Vinitaly a Sibari, dalla Calabria una lezione da mandare a memoria: in migliaia nel Parco Archeologico

Pubblicato in: Appuntamenti, persone

Vinitaly and The City, Calabria in wine

Vinitaly and The Cty a Sibari

Da tempo lancio alert sulla Calabria restando inascoltato da chi è attratto da territorio conosciuti e straconosciuti. Ma tanto tuonò che piovve: ieri sera oltre seimila persone, decine e decine di aziende, giornalisti e critici da ogni parte d’Italia e dall’estero, tutti i soggetti che raccontano il vino calabrese da anni erano in questo meraviglioso parco archeologico diretto da Filippo Demma che per l’occasione ha illuminato in modo sobrio ed elegante i resti di una delle più opulente città della storia.
Per la prima volta il Vinitaly ha organizzato una presenza strutturale d’intesa con la regione e l’assessorato diretto da Gianluca Gallo hs coinvolto tutti, nessuno escluso.
Ho avvertito questa febbre sui social, prendendo un caffè, girando per queste terre, si avverte a pelle l’orgoglio di una terra che ha tantissimo da raccontare, una mobilitazione corale anche del mondo gastronomico, dei produttori di olio, una occasione unica per conoscere questa Regione. Su cui lancio un segnale preciso: non c’è crisi di vino rosso se bevi rossi calabresi: eleganza, sobrità, finezza, creatività ornai riguardano non solo Cirò, ma anche i produttori di Magliocco, le cantine che più a sud lavorano con Nerello, Calabrese, Nocera e altre varietà. Vini moderni dal cuore antico su queste terre che sono state la piattaforma da cui sono paritti tutti i vitigni portati dai greci in Italia e in Europa.

Mi è piaciuta molto la capacità della regione di coinvolgere tutti gli attori del sistema vino calabrese, almeno quelli che conosco io c’erano tutti. Un segnale di grande intelligenza che smentisce i luoghi comuni del passato.
La manifestazione poi è piena, pienissima di giovani, tra il pubblico, nei banchi delle aziende, nei diversi spazi organizzati: si respira energia vibrante che parla al futuro con tutti i nuovi linguaggi.
Qualcosa del genere ho visto solo al Circo Massimo di Vinoforum o a Castel dell’Ovo con Vitigno Italia: la suggestione di bere il futuro tra la storia.
Dalla Calabria viene una lezione sul nuovo linguaggio da usare nelle comunicazione del vino, la capacità di trovare un equilibrio fra le indispensabili nozioni tecniche per parlarne e l’abilità di divulgare senza annoiare, senza pedanterie, senza rituali da iniziati che escludono invece di includere.
Ho sempre visto la Calabria come un gigante che dorme. Direi che adesso si sta svegliando ed è questa la fase migliore per chi racconta, prima che tutto diventi marketing e raccontini elaborati da uffici stampa. C’è ancora tanta autenticità da scoprire e raccontare, basta avere la curiosità necessaria.


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