Vent’anni dopo, vent’anni fa. Nell’ex chiesa di san Carpoforo Lamberto Frescobaldi e Michael Mondavi hanno messo in fila le magnum di Luce dalla 2012 alla 1993 per una degustazione che rimarrà unica.
Diciamoci la verità, Luce è un vino evento che non è mai stato ben digerito dalla critica italiana, e non solo da quella neopauperistica se è vero che ha preso solo un Tre Bicchieri con il 1994.
Provo ad elencare i motivi.
1-Aver voluto fare un rosso outsider in una zona di buona tradizione come Montalcino.
2-Il fatto che vede esplicitamente in blend merlot e sangiovese e questo in un paese cattolico, dove si fa ma non si dice se non in confessionale per autoassolversi, non è bene.
3-La scelta di avere costruito la partnership con la famiglia Moldavi, considerata troppo grande poter fare vini con l’anima.
4-E in ogni caso entrare in affari con gli americani, che pure con la famiglia Mariani hanno “creato” mediaticamente e commercialmente Montalcino grazie ad Ezio Rivella, non è considerato il massimo della vita in un paese conservatore e di tradizione come l’Italia.
5-Infine il marketing troppo spinto sulla bottiglia e poco sulla grande viticultura che c’ è alle spalle di un progetto del genere.
Bene, questi cinque elementi considerati un handicap da parte della critica italiana sono in realtà le cinque ragioni del successo mondiale di questo vino.
La degustazione è stata fatta senza i canoni autoptici come vuole la tradizione. Le bottiglie in un cerchio magico che ricorda quello dell’etichetta, bicchiere libero e brevi note di accompagnamento di questa avventura iniziata all’inizio degli anni ’90 dopo l’intesa tra Vittorio Frescobaldi, papà di Lamberto, e Robert Mondavi. Di supporto un libretto dove è spiegato bene tutto in ogni dettaglio, annata per annata e le osservazioni dell’enologo che da vent’anni segue questo progetto, Niccolo D’Afflitto.
Dopo questo incontro tecnico, la serata di presentazione dell’annata 2012 davanti a un pubblico più ampio ma decisamente selezionato e una cena, centrata e leggera, di Davide Oldani nel corso della quale si è bevuto la 2000 in magnum e la 2012.
La degustazione è stata interessante, ricca di spunti. Il primo, lo diamo per scontato, è la longevità di Luce che non ha avuto un filo di osssidazione in nessuna delle venti annate, sempre dominante la nota fruttata anche nella 1993, magari con spunti di conserva nella 1998, 2000, 2003 e 2007.
Possiamo dire, forse è una suggestione della cabala, che il primo decennio richiama maggiormente il territorio di Montalcino mentre gli anni 2000, con l’eccezione del 2006 e del 2009, hanno invece in evidenza una maggiore concentrazione e una polpa più caratterizzante.
Ma se questa è una impressione o un cambio di stile potrà dircelo solamente il tempo.
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Adesso vi dico quali sono state le mie preferenze
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1°: Luce 1999
L’annata perfetta, non a caso prodotta in 120mila bottiglie. Un bel frutto integro apre al naso calde sensazioni di tabacco, speziature leggere. In bocca grandissima energia, grande equilibrio tra dolcezza e sapidità, finale pulito, perfetto. Tannini presenti ma molto ben risolti.
2° :Luce 2006
Altra annata considerevole, dopo una 2003 esuberante anche se fresca, una 2004 in chiaroscuro, e una 2005 sopravvalutata, la 2006 si presenta sapida, freschissima, imponente ma al tempo stesso molto agile e scattante in bocca. Ricca, finale travolgente che invita alla beva.
3°: Luce 1995
Millesimo discreto, appartato, difficile in vigna ma che regala lo stesso stile della 1999 con meno potenza. Al palato è un vino godibile, con buona ciliegia croccante fresca, finale amarognolo e piacevole. Da bere a secchi.
