Dopo l’inchiesta sul vino adulterato
Si scrive «attenzionamento», si legge «allarme», si traduce «richiesta di chiarimento» all’Italia da parte tedesca e giapponese su quanto sta accadendo. Due mercati molto importanti per il nostro export enogastronomico, decisivi in molti settori. Il presidente di Veronafiere, Luigi Castelletti rassicura: «Non ci sono altre richieste da parte di Berlino e Tokyo di marchi di tutela e di certificazione sui nostri vini». Lo fa al termine di una pesante conferenza stampa nel corso della quale, di concerto con il governatore del Veneto Galan, è annunciata la verifica con l’Avvocatura regionale di azioni legali contro «articoli giudicati lesivi» a tutela del marchio Vinitaly. Analoga iniziativa è stata presa dalla Confagricoltura che martedì riunisce la giunta.Il portavoce del governo tedesco ribadisce che al momento non c’è alcun problema sui prodotti italiani, ma conferma che ci sono state richieste a Roma per capire cosa sta succedendo: «quando leggiamo di 70 milioni di bottiglie con sostanze velenose spedite in giro, è logico fare un passo ufficiale attivando la procedura europea prevista in questi casi. Roma ha immediatamente risposto e al momento la questione si chiude qui».«Ma sono solo le prime gocce che annunciano pioggia», afferma Lucio Caputo al termine della conferenza stampa. Il presidente dell’Italian Wine and Food Institute sa bene come vanno queste cose: «Nel mercato globale i messaggi viaggiano veloci e rapidi. Per costruire l’immagine di un prodotto servono anni e anni di sforzi, per distruggere la credibilità del sistema e scatenare il panico basta un titolo di giornale. Per questo non riesco a capire che cosa stia succedendo. Certo non credo che sia un episodio singolo a poter caratterizzare il nostro sistema vitivinicolo nazionale». Caputo conferma: il suo ufficio a New York, un termometro delle esportazioni italiani negli States, è stato tempestato da mail e telefonate di chiarimento e molti giornali hanno deciso di mandare inviati per capire come sono andate effettivamente le cose.Da Slow Food alla Federdoc, dalla organizzazioni agricole ai consorzi, è una levata di scudi a difesa del sistema del vino italiano, ma ormai ci sono pochi dubbi: l’edizione numero 42 sarà ricordata come una delle più nere sul fronte mediatico perché le notizie sulle inchieste hanno dominato la scena spazzando via tutte le strategie di comunicazione sempre più raffinate messe in piedi dagli agguerriti uffici stampa. Del resto la questione ha uno strascico anche all’interno del gruppo Espresso: il direttore delle guide gastronomiche Enzo Vizzari ha infatti preso le distanze: «Non vado a sindacare sulle scelte fatte ma come uomo libero, ancor prima che come uomo del gruppo, mi vergogno di quella copertina». La riflessione coinvolge anche la comunicazione degli ultimi anni: «L’informazione in questo settore – dice il direttore generale di Carpené Malvolti, Antonio Motteran – è diventata sempre più leggera e sensazionalistica. Era quasi scritto che questo meccanismo alla fine si ritorcesse contro lo stesso sistema che ne ha usufruito»Non a caso al Vinitaly per la prima volta c’è anche il vino ottenuto senza uva che la riforma europea di mercato vitivinicolo ha recentemente autorizzato sotto la pressione dei nuovi paesi e che l’Italia non è riuscita a impedire.è la Coldiretti a scoprire e denunciare questi prodotti ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva, come lamponi e ribes, messi in bella esposizione da una azienda ungherese.
dal Mattino del 6 aprile 2008
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