A margine di Anteprima Vitigno Italia
di Francesco Aiello
Caro Luciano,
Non avendoti visto alla presentazione dell’Anteprima Vitigno Italia, scrivo le considerazioni che mi sarebbe piaciuto confrontare con te.
Fatta salva la manifestazione ed il bel programma messo su per il prossimo anno,sono rimasto sconcertato (che parola grossa … diciamo solo deluso) dalle orecchiabili banalità che mi è capitato di ascoltare. E il peggio è che a dirle non era il politico di turno, che nel caso specifico è riuscito pure a fare bella figura, ma gli addetti ai lavori.
Banalità numero 1: nel vino siamo i primi al mondo ma gli altri non se ne accorgono perché non sappiamo venderci. E giù a citare la classifica di Wine Spectator che nei primi posti venti piazza, vado a memoria, una decina di francesi che «hanno la nostra stessa storia enologica». Va bene il campanilismo, ma non c’è bisogno di saper distinguere lo Château Margaux di Rauzan-Ségla dallo Châteauneuf-du-Pape di Domaine du Vieux Télégraphe, per capire che l’affermazione ha del surreale. Piuttosto ci sarebbe da riflettere del perché, sempre nella medesima classifica, ai primi posti l’Italia piazza un numero di vini pari a Cile, Australia e Stati Uniti. Ad di là delle classifiche, i cui limiti, oggettivi e soggettivi sono ben presenti a chiunque se ne occupi professionalmente, quindi, la questione non è di essere i primi (e personalmente, semplificando molto, credo siamo “solo” secondi), ma di cercare di non farsi precedere da nazioni che, e qui è vero, non hanno né storia né tradizione enologica.
Banalità numero 2: la ristorazione di qualità è l’unico settore dell’economia a crescere nell’ultimo anno. E qui bisogna mettersi d’accordo sui termini. Se «crescita»” vuol dire stelle, cappelli, forchette e quant’altro sulle guide decreta il successo di osti e chef, allora ci siamo ed a tal proposito la Campania dovrebbe essere una piccola Svizzera. Tuttavia se il termine crescita ha il significato che gli attribuiscono gli economisti, allora la confusione è davvero molta. Basta girare per ristoranti e far seguire l’assaggio di piatti e vini da una bella chiacchierata con il cuoco o con il proprietario per farsi spiegare che le cose non stanno esattamente così. La stagione 2008 si chiude con un calo che in media si aggira sul 25% (il dato non è solo quello delle località turistiche ma vale anche per la ristorazione di città ed è omogeneo sul territorio nazionale). Certo, si tratta di una conseguenza del clima economico generale, ma in questo meccanismo talvolta entrano in maniera perversa proprio i riconoscimenti: averli «costringe» a fare investimenti che non si ripagano di certo in breve e che prima o poi finiranno spalmati sui conti dei clienti. Con l’aria che tira, quindi, le prospettive non sono certo rosee. Certo, qui si inserisce la questione dei prezzi, delle materie prima del territorio, delle spese inutili da limitare, di trovare formule di ristorazione leggere ma di qualità etc … ma il discorso di farebbe lungo. Conseguenza? Decine di ristoratori (e albergatori) hanno detto ai loro dipendenti stagionali che alla riapertura non li chiameranno e che bisogna vedere che aria tira dopo i primi mesi di attività. Se questa è la crescita …..
Resto convinto che queste idee faranno più male al food & wine della crisi economica mondiale.
Un abbraccio
Caro Luciano,
la banalità n2 mi appartiene, la banalità n3 è quella scritta da Aiello che forse non si accorge che nei due minuti del mio intervento non c’era alcuna pretesa di affrontare il tema della ristorazione nazionale e regionale nella sua evoluzione sociale economica e nei suoi rapporti con l’ ambiente e il territorio, ma solo quello di ricordare appunto che nel nostro piccolo, con Cooking for Wine e con il Premio al miglior Chef Emergente, contribuiamo al successo della ristorazione campana. E’ un’ annotazione semplice, forse banale, ma se invece di tante parole tutti facessero concretamente qualcosa, come credo noi (e tu sei di questi) abbiamo dimostrato di fare in tanti anni di onesto e continuo lavoro …beh credo che la situazione sarebbe comunque migliore
con affetto
Luigi Cremona
Caro Luciano,
vorrei rispondere a Francesco Aiello e alle sue banalità.
Se fosse stato attento alle mie parole avrebbe sicuramente dedotto tutt’altro.
Ho sottolineato che un paese come l’Italia,a mio modesto parere per cultura, storia e spessore enologico molto vicino alla Francia, non può permettersi di farsi scavalcare dai seppur validissimi paesi emergenti solo per una mancanza di adeguata promozione.
Caro Signor Aiello mi dispiace che sia stato così poco attento da non capire che la pensiamo allo stesso modo.
Le persone poco attente alle parole degli altri fatti fanno più danno al sistema delle presunte banalità!
Chicco de Pasquale
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