di Erika Mantovan
All’avanguardia? Ma chi, il Gavi? Si, il bianco cortese, in tutti i sensi, del Piemonte. Perché? Nel titolo della cartella stampa compare la parola “Gavishire” e io mi posiziono nel Castello di Chatsworth, nel Derbyshire, non distante dal parco nazionale di Peak District. In perfetto stile barocco è stato costruito a partire dal XVI secolo dalla contessa Shrewsbury. La location è stata scelta nel film, tratto dal romanzo di Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio, per rappresentare la dimora della famiglia del Mr.Darcy. E ad andare per le Contee del Gavi in effetti ci se sente un po’ come Elizabeth quando rimane estasiata alla visione dell’imponente tenuta.
I nomi che ci interessano, Gavi e Cortese, sono da ricercare nella storia della Principessa Gavia. Con la sua cortese bellezza ispirò il borgo in cui trovò riparo fuggendo dalle ire del padre Clodomiro (Re di Francia) causato da un amore negato. Nel percorso tra le verdi colline del Gavi si ascoltano le temperature e gli umori dei venti della vicina Liguria, dal Levante allo Scirocco, o dal Libeccio al Ponente, e i filari di Cortese (residente qui dal 3 giugno 972 d.C a La Meirana) seguono le curve delle strade che si scontrano con le Ville e i Castelli delle famiglie nobili come quelle dei Guasco, dei Doria, gli Spinola, i Pallavicini, i Grimaldi, artefici dello sviluppo e del commercio dell’intera area. Quando? Presumibilmente intorno al 1782 i frutti del Castello di Montaldeo finirono nelle Americhe del sud per opera del principe-ammiraglio della Repubblica di Genova (Andrea Doria) e in seguito, nel 1869, quando si inizia a parlare del Cortese come uva adatta alla spumantizzazione.
E infatti l’ostinato enologo francese, Luigi Oudard, che guarda a caso gestiva i suoi traffici a Genova, scelse di utilizzare proprio questa “cortese” acidità nelle cantine di Cavour a Grinzane per l’elaborazione dei suoi Spumanti. E da lì l’escalation non si è mai fermata. Si sbarca in Argentina, in Germania e in Svizzera con tanto di menzione nell’opera di Pulliat, “Le Mille Varietés de Vignes” (1888). Superati le crisi economiche scaturite dai conflitti mondiali ed ambientali (fillossera) sono arrivati il riconoscimento della DOC, nel 1974, e della DOCG, nel ’98.
Possiamo “leggere” l’avanguardia come uno strumento utile per sollecitare i consumi, creare innovazione e suscitare interesse. Nel “perimetro Gavi”, il vino è sempre stato sinonimo di “gusto economico” e simbolo della presenza, del territorio, gestito e governato e quindi compreso e poi modificato. E quando i desideri sono rivolti in una sola direzione, condivisa, il veicolo preposto può trasportali tracciando la rotta giusta, senza troppi vincoli. Ed è proprio quello che ha fatto il Consorzio di Tutela del Gavi, dal 1993. La strada per valorizzarlo parte con la ricerca e la selezione interna dei migliori esemplari di Cortese, nel 1997, con un progetto curato dagli esperti del CNR di Torino e procedere, per primi, in Piemonte ed ufficialmente, alla verifica sotto il profilo catastale ed ampelografico delle uve ed inserirle in una mappa scientifica (2007) atta a catalogare e definire le vocazioni dei singoli appezzamenti. E una volta pronti bisogna promuoversi e quindi nasce prima il progetto GAVI972 e poi “Storie del Gavi” con il Premio Gavi alla Buona Italia assegnato dal 2015. Ed essendo la tutela e la promozione erga omnes, è arrivata l’etichetta istituzionale: ogni anno una commissione di esperti seleziona il vino più rappresentativo del Gavi.
Il lavoro del Consorzio mi ricorda le idee dei Preraffaelliti e la voglia di conquista di Giulio Cesare. Quindi ritorno alle origini con esaltazione e ricerca per trovare nuove opportunità. Il risultato sono vini “disegnati” con tradizione scelti sia nelle odierne tavole rotonde di Re Artù (l’élite!) che in quelle più semplici, con prezzi trasversali. Un fenomeno. E lo stesso concetto vale per la cucina e la sospensione temporanea dei pensieri quando si assaggiano grandi piatti della tradizione (originali) o rivisitati e quindi contemporanei grazie a pennellate estetiche e tecnologiche, create dall’uso delle tecniche molecolari. Bisognerebbe creare un concetto nuovo in grado di abbracciare la tradizione, la tecnologia e i gusti rappresentativi, tutti, del terroir. Una sinergia gustativa del tempo.
