di Enrico Malgi
Vini Paternoster. La storica azienda ha organizzato in cantina la degustazione in verticale, cioé di più annate della stessa etichetta, di due storiche icone che hanno fatto epoca come il Rotondo e il Don Anselmo, due splendide versioni di Aglianico del Vulture della quasi centenaria azienda di Barile, ma anche della Basilicata e del Sud. A proposito di Barile, la cittadina di origine greco-albanese di quasino tremila anime inserita all’interno del territorio del vulcano spento del Vulture, può vantare oltre una dozzina di aziende vinicole sparse sul suo territorio comunale, a conferma della sua spiccata vocazione vitivinicola.
La degustazione è stata inserita in una prestigiosa kermesse, denominata, “Paternoster Day” con la presenza di Piergiorgio Tommasi, che da qualche anno con la sua omonima azienda veronese ha acquisito la maggioranza dell’azienda lucana. Naturalmente a fare gli onori di casa ci hanno pensato Vito Paternoster, erede di questa storica famiglia di viticoltori lucani, e Fabio Mecca enologo aziendale nonché nipote di Vito cresciuto professionalmente in casa per poi spiccare il volo anche verso altri prestigiosi lidi.
Nel frangente, alla presenza di un nutrito numero di tecnici, produttori, professionisti, giornalisti specializzati e wine lover, c’è stata anche una degustazione libera della Tommasi Family Estates, con le etichette di Valpolicella di Tommasi Viticoltori, Oltrepò Pavese di Caseo, Brunello di Montalcino di Casisano, Maremma di Poggio al Tufo, Manduria di Surani e naturalmente Vulture di Paternoster. Non è mancata poi una pausa culinaria curata dallo chef stellato Vitantonio Lombardo.
Si è cominciato con il Rotondo Aglianico del Vulture Doc. Questa etichetta è in commercio dal 1996 e subito nel 1998 ha conquistato i Tre Bicchieri, portando questo rinascimento per la prima volta in Basilicata. Il vino matura per sedici mesi in acciaio, prima di transitare in barriques nuove, dove avviene anche la malolattica, per quattordici mesi, per poi finire l’affinamento in bottiglia per altri sei mesi.
Vendemmia 2015. Millesimo abbastanza caldo, ma che comunque sa difendersi a meraviglia. Il legno ha fatto la sua brava parte smussando quelle piccole spigolosità ancora giovanili.
Colore rosso rubino vivo. Lo spettro aromatico sfoggia poi un campionario di profumi di estremo interesse: sentori di frutta e fiori scuri; ottime spezie orientali; e poi credenziali di balsamo, mentolo, cioccolato, cuoio, ginepro e grafite. In bocca il sorso è fresco e scorrevole, con tanta vivacità gustativa e affastellato da un frutto bello maturo e godibile. Nel complesso il vino è anche elegante, morbido e gentile, anche perché i tannini risultano essere setosi e morbidi. Finale appagante. Ancora tanti anni davanti a sé.
Vendemmia 2011. Anche qui millesimo caldo e siccitoso, ma che per fortuna non ha fatto molti danni, perché alla fine si è deciso il tempo di raccolta delle uve fino alla prima decade di ottobre. In questo modo le giornate fresche hanno permesso una ripresa del turgore dei grappoli, con evidente vantaggio a favore del corredo aromatico.
Veste cromatica segnata da un colore rosso rubino carico. Bouquet intensamente armonico e paritetico, essenze di bacche del sottobosco e/o della pianta come la ciliegia e la susina. Evoluti i toni floreali di viola e di geranio. Timbro terroso. Insistenti e nitide le percezioni speziate, minerali e/o quelli di leggera affumicatura. Approccio in bocca subito caldo, glicerico, sapido ed avvolgente e permeato poi da grande finezza. Incisiva l’ottima freschezza che il vino regala al palato. Trascinante la succosità. Allungo finale ben delineato ed abbastanza persistente. Lo zenit è ancora lontano.
Vendemmia 2005. Ecco qui una grande annata finalmente, dove ha regnato un perfetto equilibrio vegeto-produttivo, con grappoli sani e turgidi.
Bicchiere tinto da un colore rosso granato brillante di giovinezza. Cifra aromatica esaltante ed ammaliante, portatrice di affinità fruttate di more, mirtilli e marasca. Cadenze floreali ad ampio raggio. Dolci effusioni speziate, tostate, balsamiche e goudronesche. In bocca entra un sorso teso, morbido, asciutto, terroso, consistente, sapido e minerale. Portamento austero. Trama tannica ben evoluta e piacevole. Vino avvolgente, carnoso, strutturato e sulfureo, ma nell’insieme anche elegante, armonioso e stuzzicante. Retroaroma lungo. Ancora tanti anni di serbevolezza.
Vendemmia 1998. Nonostante il tempo incerto si può tranquillamente parlare di un grande millesimo, caratterizzato soltanto da una bassa resa.
