di Enrico Malgi
Negli ultimi tempi si è venuto a creare un grande interesse e tutto un fermento intorno ad un’antica specie varietale cilentana che è stata fortunatamente riesumata: l’aglianicone. E’ in atto, infatti, un concreto progetto, portato avanti da pochi produttori soprattutto operanti nell’area degli Alburni, che con coraggio e caparbietà hanno scommesso sul recupero ed il rilancio di questo vitigno che è stato riportato alla luce come un reperto archeologico dopo un lungo periodo di oblìo. L’aglianicone scomparve anni fa dal territorio alburnese-cilentano per la sua scarsa produzione, causata dall’acinellatura dolce e dall’attacco della fillossera che arrivò qui intorno agli anni ’30. Nonostante l’abbandono, però, l’aglianicone è riuscito a resistere in ceppi isolati su terreni poco sfruttati e grazie all’impegno di pochi produttori, che hanno saggiamente conservato e poi moltiplicato il materiale ampelografico, è giunto sino ai giorni nostri. Adesso sono una dozzina i produttori che possono contare complessivamente su una trentina di ettari vitati di aglianicone in tutto il territorio degli Alburni e del Cilento, un numero che è destinato sicuramente a crescere in futuro.
Un futuro che è proprio dietro l’angolo, perché i produttori, che si sono uniti nell’Associazione Terre dell’Aglianicone, hanno in cantiere diverse iniziative tese a rilanciare e valorizzare definitivamente questa varietà. Per questo motivo si sono riuniti a Roccadaspide, presso l’abitazione del Presidente del Consorzio Vini Salerno Luigi Scorziello, per selezionare i vini dei sei produttori che saranno presentati al convegno regionale del 18 giugno che si terrà presso il Palazzo Baronale De Conciliis di Torchiara.
Dopo regolare degustazione alla cieca i vini che sono risultati vincitori sono stati nell’ordine: Buxsento di Mario Donnabella; Prova Sperimentale Castel San Lorenzo di Giuseppe Capo; Prodigo dell’azienda Scairato; Quercus di Tenuta Macellaro; Temparubra dei Produttori De Conciliis; Alburno di Tenuta del Fasanella. Altre aziende partecipanti alla serata sono state: Tenuta Mainardi, Cantine Cardosa e Azienda Raimondo Pepe.
Personalmente sono rimasto favorevolmente impressionato dall’assaggio dei vini, maturati soltanto in acciaio e vetro (il Buxsento rimane per un breve periodo in anfora), che ho trovato tutti approcciabili, con toni morbidi ed un bonus di calore, bene articolati, strutturati, sapidi e perfino eleganti. Tannini dolci e levigati, spalla acida che dona freschezza al palato e seducente persistenza finale sono le altre peculiarità di questo ottimo vino. Penso che valga veramente la pena insistere su questo vitigno per una crescita produttiva di buona qualità. Ad maiora!
Foto di Enrico Malgi
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