Il Cortese oggi si cucina in 1500 ettari spalmati in 11 comuni (di Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo) a soli trenta chilometri dal mare. È un exploit importante, quello del Gavi, con un 41% in più di superficie vitata in dieci anni unito alla crescita del numero di aziende (440) tra produttori, vinificatori e imbottigliatori che impiegano 5000 persone nell’intera filiera per un totale di circa 55 mln di fatturato (85% export) a distributori (on trade). Un circuito ormai solido e ricco che fa tappa e si registra come “top seller” in Germania, Giappone, Inghilterra, Russa e Usa. E il vino? L’uva Cortese ha grappolo medio-grande, robusto, produttivo e di spiccata acidità che gli consente di arrivare tranquillamente a dicembre se non lavorata.
Elementi che aiutano in annate come queste, complicate e prive di riferimenti storici (si prenda ad esempio l’inizio di vendemmia a fine agosto!). A spiegarli c’è l’agronomo del Consorzio, Davide Ferrarese, che sprigiona la sua innata predisposizione alla cura della “natura del bello” da che ho memoria lavorando in questa terra per protocollare gli andamenti dei millesimi ed applicare le migliori tecniche di coltivazione a sostegno del benessere ambientale. E come ogni anno, puntualissimo, arriva “Di Gavi in Gavi”. Nella sua quinta edizione sono intervenuti lo Chef Carlo Cracco e, ovviamente, il Gavi, in scena con una verticale di ventitré vini per scoprire la sua tenuta e l’evoluzione, dal 2007 al 2015. Nove annate per fermare la storia e raccontarla. Un fermo immagine dei bicchieri riempiti tra le mura di Villa Sparina domenica 27 settembre. Ed è qui che ho avuto conferma dell’epoca fantastica che sta vivendo questa denominazione. Perché l’avanguardia può arrivare sia da qualche agente esterno (evento) o dall’interno. E l’inserimento nel disciplinare di produzione della tipologia Gavi “Riserva” è uno di questi, non solo una felice intuizione, d’avanguardia, ma anche la spinta propositiva che ritornano, oggi, con sorprese. E assaggiando più versioni di Cortese di aziende diverse in stesse annate e viceversa, si possono scegliere degli esemplari qualitativamente celestiali per motivi diversi. Per le terre rosse o bianche, per la percezione dell’idea di un progetto e per l’impeccabile lettura dell’annata. Fedeli, sempre, tutti, al format Gavi.
- Gavi del comune di Gavi Monterotondo DOCG 2008 – Villa Sparina
In Magnum è la strada per “un’eterna giovinezza”. Dal 1997, anno di nascita del progetto, la voglia incessante di apprendere, viaggiando, sapori e stili nuovi, si è trasformata in vino con le uve della vigna storica di Monterotondo di 45 anni. L’uso sano del legno (barrique) è stato ricercato nel tempo; un affinamento, un esercizio, per raggiungere l’eleganza. Troviamo tutta la riuscita e la tensione del lavoro in un’annata complicata come la 2008. Le abbondanti piogge della stagione Primavera-Estate hanno accelerato l’acidità condensata nell’uva con il sole di agosto. Pesca nettarina e fiori bianchi con sbuffi di pietra focaia. Un sentiero di ghiaccio alpino e sale che si scioglie al passaggio con l’elaborazione delle percezioni tattili riflesse del palato. Incredibile energia ed estensione con una freschezza che non accenna a fermarsi.
- Gavi del comune di Gavi Il Volo DOCG 2010 – Morgassi Superiore
La potenza e il controllo da risentire. Capacità rare espresse con tantissimi agrumi e canditi. Una mezza Luna carica di cedro dell’Atlante e roccia che stuzzica e si stringe con persistenza. Aspettiamo altri tre anni per vederla piena. Ed è mezza Luna anche perché nel 2010 la maturazione e il bel tempo sono arrivati a settembre, dopo un’estate nuvolosa.
- Gavi del comune di Gavi DOCG 2008 – La Chiara 17
L’equilibrio e l’integrità dopo una decade. Torniamo al lento e lungo ciclo vegetativo della 2008 con un vino che nasce su arenarie del periodo Serravalliano. Naso concentrato e bocca di incredibile equilibrio ed integrità. Macedonia esotica con gocce di lime dal ritmo fresco e garbato con acidità piacevole ad accompagnarci nel finale.
- Gavi del comune di Gavi Maddalena DOCG 2011 – Cantina dei Produttori del Gavi
È il profilo acido del Gavi, la protezione contro il tempo. La primavera veloce seguita da un finale d’estate molto caldo si esalta in vigne di 40anni e in terreni bianchi e calcarei. Estratto di cedro e mandorla dolce a creare un giovanissimo modello di Cortese: tagliente, verde e guarnito da granelli di frutta secca.
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