Il colore nel bicchiere è ancora vivo, ma granato. Il carattere olfattivo è segnato da un appeal aromatico denso di una profonda sensazione di ottimi profumi, in cui emergono in modo particolare estratti speziati di noce moscata, chiodi di garofano e vaniglia. Gradevoli e raffinati i preziosi sospiri terziari empireumatici e/o di cenere, tostatura, cuoio, tabacco, balsamo e caffè torrefatto. Non mancano poi all’appello gradevoli effluvi di sottobosco. L’impatto del sorso in bocca è splendido per equilibrio, struttura, scatto, morbidezza, terrosità ed austerità. Ritornano alla mente percezioni fruttate. Tannini belli fusi e gentili. Chiusura persistente. Vino nel complesso ancora giovane nonostante i ventidue anni sul groppone. Su un cinghiale in umido con peperoni di Senise.
E veniamo adesso alla verticale del Don Anselmo, un vero cult della vitienologia lucana e non solo. Come si legge nella brochure “ E’ il vino che rappresenta la forza, il cuore, la passione, la determinazione e il coraggio di una Famiglia che per oltre novant’anni, attraverso quattro generazioni, ha lavorato nel Vulture e per il Vulture”. La prima vendemmia di questa classica etichetta risale al 1985, omaggio di Pino Paternoster per il grande lavoro svolto da suo padre fondatore dell’azienda.
Il vino fermenta in acciaio per una ventina di giorni, dove avviene anche la malolattica. Affinamento per due anni per il 50% in botte grande e l’altro 50% in barriques di secondo passaggio. La massa poi viene assemblata per un’ulteriore sosta di sei mesi in acciaio ed infine il vino viene elevato in vetro per altri sei mesi.
Vendemmia 2015. Estate molto calda come abbiamo visto in precedenza con l’etichetta del Rotondo.
Note di sottobosco, amarena, susina, mallo di noce, aneto, pepe nero, chiodi di garofano, cioccolato, liquirizia e tabacco. A dare manforte ci pensano poi credenziali di tostato, di mineralità e di zolfo. L’impatto del sorso in bocca è potente e bene strutturato, ma anche capace di sostenere la beva con buona acidità ed un frutto fresco e masticabile. I tannini sono abbastanza morbidi, finissimi ed affusolati. Legno calibrato e ben integrato. Lunghezza gustativa fitta e carnosa, che evidenzia volume, equilibrio e sapidità. Finale persistente.
Vendemmia 2013. Eccellente annata questa, contraddistinta da elevate escursione termiche che hanno favorito così un’ottima maturazione delle uve.
Brillante il colore rosso rubino nel bicchiere. Timbro olfattivo segnato da ottimi riverberi fruttati di more, ribes, lamponi, mirtilli e ciliegia, accompagnati poi da dolci nuances floreali e da una mediterranea purezza vegetale. Effetti terziari di spezie, resina, mandorla tostata, caucciù, cenere, cioccolato fondente e cuoio. In bocca entra un sorso piacevolmente rustico, quasi selvaggio, e/o potente e grintoso, ma dopo un po’ di tempo sa sfoggiare con nonchalance eleganza, dinamicità, morbidezza, rotondità, scorrevolezza, armonia e sapidità. Tannini telentuosi. Retroaroma ampio e persistente.
Vendemmia 2007. Anche questo è stato un ottimo millesimo.
Bicchiere tinto da un colore rosso granato scuro, ma sempre lucente di gioventù. Pregevole il ventaglio olfattivo, che esprime in primis pervasivi profumi di frutta bella matura e gentile, seguiti poi da un intenso ed eterogeneo bouquet ricco di sentori di pepe nero, noce moscata, vaniglia, miele, cacao amaro, tabacco e balsamo. Bocca ampia e voluminosa che accoglie un sorso tonico, pimpante, sapido, corposo, austero, speziato e consistente. Trama tannica generosa. Buona freschezza e bel finale. Vino che potrà dire la sua ancora per tanti anni. Braciole al ragù.
Vendemmia 1997. Un’annata questa definita da tutti eccezionale in tutto il mondo.
Veste cromatica rosso granato scuro. Il primo approccio al naso mette in evidenza una cifra aromatica avvolgente e coinvolgente e che elargisce subito percezioni fruttate di sottobosco, di marasca e di prugna. Soffi floreali di violetta. Estratti speziati di pepe, zenzero e noce moscata. Sbuffi di carruba, di corteccia di eucalipto e di erbe officinali. Sentori terziari di incenso, china, tabacco, cuoio, liquirizia, resina, zolfo, anice e caffè torrefatto. Tensione gustativa reattiva, viva, dinamica e fine, che fa da contraltare a contrastanti percezioni di corposità, imponenza e potenza. Tannini nobilmente aristocratici. Vino nel compresso ancora in palla, soltanto leggermente corto nel finale. Penso che ne avrà ancora per qualche anno, prima di raggiungere lo zenit. Su un brasato di podolica.
Nel complesso si è trattato davvero di un’ottima degustazione, che fa onore all’azienda Paternoster e che segna indelebilmente tutto il territorio vulturino con i suoi ottimi vini longevi e sempre affidabili. L’Aglianico del Vulture, pur condividendo col confinante areale irpino la matrice vulcanica del terreno e la coltivazione dello stesso Aglianico, esprime comunque caratteristiche organolettiche diverse e particolari.
Sede a Barile (Pz) – Contrada Valle del Titolo
Tel. 0972 770224 – Fx 0972 770658
Info@paternoster.it – www.paternostervini.com
Enologo: Fabio Mecca
Ettari di proprietà: 10, più 10 in affitto – Bottiglie prodotte: 150.000
Vini Paternoster
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