Come sta evolvendo la comunicazione in Italia e all’estero? Come l’offerta formativa, oggi molto più ampia, può influire e sta influendo sul trend della comunicazione del vino, sempre più sofisticata e ancor più necessaria. Oggi lo chiediamo a Cathy van Zyl.
Cathy si è ritrovata nel mondo del vino grazie ad una scommessa. Oggi è una professionista che ha conseguito il prestigioso titolo di Master of Wine e non solo, è stata per 4 anni Presidente del Comitato dell’istruzione dell’Istituto dei Masters of Wine di cui oggi è membro del Consiglio. È giudice in concorsi nazionali e internazionali, scrive per riviste e portali di settore in tutto il mondo ma soprattutto partecipa direttamente alla stesura della guida Platter’s South Africa Wine Guide.
Come sei “inciampata” nel settore vino?
Il mio viaggio nel mondo del vino è iniziato in bicicletta quando chiesi a mio marito di partecipare al South Africa’s famed Argus Cycle Tour (importante evento ciclistico in Sud Africa, ndr.); accettò a condizione che io seguissi un corso sul vino con lui. Da allora ho partecipato a più di 21 tour ciclistici e ho conseguito il titolo di Master of Wine. Sono in giurie di concorsi enoici locali e internazionali e ho appena lasciato il posto – dopo 4 anni – di Presidente del Comitato dell’istruzione dell’Istituto dei Masters of Wine, per il quale sono oggi membro del Consiglio. Collaboro occasionalmente con riviste e portali di settore in tutto il mondo ma l’attività che mi prende più tempo è la co-redazione della guida Platter’s SA Wine Guide.
Come credi sia evoluta la critica negli ultimi 30 anni nel tuo paese? E da chi hai imparato di più?
Come in molte altre economie a livello mondiale, i critici del vino in Sud Africa sono stati a lungo giornalisti che coprivano l’argomento vino come parte del proprio lavoro. Poi furono previste delle figure specializzate aggiuntive per tenere rubriche sul vino, qualcuno che non lavorava a tempo pieno per il giornale, la rivista o la radio. Questo accadeva in un passato felice in cui giornali, riviste e radio avevano un budget da spendere. Oggi le rubriche dedicate al vino in giornali e riviste così come i tempi di trasmissione in radio sono stati tagliati drasticamente. La maggior parte dei critici di vino oggi indossano più di un cappello, lavorano come critici ma devono anche fare consulenza o insegnare. Tutti i critici oggi hanno un blog o un sito. Io, come molte persone suppongo, ho sempre desiderato essere Jancis Robinson ma in Sud Africa – e questo è vero al 100% – aspiravo a lavorare per la guida Platter’s Guide molto prima che io e mio marito (che ne è direttore) ci trasferissimo a Cape e che io ottenessi il titolo di MW. Critici locali che hanno influenzato il mio percorso sono Tim James e Angela Lloyd così come Michael Fridjhon.
Come reputi la comunicazione del vino italiano nel tuo paese?
C’è una comunità piuttosto ampia di italiani a Johannesburg, una più piccola a Cape Town, e tutti i ristoranti italiani di qualità – non le pizzerie – hanno vini italiani a menù. Ma questi vini sono soprattutto Chianti, Barolo, Valpolicella, Frascati, Pinot Grigio e Soave. Che io sappia ci sono 2 importatori di vini stranieri, che hanno una lista adeguatamente ampia e per ampia intendo almeno 30 vini diversi, e poi ci sono 1 o 2 rivenditori che hanno Prosecco e vino rosso o simili ma solo di produttori italiani economici; poi c’è una persona, Caroline Rillema (Caroline’s Fine Wines) che da sempre visita l’Italia e importa principalmente nebbiolo e sangiovese ottimi e di noti produttori. Data l’enorme varietà di vini italiani, sarebbe bellissimo trovarne di più anche qui ma devo accettare che sono una nerd del vino mentre poche persone prestano la stessa attenzione che presto io. Per molti dei miei amici avere a disposizione le più note marche di occhiali da sole e di scarpe è più importante che avere vini. Naturalmente hanno torto.
È noto che sia molto migliorata l’offerta formativa a disposizione di coloro che vogliono formarsi sulla tecnica di degustazione, la sommellerie, la geografia del vino e tutto il resto. Come credi che questo stia incidendo e inciderà sul presente e sul futuro – nemmeno troppo remoto – della comunicazione del vino?
Questo potrebbe rendere tutto più complicato per i consumatori poiché ci sono sempre più persone che scrivono e parlano di vino. Il punto è “Di chi si fida il consumatore?”. Secondo me il consumatore deve avere una conoscenza minima del vino per capire se il critico di riferimento ha veramente la competenza e il palato che dichiara di avere. O, almeno, dovrebbe fidarsi dei propri gusti e scegliere il critico che ha delle preferenze simili.
Quali sono i presupposti per l’indipendenza della critica enologica?
Integrità – perchè senza integrità perdi la fiducia di chi lavora nel settore e quella dei consumatori. I critici non dovrebbero lavorare per produttori, fornitori o rivenditori, commercianti e distributori. Non ci deve essere alcun conflitto di interessi. Questo rende le cose molto complicate perché di questi tempi, in un paese come il Sud Africa con così pochi consumatori di vino, vivere esclusivamente come critici è veramente difficile. Tim James, per esempio, la mattina lavora all’università e si occupa di vino il pomeriggio e nel week end. Io ho un secondo lavoro come PR – non nel settore vino – il che significa che sono una wine critic la sera e nei week end.
Chi vedi nel futuro della critica enologica?
Richard Hemming MW e Fongyee Walker MW. E immagino ce ne siano almeno altri 100 dietro le quinte.
Un consiglio per i giovani che muovono oggi i primi passi lavorativi nel settore enoico, i consumatori più o meno appassionati, i colleghi.
Come ho detto in precedenza, reputazione e intregrità sono la chiave. Poi serve imparare a fare grandi fotografie e tenersi al passo con la tecnologia. Detto ciò è sempre un bene fare domande, anche se credi che la persona a cui le stai ponendo pensa che tu dovresti conoscere la risposta. Nessuno di noi può sapere tutto sul mondo del vino e fingere che sia così ti porterebbe solo problemi. E se qualcuno ti pone una domanda a cui non sai rispondere, rispondi semplicemente che non lo sai, però vai subito a controllare e torna per rispondere.
Le altre interviste
1-Alessandro Torcoli
2-Horia Hasnas
Dai un'occhiata anche a:
- L’uomo cucina, la donna nutre – 13 La vera storia di Assunta Pacifico del ristorante ‘A Figlia d’ ‘o Marenaro
- Addio a Gianfranco Sorrentino, un mito della ristorazione in America
- La seconda giovinezza di Peppe Guida: senza radici non c’è cucina italiana
- Alfonso Caputo di Taverna del Capitano a Nerano: il cuoco e il mare
- L’uomo cucina, la donna nutre – 15 Laila Gramaglia, la lady di ferro del ristorante President a Pompei
- Anna Francese Gass: prodotti e semplicità sono la forza della cucina italiana
- Teresa Mincione, dalla toga al Casavecchia: Nulla è per Caso
- L’uomo cucina, la donna nutre – 14 Veronica Schiera: la paladina de Le Angeliche a Palermo