![Rosexpo 2017](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2017/06/Rosexpo-2017-e1497109033330.jpg)
Il vino rosato non è più “donna”, ma piace proprio a tutti. La notizia arriva da Lecce dove per il quarto anno consecutivo si è celebrato Roséxpo il salone internazionale dei vini rosati. Secondo un’indagine condotta da Nomisma Wine Monitor comprano rosè le donne per il 73% e gli uomini per il 67%. Una passione che si sta unificando ma che ancora oggi non raggiunge gli standard della cugina Francia dove la Provenza resta il maggior attrattore per i winelovers.
E in Italia che succede? Chi compra rosè? I numeri sono arrivati dalla banca dati di Tannico uno dei leader italiani nella vendita on-line. Un osservatorio privilegiato che conta su più di 1 milione e 700 mila utenti per un volume di 1 milione di bottiglie vendute con 50mila clienti registrati. «Grazie a Tannico Intelligence – ha detto Marco Magnocavallo – è stato possibile stigmatizzare un andamento e targhettizzarlo. Una vendita, quella dei rosati, che inizia a liberarsi dalla naturale stagionalità e che registra un picco di vendite per i vini di Provenza (20%) ai quali seguono proprio quelli della Puglia (17%); subito dopo la Sicilia (14%), l’Abruzzo (11%), la Sardegna e l’Alto Adige (9%), la Lombardia e la Toscana all’8% e fanalino di coda la Campania con il 4%». I rosati, sempre dallo studio dei dati di Tannico, sono il vino delle fasce più adulte. Lo acquistato poco i giovani utenti dello shopping on line; mentre è più presente nel carrello virtuale di chi ha più di 55 anni.
E nei ristoranti perché non sfonda? La risposta è arrivata da uno dei ristoratori più noti della Capitale, Enrico Pierri de Il San Lorenzo, dove accanto a piatti a base di grandi materie prime di mare un rosato sarebbe la scelta più appropriata. «I nostri produttori – ha detto Pierri -devono ispirarsi al modello Provenza: fare grandi vini e poi saperli comunicare, ricostruendo l’emozione del gusto».
Ma da cosa dipende l’acquisto di una bottiglia? Non è certamente l’ennesima Doc o Docg che, come ha detto il senatore Dario Stefàno, andrebbero rivisitate, ma a spiegarlo è stato il professor Vincenzo Russo dello Iulm di Milano che sulle emozioni che provoca un vino ha fondato la sua ricerca universitaria. «La decisione di acquisto di una marca di vino in enoteca, al supermercato, al ristorante o sul web – ha detto il professor Russo – è guidata spesso da “scorciatoie”, ovvero da esperienze pregresse o da meccanismi di facilitazione della decisione come la marca, il prezzo, l’etichetta, o la bottiglia». Da dove ripartire allora? «Colore, bottiglia etichetta» ha suggerito Pierri e un giusto equilibrio tra corretti investimenti sulla comunicazione e legame alle tradizioni.
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