di Antonella Amodio
Se c’è un vino che è strettamente legato al territorio di produzione, quello è il Nobile di Montepulciano, un “vino simbolo” che racchiude un areale ben definito: la zona collinare dell’antico borgo di Montepulciano, il comune in provincia di Siena situato a cavallo tra la Val d’Orcia e la Valdichiana. Da sempre sinonimo di eccellenza, non a caso è stato tra i primi 10 vini a ricevere la DOC nel lontano 1966 e nel 1980 la DOCG. Il disciplinare di produzione prevede che il vino sia prodotto con un minimo di 70% di Sangiovese e 30% di altri vitigni idonei alla coltivazione in Toscana.
A tutela della denominazione nel 1965 nasce il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, attualmente guidato dal presidente Andrea Rossi e della vicepresidente Susanna Crociani, che raccontano in giro per l’Italia dei 3000 ettari vitati della denominazione e dei nuovi progetti in corso. Tanti i programmi a tutela del Vino Nobile di Montepulciano, come la nascita della menzione Pieve, che identifica 12 zone, facente parte delle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), che con la vendemmia 2021 – in uscita sul mercato nel 2024 – sarà possibile menzionare in etichetta.
“ Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha fatto un grande lavoro dall’anno della pandemia, dando vita a un percorso di riappropriazione delle origini della viticoltura nel borgo della prima DOCG d’Italia – così racconta Andrea Rossi – l’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” (attualmente il disciplinare prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), matura dopo un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Un percorso di studio all’interno della denominazione stessa, che grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano”.
La ricerca è stata approfondita sia dal punto di vista geologico che pedologico, tema che il Consorzio ha a cuore dagli anni ’90, essendo stati tra i primi in Italia a “zonare” il territorio di produzione e successivamente a riportarlo in una mappa realizzata da Enogea. Ma la ricerca è continuata anche in biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800. Ed è per questo che al nome della Pieve verrà anteposto quello della sottozona guardando a 500 anni di storia di Montepulciano. Passato, presente e futuro in una etichetta che sancisce la qualità del vino toscano e italiano in generale.
Un vino che avrà come caratteristiche il rapporto con il territorio, nello specifico con le sottozone ( Unità geografiche aggiuntive) e l’uvaggio che prevederà il Sangiovese e i vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare, con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice. A verificare e certificare che le caratteristiche corrispondano al disciplinare stesso provvederà una commissione interna al Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. Più qualità e meno quantità, questo è il nuovo incedere dei produttori. Le cantine associate che con la vendemmia 2021 hanno identificato una selezione di Vino Nobile di Montepulciano atto a divenire “Pieve”, dovranno impiegare uve che arrivano da vigneti di almeno 15 anni di vita. Circa 500 mila le bottiglie previste in uscita nel 2024, cioè pari al 10% circa della produzione del Vino Nobile di Montepulciano. Vini altresì gastronomici, che si abbinano con equilibrio a diverse pietanze, come dimostrato durante il tour promozionale “ The History Teller” a Napoli, presso L’Ebbrezza di Teonilla di Luca Di Leva, titolare anche dell’Ebbrezza di Noè’.
Altresì la nuova etichetta consortile, nata dal progetto dello studio grafico Aldo Segat & Partners rappresenterà a livello istituzionale il vino nel mondo. Un’etichetta, ha spiegato Andrea Rossi, “a servizio degli obiettivi del Consorzio, che si muove su un’asse informativo, valoriale e distintivo.
Gli obiettivi condivisi con l’agenzia, in fase di progettazione, sono stati individuati nella definizione del ‘Consorzio di tutela’, a vantaggio dei mercati stranieri, creando una corretta sequenza di lettura e capitalizzando l’aspetto culturale e territoriale”. Nell’etichetta sono state inserite icone rappresentative della denominazione, come il sole, l’architettura, le colline, i campi e i filari, parte dei simboli della Toscana.
È doveroso, inoltre, ricordare che il Nobile di Montepulciano è il primo distretto vitivinicolo italiano a ricevere il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas, che non tiene conto solo degli aspetti ambientali, ma pone una particolare attenzione alla qualità del lavoro nei suoi aspetti etici e sociali.
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