Un clima plumbeo avvolge il Vinitaly, provocato dall’inchiesta del settimanale L’Espresso che travolge sia la fascia alta della filiera, quella ammaliata negli ultimi anni dal Brunello e dal modello Toscana, sia quella cosiddetta bassa, con vini adulterati per contenere i costi. Un clima pesante che allontana il tiepido sole di primavera dagli stand, capace di far passare in secondo piano persino la diossina nella mozzarella, tanto che nel padiglione Campania si vive per alcune ore un’atmosfera surreale: «Noi abbiamo già preso la nostra dose di accuse e di fango» dice ironico Michele Romano presidente della Strada del vino del Vesuvio. Reazioni dure e indignate, ma anche un passo ufficiale di Bruxelles, lo stesso che portò la mozzarella in apertura nei giornali: la Commissione europea ha infatti richiesto notizie precise alle autorità italiane sulla presunta sofisticazione realizzata con sostanze chimiche nel vino. è il portavoce del commissario Ue alla Salute Andreu Vassiliou a confermare la notizia: «Abbiamo chiesto delle informazioni dopo aver letto gli articoli. Una notifica prevista in questi casi in base alle regole del sistema di allerta rapido europeo sulla pericolosità degli alimenti». E se il presidente del Senato Marini, celebrando il suo Montepulciano d’Abruzzo chiede che «si puniscano duramente coloro che hanno infranto la legge», in serata arriva la precisazione dei ministeri delle Politiche Agricole e della Salute che getta acqua sul fuoco e rassicura i consumatori sulle notizie provenienti dalla procura di Taranto, titolare, insieme a quella di Verona, di un’inchiesta: le analisi di laboratorio sui campioni prelevati confermano l’adulterazione, ma senza rischi per la salute. In sostanza, si tratterebbe solamente di acqua e zucchero aggiunti al vino, un vecchio e semplice metodo che a quanto pare ha ancora la sua efficacia. Per i ministri De Castro e Turco si tratta dunque di una frode circoscritta a pochi soggetti e non di un fenomeno rilevante. Il settimanale Espresso, che ha pubblicato l’inchiesta che ha sconvolto Vinitaly, ribadisce le sue clamorose rivelazioni. L’allarme lanciato dall’Espresso, che rilancia confermando tutti i rischi denunciati, l’ha comunque rubato la scena mediatica a Vinitaly, tutti, da Slow Food allo stesso Ente Fiera, sono scesi in campo per ribadire la validità del sistema italia e la qualità della filiera: «Questo genere di frodi – dice Riccardo Ricci Curbastro presidente Federdoc, riguarda la fascia bassa del mercato, certo non il made in Italy che ci ha portato ad essere più forti dei francesi». «Quando si vuole fare competizione con i paesi del Nuovo Mondo sui prezzi – incalza Chiara Lungarotti, presidente del Movimento del Turismo del Vino – il rischio è sempre dietro le porte. In realtà non si può più vendere vino senza il suo territorio. Questa logica appartiene al passato». In riferimento all’inchiesta della magistratura senese sulla falsificazione effettuata da alcune cantine che producono il Brunello di Montalcino, il presidente della Commissione agricoltura del Consiglio regionale della Toscana, Marco Remaschi, rileva che, «pur prefigurandosi l’accadimento di una cosa vietata dal disciplinare del vino Brunello, occorre comunque non confondere questa vicenda con quella che riguarda la purtroppo non insolita adulterazione dei vini». Nel caso del Brunello, se quanto denunciato corrisponderà al vero, si potrà dire – ha spiegato Remaschi – che non si sono seguite le procedure del disciplinare, ma non che si è adulterato il vino, che è stato prodotto ugualmente di alta qualità».
dal Mattino del 5 aprile
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