1-Paladino Fiano di Avellino Irpinia igt 2003 Vendemmia Tardiva, Colli di Castelfranci
2-Asprinio d’Aversa doc 2003, Magliulo
3-Moscato di Baselice 2002 Beneventano igt, Masseria Parisi
4-Rosagiulia rosato 2003 Colli di Salerno igt, Montepugliano
5-Sogno di Rivolta 2002 Beneventano igt, Fattoria La Rivolta
Primo dei rossi
A Scippata Costa d’Amalfi doc 2002, Apicella
Sono questi i vini campani che mi hanno spiazzato e sorpreso positivamente tra quelli ospitati nello spazio della Regione Campania. Fuori dall’agorà del Padiglione C non ho potuto lavorare perché i tempi sempre più stretti ormai non consentono più la caccia al tesoro di un tempo perdendo quello che forse era l’aspetto più divertente della partecipazione al Vinitaly. E come me tanti colleghi, la maggioranza. Ma veniamo ai fatti: la nostra fissazione bianchista di questi ultimi mesi si rivela nella classifica che vi propongo, un mix tra qualità, prezzo, tipicità e novità, si tratta di prodotti straordinari, fatti da gente che ha la testa sulle spalle e sa guardare lontano.
Al primo posto il Fiano di Avellino vendemmia tardiva di Colli di Castelfranci il cui enologo, Alessandro Mancini, conferma la mano felice per il bianco. Lo scorso anno ci aveva colpito il Greco, stavolta questo Fiano si avvicina a quello di Marsella, il nostro preferito, per intensità e complessità aromatica e a quello di Clelia Romano per l’eleganza. Un Fiano di nerbo, ben strutturato, intenso e persistente, lavorato semplicemente in acciaio. Prezzo: poco più di 6 euro.
Al secondo posto l’Asprinio di Aversa di Magliulo, altra azienda a vocazione bianchista anche se adesso si è messa a rincorrere il rosso. Invece questo 2003 rivela la grande annata aversana con un giallo paglierino già carico, cedrato intenso al naso con note di miele di acacia. Grandi abbinamenti con i crudi di mare tanto di moda e con la mozzarella di bufala di Mondragone. Prezzo: meno di 5 euro.
Al terzo posto il Moscato di Baselice 2002 su calda ed efficace segnalazione di Alfonso Iaccarino. Una esplosione potente, finalmente un moscato elegante ottenuto da uve coltivate a 600 metri su terreno argilloso e calcareo. Un invito agli altri produttori a non trascurare un vitigno che ha sempre significato allegria e festa nella tradizione contadina e che può regalare grandissime soddisfazioni grazie alla sua caratteristica aromatica. Prezzo: 12,5 euro.
Al quarto posto mettiamo il rosato Rosagiulia di Montepugliano, un ottimo ingresso fruttato al naso, morbidezza subito guadagnata in bocca ma non a discapito della freschezza, un sorso pieno e intenso, lungo. Da abbinare a gran parte della cucina estiva per una tipologia che comincia a conoscere novità interessanti come Il Rogito delle Cantine del Notaio a Rionero in Vulture, un rosato passato leggermente e felicemente in legno. Questo invece ha conosciuto solo l’acciaio. Prezzo: 3 euro.
Al quinto posto il Sogno di Rivolta 2002 Beneventano igt che non ci aveva troppo convinto nella sua prima annata a causa dell’eccessiva preoccupazione di proporre un vino morbido, ne era uscito un bianco piallato. Questo invece, l’enologo Angelo Pizzi ha preso le misure con le uve, ha un equilibrio assolutamente perfetto tra i due elementi mentre il legno non è invasivo. Ne esce un bianco di stoffa, adatto all’alta cucina. Resta inteso, il nostro preferito resta il Coda di Volpe che anche nel 2003 si mostra grande, ma avremo modo di dargli soddisfazione. Il prezzo è sui 7 euro.
Primo fra i rossi ‘A Scippata di Apicella. Già, e i rossi? Quelli campani da qualche tempo non riescono più a divertirci come sino a qualche anno fa, ci stanca la loro concentrazione eccessiva, il legno quasi sempre invasivo, la progressiva perdita di tipicità, il loro essere troppo autoreferenti e ruffiani. A parte i soliti noti, annunciamo un grande Taurasi 2001 di Macchialupa ancora in botte, un buon Sommarello 2002 di Castelmagno. Solo questo ‘A Scippata ci ha colpito davvero favorevolmente per le note eleganti, la solidità della struttura, la giusta mediazione tra legno e frutto, morbidezza e freschezza. Le vigne sono a piedefranco e la tipicità è garantita. Sui 15 euro.
Dai un'occhiata anche a:
- Lettera ad un pizzaiolo senza qualità
- La pizza napoletana sarà replicabile con l’IA? Botta e risposta con Massimo Bottura
- Josko Gravner e un’antica stroncatura sul Gambero Rosso. Piccoli appunti di critica enologica
- Ristorazione fine dining in crisi: se l’Italia non ride la Germania già piange
- Con Mollica o Senza, i cinque incredibili errori dello shop on line di Donato
- Pizza e chef, piccolo catalogo sui rapporti fra pizzaioli e cuochi
- Luca Ferrua si è dimesso daI Gusto. La lezione da mandare a memoria
- TuttoPizza, le fiere non sono finite ma seguono il settore per cui sono nate