Un articolo dagli Usa fa il punto della situazione: molto istruttivo anche per gli italiani
Negli anni ’90 abbiamo assistito ad una impennata del prezzo del vino senza precedenti, con bottiglie vendute, nel peggiore dei casi, al 100% del costo di produzione, ma in media sempre del 3/400 per cento e molte volte al 1000 per cento. Neanche il commercio di diamanti o di coca ha mai dato queste perfomance. In Italia i produttori sono stati la prima categoria, assieme ai ristoratori, a imporre alla clientela il cambio 1 euro a mille lire quando ne valeva sulla carta 1936,27. Poi la prima correzione, più che altro uno stop, dopo l’11 settembre. Adesso il crollo dovuto a due fenomeni: la offerta mondiale costantemente superiore alla domanda e la crisi del 2008. Tertium datur: il fatto che quindici anni fa era difficile trovare buoni vini a poco prezzo mentre oggi è la regola.
Iniziamo il mese di ottobre offrendo la traduzione di questo articolo che riguarda il mercato americano, punto di riferimento per ogni cosa, ma al posto della parola Pinot Nero, potremmo mettere Aglianico, Barolo, Sangiovese…Sappiamo di una buona partita di Taurasi venduta a Capri a 4,5 euro, ossia un terzo del valore chiesto alla sua uscita, nel 2003. Ma è solo un esempio. Oggi chi ha soldi liquidi può fare davvero buoni affari. Anche alcune cantine con scarsa capitalizzazione sono in vendita perchè non hanno fatto bene i loro conti.
Però la praticità degli americani non finisce mai di stupirmi: in effetti questa situazione è un grande vantaggio per tutti noi consumatori appassionati! Alla fine fare vino è tornato ad essere un lavoro come un altro, con il quale si può vivere ma non arricchirsi.
E questo fatto allontana gli squali e mantiene chi ha passione o tradizione familiare.
E domani sarà questo il tema della mia rubrica settimanale sul Mattino.
Buona lettura
Chi commercia vino soffre per troppo vino
I prodotti buoni stanno inondando il mercato e stanno portando giù i prezzi in tutto il mondo.
La legge della domanda e dell’offerta ha colpito le vigne nel mondo, ribaltando i prezzi del vino a favore dei consumatori.
Pali Wine Co., un piccolo produttore di Pinot Nero in California che cominciò vendendo i vini a 40, 50 e 60 dollari a bottiglia nel 2005, si è trovato con casse del 2006 in avanzo anche se stava imbottigliando la produzione 2007.
La maggior parte dei suoi Pinot Nero ora saranno venduti a 19 dollari a bottiglia.
“Dovevamo fare qualcosa. Dovevamo far scendere i nostri costi. E tutti nel settore si rendevano conto di questa cosa”, ha detto Tim Perr, il fondatore di Pali, durante una visita a New York.
Pali non ha vigneti di sua proprietà ma si rifornisce delle uve da coltivatori di Sonoma e Napa in California come anche di Willamette Valley nell’Oregon.
Le uve di Pinot Nero che una volta fruttavano 5.000 dollari a tonnellata ora valgono 2.500 dollari.
“Ora si potrebbero fare affari con le vigne”, ha detto Perr che ha iniziato come attuario prima di iniziare a produrre vino quattro anni fa.
Con il suo socio Scott Kinght aveva costruito un business di successo e cercava una nuova sfida.
“A entrambi piaceva il vino così pensammo che dovevamo costruire qualcosa per cui eravamo entrambi appassionati”.
Il fatto che la loro prima vendemmia di 1.300 casse andò esaurita nel 2005, quando l’economia statunitense era fiorente, li fece cullare nel credere che ci sarebbe stato sempre un mercato per un Pinot Nero di 50 dollari.
Ma quel mercato si è sostanzialmente ristretto, secondo Robert Smiley, direttore della facoltà di industria vinicola all’Università della California, la Scuola di Management Davis.
La relazione annuale di Smiley sui viticoltori, presentata questo mese in California, ha messo in evidenza che i professionisti del settore stanno riconoscendo questo calo.
“Il mercato per le uve da vino è sostanzialmente morto”, disse. “Le cantine ridurranno la produzione. E non solo negli Stati Uniti. Sono appena ritornato da Monaco e c’è una saturazione di vino a livello mondiale”, ha detto.
Le migliori cantine stanno offrendo sconti ai propri distributori nello sforzo di movimentare le proprie merci, ha detto.
“In realtà i viticoltori non fissano i prezzi che pagano i consumatori (statunitensi). Questi sono fissati per la maggior parte dai distributori e dai rivenditori al dettaglio. Ma ora stanno abbassando i prezzi ai distributori e offrendo promozioni”, ha detto Smiley.
“In genere non ci sono più liste di attesa per i vini cult della California”.
Danny Brager, vice presidente del settore bevande alcoliche della Nielsen Company disse che si sta assistendo al calo dei prezzi dei vini. “A noi sembrerebbe abbastanza logico che i consumatori stanno passando da ciò che erano soliti spendere per una bottiglia a una spesa inferiore”.
Inoltre egli trovava che i consumatori erano abbastanza contenti della qualità dei vini che compravano per meno di 20 dollari.
Marcelo Papa ha condiviso profondamente questa opinione. Papa è uno dei quattro capi enologi del Concha y Toro del Chile che a differenza dei suoi concorrenti ha visto le vendite della maggior parte dei suoi marchi crescere del 30 percento quest’anno.
“Facendo un paragone con 20 o 30 anni fa, i vini sotto i 20 o 15 dollari sono di qualità molto migliore oggi. Semplicemente sono vini fatti meglio”, ha detto.
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