Sul Mattino abbiamo fatto una pagina sul fenomeno cucina intv. Ho sentito Vissani, ecco il suo ragionamento.
Vissani non ci sta. Rifiuta l’etichetta di apripista a Masterchef: «Guardi che io in televisione ho sempre fatto solo le ricette, ho solo cucinato. Qui stiamo parlando di uno show».
Dunque la gastronomia non c’entra nulla?
«Lei ha mai visto un piatto costruito in tutte le sue fasi durante una puntata di Masterchef?»
No
«Ecco, e allora di che parliamo. Si tratta di un programma costruito su un format importato nel quale vincono solo gli autori. Sono loro che decidono quando un concorrente deve piangere e quando deve ridere, va preso così come si prendono tanti altri programmi di intrattenimento. Mi ricorda il Grande Fratello».
In questo caso però più che di reality si tratta di talent show…
«Talent? Ma quale talento, per diventare cuochi non basta certo aver frequentato un programma del genere, bisogna trascorrere tanti anni nelle brigate di cucina, apprendere i segreti e i trucchi del mestiere. Io dopo 40 anni continuo ad imparare. Come si può dire che chi vince in un programma del genere è cuoco? E’ assurdo. Buttiamo a mare i nostri istituti alberghieri e ci mettiamo a fare questi spettacolini in ogni provincia per selezionare i cuochi del futuro?».
Barbieri, Cracco e Bastianich non sono certo gli ultimi arrivati.
«Barbieri e Cracco li conosco. Si tratta di due ottimi professionisti che ho visto crescere. L’altro non lo conosco, cosa fa. Certo che alla Rai…».
Cosa c’entra la Rai?
«Guardi, alla Rai un giudice che sputa in un piatto di un concorrente non l’avrebbero mai fatto passare. E’ diseducativo».
Eppure i fan di questo tipo di programma sostengono invece che la vita reale è proprio questa.
«Ma non scherziamo. Vorrei vedere quale insegnante sputerebbe nel piatto fatto da un suo studente. Finirebbe sui giornali. Un conto è l’osservazione tecnica di Barbieri che definisce ”mappazza” il risultato di un concorrente, altro è comportarsi in questo modo. La cucina è formazione, trasmissione del sapere, attenzione alla personalità dei ragazzi».
Il modello è Gordon Ramsey
«Ah quello. Il giudizio non è nella cattiveria e la cattiveria non c’entra con un giudizio. Esiste la valutazione professionale. Anche questa cosa di creare competizione tra i concorrenti a chi fa il capetto, tutto sacco degli autori, bravissimi, che fanno divertire la gente».
Eppure i numeri sembrano dare ragione a questa formula
«Mi fa piacere per i colleghi. Ma è una moda come un’altra. Tipo il Grande Fratello o l’Isola dei Famosi. Va presa così».
Dunque non aiuta la cucina italiana?
«Non è che non aiuta,non c’entra nulla».
Ma la tv porta un po’ di soldi ai ristoranti o no?
«La faccio da 25 anni, sono conosciuto ovunque. ma secondo lei quanti spettatori sanno che ho un ristorante a Baschi? Anche qui, credo che i piani siano diversi. Un ristorante non nasce dalla notorietà, ma dalla professione. Perché sa una cosa?».
Cosa?
«Alla fine conta se hai mangiato bene. Solo quello».
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