4°: Luce 2001
Avete presente gli otto a scuola? Beh questa annata ha studiato, non stupisce ma è sempre molto affidabile ad alti livelli in ogni degustazione. Così è anche in questa occasione, con tannini risolti, naso fruttato e complesso, allungo in bocca di grande spessore e piacevolezza, finale tosto e che invita alla beva.
5°: Luce 1993
Un bicchiere tipico ilcinese, di quelli che si staccano dal contesto e invitano a una beva riflessiva, concentrata, di puro piacere per il tempo alleato di una evoluzione che ha sicuramente molte cose da raccontarci.
Ma adesso veniamo anche alle annate che mi sono piaciute di meno, dando però per scontata l’integrità del frutto la complessiva piacevolezza della beva.
1°-Luce 1994
Non è per spirito di contraddizione, che non mi appartiene, ma è stata sicuramente l’annata più debole, ancora scomposta, esile e in cerca di un equilibrio che probabilmente non troverà mai come quelle persone che vivono la vità senza mai entrare nella maturità.
2°Luce 2000
Inutile, sinora non ho mai bevuto un rosso italiano di questa annata degno di memoria. Contratto, esasperatamente materico, al palato sotto le aspettative del naso.
3° Luce 1998
Veronelli fu il primo a scriverne, ricordo, mentre sui media era già celebrata come la 1997. Si è rivelato invece un millesimo difficile da gestire in cantina, poco agile e monocorde al naso e al palato.
4°Luce 2005
Troppo maturo, troppo fruttato, troppo di troppo. Un rosso da bere subito perché secondo me ha già dato il massimo.
5°Luce 2003
Una stagione difficile ma alla fine meno deludente del previsto. Non regala però fascino, solo buona affidabilità.
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E ora le annate che sono andate oltre le mie aspettative
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1°Luce 2002
L’anno horribilis, come non ricordarlo? Biondi Santi non fece neanche il Brunello. Appena 8000 bottiglie di Luce, ma non mi è dispiaciuto: freschezza, scatto, note fruttate ancora fresche.
2° Luce 2007
Molti colleghi hanno preferita questa annata e devo dire che in effetti è tra le migliori tra i rossi che abbia provato. Annata in genere calda ma equilibrata.
3°Luce 1996
Millesimo bistrattato, trattato male da tutti, ma che alla fine regala buone sorprese quando si è ben lavorato. Come in questo caso. Tannini un po’ esuberanti rispetto alla media, ma credo abbia molto da dire.
4° Luce 2009
Annata difficile eppure questa versione mi ha convinto molto. Forse un po’ esile rispetto alle altre della seconda metà dello scorso decennio ma sicuramente buona, scattante, veloce e anche, perché no, promettente.
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Annate sotto le aspettative
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1° Luce 1997
C’è bisogno? Celebrata come l’annata del secolo quando si beve in verticale non conquista mai il podio. Buona, perfetta, ma priva di quella complessità che fa scattare l’emozione.
2° Luce 2004
Non passa per essere una annata straordinaria per i rossi, ma molti stanno venendo su bene nonostante questa premessa. Per questo mi aspettavo qualcosa in più in questa esecuzione, ma credo sia questione di tempo.
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Annate promettenti ma da aspettare
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Luce 2008, 2010, 2011 e 2o12
Fresche, fruttate, giovanissime, con tannini ben risolti. Si tratta di quattro millesimi che, pur nella loro diversità, possono regalare grandissime emozioni con il passare degli anni.
In conclusione, è stata una degustazione fantastica e didattica perché davvero questo vino è stato capace di sintetizzare in ciascuna annata quello che si è sempre detto e scritto in modo quasi calligrafico.
Un evento unico e irripetibile, l’appuntamento è tra i prossimi vent’anni anche se noi speriamo nel prossimo decennale, al quale, ragionevolmente e statisticamente, possiamo pensare di esserci ancora:-)
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