetto meno conosciuto della grande rivoluzione vitivinicola del Mezzogiorno. Edito da Natan e Value, è un quaderno della collana Progettazione Tecnologica dell’architettura e dell’ambiente promossa dal Dipartimento di Restauro e Costruzione dell’Architettura e dell’Ambiente della Facoltà di Architettura della Seconda Università degli Studi di Napoli. «Sul piano più specifico dell’innovazione architettonica – scrive nella prefazione Carlo Ottaviano, direttore editoriale del Gambero Rosso – lo studio conferma la convinzione già maturata presentando due anni fa l’evento «Le cattedrali del vino». Molte delle recenti costruzioni di cantine vinicole presentano una forte espressività linguistica e sono capaci di porsi in dialogo con le componenti paesistiche». Di terroir ed architettura scrive Francesca Muzzillo mentre Fosca Tortorelli, sommelier oltre che studiosa, affronta il tema dei vitigni del Sud tra architettura, paesaggio e identità. Il lavoro individua dieci esempi di cantine in cui «appare la perfetta integrazione tra storia, cultura e luogo ed il pieno rispetto del terroir». Una scelta basata su tre elementi: uso e valorizzazione di manufatti storici esistenti, progettazione ex novo di un oggetto architettonico appropriato e coerente con il processo produttivo richiesto e l’architettura del vigneto e il legame profondo con la sua identità territoriale». In Campania sono protagonisti Giardini Arimei a Ischia, la nuova azienda dei Fratelli Muratori, Terre del Principe di Manuela Piancastelli e Peppe Mancini. In Basilicata la storica Cantina del Notaio di Gerardo Giuratrabocchetti e Paternoster mentre in Puglia gli occhi sono puntati su Cantina del Paradiso, in Calabria Cantina Re Alarico e la Cantina Terre del Gufo profettata dalla stessa Francesca Muzzillo. Infine la Sicilia si analizzano Palari del mitico Salvatore Geraci e la Tasca d’Almerita.
Recensioen pubblicata oggi sul Mattino
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