Maurizio Valeriani
di Nell’attesa di Vinitaly siamo stati a Cerea, per capire cosa si muove nell’ambito di ViniVeri (ovvero vini secondo natura, recita lo slogan) una delle associazioni che si occupano di vini cosiddetti naturali, ed abbiamo incontrato i produttori ed assaggiato la gran parte dei campioni presenti. La manifestazione, iniziata venerdi 7 aprile, è durata fino a domenica 9 aprile, primo giorno dell’inizio di Vinitaly.
Una parte dell’incasso sarà devoluta a favore dei piccoli produttori di Castelluccio di Norcia, che coltivano gli antichi legumi e cereali. Inoltre, la realizzazione dell’immagine di ViniVeri 2017 è stata affidata ai bambini della scuola dell’infanzia di Acquasanta Terme, paese terremotato in provincia di Ascoli Piceno, come simbolo della rinascita e della forza di un popolo.
Diversi ormai i vini interessanti, veramente tante le etichette in degustazione. Abbiamo fatto la spola da un banchetto all’altro cercando di coprire l’intero panorama italiano ed assaggiando anche i vini provenienti da paesi stranieri.
Sono fortunatamente in grande diminuzione, anche se presenti, vini non piacevoli o al limite del difetto. Anche perchè ci piace ricordarlo, il vino deve essere innanzitutto buono e questo dovrebbe essere il requisito minimo per scegliere una bottiglia, prima ancora di valutare tutto il resto.
In ogni caso molti sono i vini che ci hanno convinto, e come sempre cerchiamo di darvi conto dei vini che ci hanno particolarmente colpito:
Langhe Nebbiolo 2015 – Cascina delle Rose: un nebbiolo di grandissima classe, che unisce struttura ed eleganza, note speziate a sentori di piccoli frutti di bosco e toni fumè. Stavolta, strano a dirsi, non è da meno del pur ottimo Barbaresco Rio Sordo 2014;
Etna Rosso Allegracore 2015 – Fattorie Romeo del Castello: floreale e minerale, succoso e avvolgente, lascia lunghe sensazioni di grafite e macchia mediterranea;
Riesling Vibrations 2013 – Vignoble du Rêveur: una grande sapidità si accompagna a mineralità e progressione del sorso, anticipando un finale di erbe officinali e pietra viva;
Bramaterra 2013 – Antoniotti: eleganza, bevibilità, succosità e progressione dinamica del sorso, sono i descittori di questo piacevolissimo Bramaterra;
Vitovska Solo MM (da vigna rocciosa) 2014 – Vodopivec: mineralità al centro dell’assaggio, seguita da sapidità e da lungo finale di pietra focaia;
Cerasuolo d’Abruzzo Le Cince 2016 (campione di botte) – De Fermo: a Loreto Aprutino Valentini padre (Edoardo) e figlio (Francesco Paolo) hanno aperto la strada della qualità tanti anni fa. Altre aziende hanno seguito l’esempio. Tra queste De Fermo, che ormai da qualche hanno ci stupisce con i suoi vini.L’anteprima 2016 del Cerasuolo d’Abruzzo Le Cince ci rivela un vino sapido, strutturato, che chiude con toni speziati e piacevolissimi ricordi floreali;
Marche IGT Rosato Sant’Isidoro 2015 Maria Pia Castelli: l’annata 2015 del Sant’Isidoro ci conferma di essere davanti ad un grande vino, capace di convincere anche il più reticente degustatore di rosati, con la sua polpa, la sua sapidità e la lunga scia quasi iodata; non da meno il bianco Stella Flora 2012;
Kurni 2014 – Oasi degli Angeli: chi l’ha detto che dall’annata 2014 non si possano ricavare vini eccezionali: Il Kurni 2014 è la dimostrazione di come questo sia possibile; fresco, sapido e di materia imponente senza nemmeno quella parte glicerica in evidenza che lo caratterizza nella prima fase di vita, e che invece è già da subito in equilibrio con le restanti componenti;
Habemus etichetta rossa (campione di botte) 2014 – San Giovenale: seconda annata per questo straordinario cabernet franc prodotto nel Nord del Lazio: avvolgente, e succoso, lascia ricordi di piccoli frutti di bosco;
Rossobordò 2014 (campione di botte) – Valter Mattoni: Valter Mattoni, soprannominato in zona da tutti “La Roccia” riesce ad interpretare molto bene anche l’annata 2014 di bordò, vitigno locale clone del cannonau/grenache; freschezza, sapidità, e progressione dinamica caratterizzano il sorso, mentre la chiusura è lunghissima ed evoca sensazioni di macchia mediterranea;
Pinot nero 2010 – Bodega F.Schatz: ebbene si un pinot nero in Spagna (anche se realizzato da una famiglia di origine alto-atesina), è il vino che portiamo alla vostra attenzione, per eleganza, finezza del tannino, ottima progressione sapido-iodata e finale floreale;
Latitud 40 2012 – Uvadevida: da vitigno graciano (di Toledo), offre una grandissima piacevolezza, grazie a sentori di frutta croccante, freschezza e avvolgenza e chiusura con ricordi di macchia mediterranea;
Serradinha tinto 2012 – Quinta da serradinha: nell’immaginario collettivo il Portogallo viene associato solo a vini dolci e/o liquorosi, ma ormai da diversi anni è invece in pista con vini secchi “normali” (non speciali) di grandissimo valore: ne è un esempio il Serradinha tinto 2012, sapido, fresco, ricco, dal sorso pieno e dinamico, che lascia dei bellissimi ed intensi ricordi di macchia mediterranea;
Cesanese del Piglio Priore Mozzatta 2015 – La Visciola: Il Piglio è una tra le poche zone del Lazio, dove si vedono crescite qualitative e nuove energie (cercheranno addirittura di realizzare una specie di distretto bio per il Cesanese, includendo forse le zone di Olevano e di Affile). E non da poco è infatti l’impegno di Piero Macciocca nel migliorare ogni anno la sua produzione in termini qualitativi. E i risultati sono arrivati, come dimostra il Mozzatta 2015, che mostra carattere, forza, freschezza, materia e grande eleganza;
Taurasi Riserva 2007 – Boccella: a Castelfranci, dove sono i vigneti più alti di tutta la denominazione, viene realizzato questo magnifico aglianico, che ha stoffa da vendere, legata a classe e struttura e mette in evidenza le caratteristiche note speziate e di frutti rossi;
Malvasia di Bosa Riserva 2011 – Columbu: assaggiare la riserva di Columbu è quasi un privilegio, perchè è difficile da trovare, dato che se ne fanno pochissime migliaia di bottiglie; è veramente duro descrivere in sintesi la complessità di profumi che troviamo nel calice che parlano di Sardegna all’ennesima potenza, così cisto, mirto, elicriso, solo per dirne alcuni ci vengono in mente, insieme a tutte le specie che caratterizzano la macchia mediterranea. Insomma è più da provare che da raccontare;
Passito di Pantelleria 2012 – Salvatore Ferrandes: ancora isole, stavolta parliamo di un’isola siciliana che è a metà strada tra Italia e Africa, con il passito che meglio descrive in questi ultimi anni, tutto il carattere di Pantelleria, e mette al centro dell’assaggio proprio il sapore e l’odore di quell’uva tanto cara ai panteschi, che è lo zibibbo (il Moscato di Alessandria), lasciando in seconda battuta toni di albicocca, arancia candita e frutta secca.
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