Il collega Gianni Colucci, segretario dell’Assostampa di Napoli, mi ha chiesto e pubblicato una intervista sul suo blog
Ve la giro come elemento di riflessione anche qui perché si incrociano temi tecnologici ed enogastronomici.
Luciano Pignataro, giornalista della carta stampata (già cronista di giudiziaria, già capo di una redazione salernitana del Mattino di Napoli), è tra i maggiori esperti italiani di enogastronomia e firma un seguitissimo sito, il www.lucianopignataro.it
– La tua passione per il vino diventa un blog di successo. Ma qual è la differenza tra scrivere sul Mattino e sul blog dello stesso argomento?
Molto profonda: il quotidiano si rivolge ad un pubblico generico, esige una scrittura semplice e di immediata comprensione. In rete il pubblico ha numeri di gran lunga inferiori, ma è costituito da specialisti e dunque si può avere la possibilità di entrare dentro gli argomenti, più nel merito stando bene attenti a non dilungarsi. Essere a cavallo tra i due strumenti di comunicazione è un grande vantaggio, diciamo che regala una rendita di posizione, perché in rete si ha la possibilità di essere aggiornati in tempo reale e di capire in quale direzione si muove il dibattitto o la tendenza di consumo. La reazione alla barrique, tanto per dire, è una cosa che il web da già per scontata da quattro, cinque anni e che solo adesso le guide specializzate iniziano a recepire. Al tempo stesso lavorare in un quotidiano ti regala il senso della misura, la rapidità di capire su cosa devi puntare, l’esercizio a farti comprendere sempre bene quando scrivi, a dribblare i personalismi. In genere il blogger puro tende a parlare ad una cerchia ristretta di interlocutori mentre il giornalista pensa sempre che ogni persona può essere un suo lettore potenziale.
-Immagini che a leggere i blog e gli articoli sul giornale siano gli stessi lettori (a proposito come stai a contatti)?
Se parliamo di vino, o comunque di argomenti specialistici, direi che i lettori sono attenti, anche perché io faccio spesso il gioco di rimbalzo e il giorno dopo metto in rete quanto ho scritto sul giornale. Naturalmente la rete ha una potenza enorme rispetto al giornale stampato perchè sei visibile immediatamente in tutta Italia, anzi, nel mondo. Io ho contatti praticamente da tutti i paesi e spesso Roma è la prima città per numero di accessi. Nel 2008 ho chiuso con poco più di un milione di contatti, 401.000 visitatori unici e con un buon posizionamento nella classifica di Blogbabel (più o meno tra 300 e 400 posto su 15.000 blog e siti, comunque tra i primi dieci italiani di food &beveradge) e nella Top100 Food di Google. Si tratta di sistemi di rilevamenti ancora un po’ approssimativi, ma sono gli unici al momento che possono dare l’idea del peso di un blog o di un sito.
-Storie di imprese, impressioni di assaggio, viaggi nelle aziende: si trova di tutto nel tuo sito e, forse, l’archivio è più “utile” dell’attualità. Lasci le novità per la carta stampata e “integri” così i due mezzi?O internet e giornale vanno ognuno per la propria strada?
I principi del successo sono gli stessi. La gente prima ti legge perché gli è utile, trova qualcosa che gli serve, notizie, recensioni, appuntamenti, numeri di telefono, indirizzi. Poi quando acquisisce la fiducia in te magari gli interessa anche cosa pensi. La polemica fa audience, ma in circoli comunque abbastanza ristretti, al consumatore comune non frega nulla delle numerose dispute che attraversano il mondo della gastronomia. Un po’ come accade con la politica. La carta stampata ha più una funzione divulgativa, ormai le news volano tutte in rete ed è importante essere primi a darle. Ora c’è Facebook, i blog-diario arrancano, tutti quelli un po’ troppo personalizzati sono in crisi di commenti e si è aperto un altro affascinante fronte nella comunicazione.
– Perchè le grandi imprese editoriali arrivano in ritardo e non fanno utili consistenti (almeno dicono) sulla rete?
C’è stata una generale sottovalutazione della rete da parte dei media tradizionali, soprattutto in Italia. Ma le cose stanno cambiando rapidamente e credo che dovremo abituarci ad uno scenario completamente diverso. Non per buttarla sul tuo terreno, ma penso che il nostro sindacato invece di recitare la parte dei camalli di Genova avrebbe dovuto cavalcare da subito la multimedialità e il cambiamento, farlo diventare una esigenza nostra e non degli editori. Oggi non c’è più distinzione tra fare una foto, scrivere un pezzo e girare un video. Può non piacere, ma le cose stanno così. Gli utili comunque sono in crescita, io stesso ho consigliato a volte di fare pubblicità in web perché quando è specialistica secondo me conviene.
-Come si distingue la pubblicità dall’informazione sul blog?
Esattamente come nei giornali o in tv. In modo netto. Poi ci sono le marchette, ma è un altro discorso. Io mi sono affidato ad un network specializzato in enogastronomia vietando ovviamente di prendere spot sul vino e mi trovo bene, mi consente di ripagare le spese di chi collabora con me.
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